venerdì,Aprile 19 2024

Petizione Tari, “AmaReggio” e “No porta a porta”: «I primi a disconoscere il Regolamento sono i consiglieri accusatori»

I promotori dell’iniziativa sostengono che «gli occupanti palazzo San Giorgio, prima di sbeffeggiare con supponente arroganza dei cittadini che, senza alcun ritorno economico, sostengono battaglie quotidiane e di civico interesse, dovrebbero riconoscere che il fine primario delle norme è quello di garantire partecipazione e voce democratica al cittadino»

Petizione Tari, “AmaReggio” e “No porta a porta”: «I primi a disconoscere il Regolamento sono i consiglieri accusatori»

Il movimento civico “AmaReggio” e il comitato “No porta a porta”, hanno risposto per le rime al presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria Vincenzo Marra e ai consiglieri Cardia e Malara, in merito alla petizione sulla Tari e sul problema dei rifiuti, da loro presentata nei mesi scorsi. «In riferimento alla nota stampa del presidente del Consiglio comunale Vincenzo Marra del 3 aprile – affermano – seguita dalla cattiva nota dei consiglieri Cardia e Malara, riguardo il mancato rispetto del Regolamento della petizione sulla Tari e sul problema dei rifiuti da noi promossa, offensivamente definiti “Vannamarchiani” e disconoscitori del regolamento, come promotori siamo costretti ad evidenziare che non ci sarebbe stato bisogno di nessuna iniziativa popolare se il Consiglio comunale avesse applicato l’art. 25 del Regolamento per la disciplina della tassa sui rifiuti (Tari), come da art. 1, comma 682, legge 27 dicembre 2013, n. 147, approvato con deliberazione della Commissione straordinaria n. 107 in data 07/08/2014 e modificato ed integrato dallo stesso Consiglio con la deliberazione del Consiglio comunale n. 79 del 15.11.2017; dunque appare grossolano dal punto di vista politico e molto grave sotto il profilo istituzionale che i primi a disconoscere il regolamento siano proprio i consiglieri accusatori».

Il movimento e il comitato continuano sostenendo che «l’art 25 infatti, recita che “il tributo è dovuto nella misura massima del 20 per cento della tariffa, in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti”; dunque proprio il caso di Reggio Calabria, senza servizio e sommersa dai rifiuti oramai da anni. I promotori della petizione, che in regime di lockdown altro non potevano fare se non utilizzare mezzi telematici “a distanza”, hanno utilizzato una piattaforma certificata e utilizzata da migliaia di petizioni popolari proprio perché generano un medesimo valore di quelli tradizionalmente previsti dai regolamenti; gli occupanti palazzo San Giorgio, prima di sbeffeggiare con supponente arroganza dei cittadini che, senza alcun ritorno economico, sostengono battaglie quotidiane e di civico interesse, dovrebbero riconoscere che il fine primario delle norme è quello di garantire partecipazione e  voce democratica al cittadino.

Il presidente – continuano – ha espresso il suo rammarico essendo “un convinto sostenitore della democrazia dal basso, e accolgo di buon grado ogni iniziativa che volge nella direzione della partecipazione popolare”. Se così fosse avrebbe dovuto tenere in considerazione la volontà popolare. Inoltre sarebbe gradito sapere dal presidente Marra, visto che ha impiegato 4 mesi per rispondere/respingere la petizione, vediamo quanto impiega per ricevere i cittadini atteso che oggi abbiamo inviato una richiesta con Pec. Se il sig. Marra, presidente del Consiglio non lo sa, vi sono importanti comuni italiani, tra cui Vicenza e Trento, che nella loro pagina istituzionale invitano i cittadini proprio ad utilizzare la raccolta on line di firme (Charge.org e similari) per partecipare alle scelte comunali, e diverse sono le petizioni on line indirizzate ai Comuni che sono state discusse e prese in considerazione in un tavolo di confronto e di partecipazione.

Certamente parliamo di città in cui vige la democrazia, dove le regole valgono sia per i rappresentanti istituzionali che per i cittadini. Ai signori che si fregiano di essere consiglieri comunali, immeritatamente vista la situazione in cui versa la città, sulla caduta di stile del “Vannamarchiani”, rispondiamo con la dignità di cittadini che non contestano ed urlano per il gusto di farlo, ma lo fanno di risposta a quello che voi amministratori pubblici dovreste fare e non fate!».

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