venerdì,Marzo 29 2024

La rabbia dei disabili reggini in piazza: «Non siamo figli di un Dio minore, ci siano garantiti in nostri diritti»

Come promesso, hanno protestato per ottenere la riapertura del centro diurno di Catona. Ma non basta, dopo l'incontro con il Prefetto, le famiglie chiedono servizi e assistenza fino ad oggi sempre incerti

La rabbia dei disabili reggini in piazza: «Non siamo figli di un Dio minore, ci siano garantiti in nostri diritti»

«Noi non siamo figli di un Dio minore. Non dobbiamo elemosinare i nostri diritti». Questo l’urlo dei disabili reggini che questa mattina sono scesi in piazza, di fronte alla Prefettura, con familiari ed educatori ad affiancarli pronti a battagliare per rivendicare quelli che sono i loro diritti.

«Sono anni che sentiamo promesse – dice Sabbina Beretta – ma quello che abbiamo ottenuto sono solo parole. Noi vogliamo certezze per i nostri figli perchè sono adulti e i genitori anziani non possono essere lasciati soli. Questo è solo il primo passo. Non è solo il centro la nostra battaglia. Manca tutto, servizi, assistenza, trasporto. Siamo abbandonati».

Oggi il primo impegno è stato strappato, infatti, l’assessore Demetrio Delfino , come ci aveva anticipato, ha confermato anche al Prefetto che ha ricevuto una delegazione, che il 25 ottobre il centro riaprirà e porte. Verrà cnsegnata solo una parte della struttura per consentire l’immediata ripresa delle attività, mentre continueranno i lavori di riqualificazione.

Ma questa goccia nell’oceano non può e non deve bastare perchè quella che è stata costretta a ascendere in piazza a protestare e la parte più straordinaria, ma allo stesso tempo fragile, di questa società. La disabilità non può ridursi a questo, la disabilità non dovrebbe mai essere costretta a scendere in piazza perchè ci sono diritti che vanno garantiti, in primisi a chi non ha voce. Oggi in piazza è sceso il cuore di Reggio e chi si volta dall’altra parte non viola solo la Costituzione, ma dimostra di aver fallito come cittadino. La comunità intera dovrebbe fare da scudo a tutti questi giovani e adulti disabili e la politica, per prima, dovrebbe difenderli e tutelarli e per farlo basterebbe garantire quello che a loro spetta per legge. I finanziamenti ci sono, quello che tutti si domandano è se a mancare non sia la volontà.

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