giovedì,Aprile 18 2024

In piazza per le donne della Turchia in tutta Europa e anche a Reggio Calabria

Dissenso per la scelta del presidente Erdogan di recedere dalla convenzione di Istanbul che tutela le donne dalla violenza

In piazza per le donne della Turchia in tutta Europa e anche a Reggio Calabria

Ha indignato la comunità internazionale la decisione del presidente turco Erdogan di recedere dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Prevenzione e la Lotta contro la Violenza nei confronti delle Donne e la Violenza Domestica. Ritenuta un arretramento sul fronte complessivo della difesa della libertà, quale valore universale, e dunque del rispetto degli standard dei diritti umani, essa ha ispirato mobilitazioni e proteste susseguitesi in Europa nei giorni scorsi. Tra queste anche una Reggio dove la Calabria è scesa in piazza per manifestare solidarietà alle donne della Turchia che non potranno più avvalersi degli strumenti di tutela previsti dalla Convenzione firmata nel 2011 proprio nel loro Stato, che per primo nel 2012 l’aveva ratificata.

Ritenuto uno strumento internazionale superfluo rispetto ad un sistema legislativo nazionale assolutamente efficacie, nonostante i dati dell’organizzazione mondiale della Sanità smentiscano questa efficacia con femminicidi sono in aumento, 300 solo nel 2020 – Erdogan nei giorni scorsi ha esercitato con decreto il suo recesso dalla Convenzione.

«È una decisione che ci allarma e che non deve essere assolutamente sottovalutata. La convenzione in quanto tale vincola gli Stati e dunque li obbliga ad adottare delle leggi a tutela delle donne e di contrasto alla violenza e alla disuguaglianza. Essa rappresenta un traguardo per l’Europa che non deve essere disperso e sul quale ogni donna e ogni società devono poter contare per costruire reti di effettiva protezione e sistemi di democrazia reali. Sono per altro inaccettabili le motivazioni addotte dal presidente Erdogan che ha ritirato la sua adesione al trattato, dichiarando che la Convenzione di Istanbul sarebbe contraria alle norme dell’Islam e incoraggerebbe divorzio e omosessualità», ha commentato Lucia Cara, socia dell’Udi (Unione Donne Italiane) di Reggio Calabria.

Accanto alle donne della Turchia anche la cittadinanza calabrese

Agedo, Anpi, Arci, Csoa Angelina Cartella, Cobas, Cuore di Medea, Centro Ellinomatehia, Equosud, Immezcla, Jineca, Legambiente, Magnolia, Nudm, centro sociale Nuvola rossa Villa San Giovanni, Potere al popolo, rete Jin, Udi, Un mondo di mondi, Usb, circolo del cinema Cesare Zavattini, ecco la rete di associazioni che ha promosso la manifestazione in piazza Italia a Reggio Calabria per esprimere civilmente dissenso verso una scelta che di fatto si pone contro la giustizia, ostacola il contrasto serio alle discriminazioni e alla violenza e non favorisce la democrazia.

Una decisione che, in particolar modo in Turchia, si pone come attacco diretto alle donne che, se troppo libere, minaccerebbero pervicaci e radicati sistemi patriarcali, come effettivamente già stanno facendo.

«La battaglia per la Convenzione di Istanbul e contro la politica oscurantista del regime turco è una battaglia per la libertà. Una battaglia contro un ritorno al passato inaccettabile per le donne. Questo ritiro, dunque, ci preoccupa molto anche perché si ascrive a questo clima di ostilità che vuole riportare la Turchia e le donne in un contesto fondamentalista soffocante, senza diritti e libertà. L’unica voce che si è alzata per la stabilizzazione e la pace della regione, per una convivenza pacifica ed egualitaria di etnie, religioni e generi è stata quella del Confederalismo democratico, il cui ideatore è il leader Abdullah Ocalan, il Mandela curdo isolato da oltre 20anni nell’isola carcere di Imrali. Un modello di pace, democrazia diretta, cura ecologica, fondato sulla liberazione delle donne è ad oggi ancora incessantemente e impunemente aggredito dall’esercito turco», ha sottolineato Rosalba Marotta, rete Jin di Reggio Calabria.

Un impegno trasversale al quale è chiamato ogni Stato e che coinvolge l’intera cittadinanza.

«Purtroppo oggi assistiamo quotidianamente al dramma di donne vittime di violenza e omicidio. Una situazione intollerabile per ogni paese civile. La difesa della Convenzione di Istanbul è, per questo, una battaglia di civiltà; essa incarna la difesa di un presidio prezioso che molto può fare per garantire la vita e la libertà delle donne e, dunque, la democrazia di tutti», ha evidenziato Antonio Casile, presidente dell’Anpi Reggio Calabria.

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