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Cittadini contro: chi è il santo protettore di Molochio? La diatriba finisce davanti al vescovo

La vicenda ha visto protagonisti San Giuseppe e Santa Maria de Merula. L'opinione dello studioso e la petizione per cambiare. Ecco la storia che sta appassionando una intera comunità

Cittadini contro: chi è il santo protettore di Molochio? La diatriba finisce davanti al vescovo

Chi è il santo protettore di Molochio, San Giuseppe o Santa Maria de Merula? È questo l’interrogativo che i cittadini molochiesi si stanno ponendo da qualche tempo, spingendoli a rivolgersi al vescovo della Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi Francesco Milito, per risolvere l’arcano. Forti della fede e reverenza che hanno sempre avuto nei confronti di San Giuseppe, i molochiesi hanno chiesto al vescovo di investire, una volta per tutte, il patrono della Chiesa universale, quale protettore della cittadina.

E dal momento che sembrerebbe non esserci alcun documento o bolla papale, che stabilisca realmente chi sia il protettore di Molochio, il vescovo ha suggerito loro di presentare una petizione. Detto fatto, i cittadini, con in testa il sindaco Marco Caruso, hanno avviato una raccolta firme, circa 1200, per fare formale richiesta all’autorità ecclesiale competente, di nominare San Giuseppe protettore della cittadina. I cittadini però, non hanno tenuto conto del fatto che nel 2014 – dopo accurati studi condotti con il supporto di alcuni studiosi – l’allora parroco Giovanni Battista Tillieci ritenne che la protettrice sia sempre stata la Madonna de Merula, provvedendo così ad incoronarla tale, peraltro con una corona forgiata con l’oro raccolto dai fedeli.

La cosa curiosa è che alla cerimonia, partecipò anche lo stesso vescovo Milito, che ha consigliato ai molochiesi di avviare una raccolta firme per il “cambio” di patrono, appoggiando in pieno le tesi di don Tillieci. Sulla controversa questione, è quindi intervenuto lo studioso Paolo Cosmano che, durante i suoi studi, ha portato alla luce diversi documenti che attestano che la protettrice di Molochio, in realtà, pare essere sempre stata proprio Santa Maria de Merula. «Il catasto onciario di Molochio del 1745 – afferma Cosmano – riporta la scheda catastale intestata alla “Venerabile chiesa del glorioso nostro patriarca Santo Giuseppe” (Archivio di Stato di Napoli, Catasti Onciari – Vol. 6268, 1745). San Giuseppe è quindi definito “glorioso patriarca”, e non protettore, negli atti notarili rogati dai notai del Settecento.

Nel 1750 poi, il notaio Carmine Paulella di Molochio, redasse un atto pubblico mediante il quale costituì un legato testamentario di 125 ducati a favore della Collegiata, per assicurarsi in perpetuo una “messa la settimana, da celebrarsi il giorno di sabato, nell’altare del glorioso patriarca San Giuseppe, per l’anima sua e secondo le sue intenzioni” (Archivio di Stato di Palmi, notaio Carmine Paulella, protocolli 1750, busta 398, ff. 91-97). Il budget o bilancio previsionale – continua lo storico – per il 1815, approvato dal decurionato di Molochio il 28 dicembre 1814, alla voce di spesa n. 25, dispone 10 ducati “per la festa della protettrice Santa Maria de Merula. Questa, si legge ancora nel documento, non possiede casa (intendendo la chiesa) alcuna da più anni che fu trascurata non senza clamore della popolazione; prima (inteso come la festa) si faceva a spese pubbliche. L’immiserita popolazione è interamente inabilitata a qualunque spesa” (Archivio comunale di Molochio, delibere decurionali del periodo francese, 28 dicembre 1814)».

Paolo Cosmano, ritenendo che «la memoria storica è il presupposto indispensabile per la costruzione dell’identità collettiva di una comunità», sostiene che «la protettrice (patrona, avvocata che protegge e difende il suo popolo) è Santa Maria de Merula, come testimoniano tante fonti documentarie conservate nei pubblici archivi, diversi dei quali in mio possesso. Negli antichi documenti, San Giuseppe non è chiamato protettore ma Patriarca, capo spirituale, cioè della grande famiglia molochiese, con piena e indiscussa autorità su tutte le famiglie e le loro discendenze (sul punto, si veda l’Enciclopedia Treccani). Era cosa ben nota a monsignor De Leo e a monsignor Tramontana – continua – parroci che si sono succeduti nei primi quarant’anni del secolo scorso.

Era chiaro anche all’anonimo autore dell’antico inno a San Giuseppe, laddove la popolare ode religiosa recita: “Lu rilogiu sonando, e lu vesperu cantandu, o Patriarca Santu, a vui m’arraccumandu”. Come è del tutto evidente, l’antico inno non invoca il protettore ma il patriarca, termini per nulla sinonimi, né assimilabili! Probabilmente i parroci dei decenni più vicini a noi, assimilarono i termini di patriarca e di protettore, ritenendoli inopinatamente sinonimi. Del resto, il culto di San Giuseppe si stabilisce a Molochio tra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta del Seicento, quando il molochiese monsignor Giuseppe Palermo, vescovo di Conversano e arcivescovo di Santa Severina, fondò la chiesa collegiata dedicata al patriarca (si vedano sul punto gli scritti di Vincenzo Tropeano). Santa Maria de Merula, a quel tempo, era protettrice del nostro paese da diversi secoli. Saperlo è importante, per riconoscere e trasmettere uno dei valori identitari fondanti della comunità molochiese».

Sulla questione della petizione, Cosmano, bresciano d’adozione, afferma che «da molochiese per nascita e per formazione, mi chiedo e chiedo che senso possa avere un’operazione di questo genere; a chi serve e perché? Molochio ha da quasi un millennio la sua protettrice e da circa 400 anni, in San Giuseppe il suo patriarca. Ma l’atto, il documento di proclamazione originario, si dice, non c’è, non si trova. Per Santa Maria de Merula invece, parlano i numerosissimi documenti conservati nei pubblici archivi facilmente reperibili, nei quali è chiamata e invocata con estrema chiarezza “protettrice”; parlano anche la multisecolare tradizione e la storia orale. Ritengo – continua – ma è un mio personale pensiero, irresponsabile fare abiura e disconoscere il millenario simbolo identitario di Molochio. Senza quel simbolo, che ha accompagnato la nostra comunità fin dalla sua fondazione, che ha vegliato sul passato vissuto degli uomini e delle donne che hanno abitato quella comunità, Molochio non sarà più la stessa».

Lo studioso conclude il suo pensiero, facendo riferimento all’antico sigillo universale o comunale, conservato nell’Archivio di Stato di Napoli nel fondo Voci delle vettovaglie, da lui trovato nel 1979 nel corso di alcune ricerche, «sulla base del quale è stato confezionato l’attuale gonfalone comunale, che evidenza lo stretto legame e quasi la sovrapposizione religiosa, civile e sociale tra il Comune (definito università), l’intera collettività e la protettrice Santa Maria de Merula. L’acronimo OS iscritto nel sigillo è incompleto: forse per ragioni di spazio è stato abbreviato. Completo infatti, è O.S.Bas. che secondo il grande studioso Andrè Goillou sta per “Ordine San Basilio”, con chiaro riferimento all’antica abazia basiliana di Molochio».

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