giovedì,Aprile 18 2024

Il “Parco diffuso della conoscenza e del benessere”: conoscenza, salute e cura dei luoghi e delle persone

Caserta, presidente Ace «Il parco è l'insieme delle azioni che la nostra organizzazione mette in atto e che hanno una rilevanza sulla creazione del benessere»

Il “Parco diffuso della conoscenza e del benessere”: conoscenza, salute e cura dei luoghi e delle persone

Il “Parco diffuso della conoscenza e del benessere” ottiene la segnalazione ministeriale al Premio Nazionale del Paesaggio. È un progetto dell’associazione calabrese di Epatologia onlus (Ace) che si basa su nuovo concetto che integra conoscenza, salute e cura dei luoghi rispettandone le caratteristiche Ha ricevuto una segnalazione per il Premio Nazionale del Paesaggio.

Il Parco Diffuso abbraccia da Pellaro ad Arghillà parte del territorio di reggino e si alimenta di un sistema di iniziative tutte legate al concetto della cura applicato a persone e paesaggio. Questo il modello proposto nel contrasto alle patologie delle nuove povertà che contraddistinguono la città contemporanea, basato sulla condivisione delle conoscenze e la gestione cooperativa della salute come bene comune.

Un luogo coltivato con amore che include produzioni agricole sociali, anche viti, ginestre, alveari, lombrichi per rinnovare l’humus del terreno. Tutto ciò che c’è stato creato con il rispetto del territorio, recuperando materiali del posto: calce, canne, argilla soprattutto. Con spazi per la fruizione comune che, superata la pandemia, non vedono l’ora di essere vissuti.

Lino Caserta

Insieme alla comunità, il progetto sperimenta anche forme di economia circolare e produzione energetica da fonti rinnovabili. Da non dimenticare gli eventi per la conoscenza del patrimonio culturale e realizza performance artistiche, secondo un’offerta sistemica inedita per il territorio.

Come chiarisce uno degli ideatori del progetto in fieri, in evoluzione, Lino Caserta, presidente Ace «Il parco è l’insieme delle azioni che la nostra organizzazione mette in atto e che hanno una rilevanza sulla creazione del benessere. Siamo abituati a pensare che benessere o salute debbano coincidere con buoni servizi sanitari, ma non è così. Il benessere e la salute li costruiamo prima e per queste le azioni che la nostra associazione sviluppa sono azioni che costruiamo prima e che riguardano i determinanti della salute: qualsiasi epidemiologo alle prime armi è in grado di individuare».

Ma quali sono le azioni in cui si concentrano e realizzano?

«Abbiamo il luogo della fondazione ed il centro studi, ricordo che la nostra organizzazione è impegnata a realizzare studi di epidemiologia insieme ad organizzazioni accademiche scientifiche nazionali ed internazionali. C’è una ricca biblioteca dove si fanno workshop incontrando gli studenti». Tutto questo per sottolineare che cultura e conoscenza sono «fondamentali nel creare la coscienza critica che serve a gestire il proprio stato di salute. 

Secondo step «le nostre attività cliniche la salute si determinano con atti tecnici che in alcune circostanze sono fondamentali»

In questo senso «Il cuore del progetto è il Centro di Medicina Solidale, fondato nel 2010 attraverso il recupero di un edifico abbandonato a Pellaro, periferia sud, grazie ad un gruppo di volontari a cui segue, nel 2017, la realizzazione, in un immobile donato, di un Osservatorio multidisciplinare. Nel 2018 si avvia il recupero di un terrazzamento rurale di 5 ettari con attività di agricoltura sociale. Nel 2020, ad Arghillà, periferia nord, iniziano i lavori di rigenerazione di un immobile vandalizzato, in cui viene realizzato un Centro sanitario di prossimità.

Ora stiamo puntando molto ed ottenendo riconoscimenti per l’impegno sul territorio sul paesaggio, sui beni culturali, per ristabilire una nuova alleanza, un nuovo rapporto con il nostro ambiente: questo è uno degli elementi fondamentali per determinare salute». 

Il lavoro è stato fatto in «Un’area sottratta all’abbandono puntualmente distrutta dagli incendi, un’area dove abbiamo ripreso culture; un’area utilizzata a scopi terapeutici, frequentata da ragazzi con disabilità. Ma anche con istallazioni artistiche, area conviviale. Un lavoro fatto per recuperare i beni utilizzando tecniche antiche reinterpretate dalle conoscenze attuali che possono occasione di ricchezza».

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