sabato,Aprile 20 2024

Università e concorsi, Scirè: «Il sistema è omertoso e le inchieste spesso archiviate»

Il portavoce dell'associazione “Trasparenza e Merito” lo ha detto in Commissione Antimafia ricordando anche l’inchiesta “Magnifica” di Reggio Calabria. Focus de L’Espresso sulla depenalizzazione dell’abuso d’ufficio

Università e concorsi, Scirè: «Il sistema è omertoso e le inchieste spesso archiviate»

Secondo uno studio scientifico si stima che il 94% dei concorsi viene vinto da un membro interno all’amministrazione che lo bandisce e nel 62 per cento dei casi si presenta un solo candidato, cioè il predestinato. Lo studio è stato pubblicato da Oreste Gallo, ex docente universitario a Firenze, sulla rivista The Lancet, e mette in evidenza il vizietto italiano dei concorsi universitari decisi a tavolino. Da qui è partito il settimanale L’Espresso, intenzionato ad andare a fondo sui motivi che fanno ricondurre ad un “nulla di fatto” le diverse inchieste aperte in giro per il Bel Paese, tra cui, ricordiamolo, c’è anche quella che riguarda l’Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria.

“Trasparenza e merito”: «Il sistema è omertoso»

Eppure a fronte di un evidente stortura del sistema concorsuale universitario, le denunce non fioccano come dovrebbero. Giambattista Sciré, portavoce dell’associazione Trasparenza e Merito, è convinto che esista un «sistema omertoso». E lo ha detto alla Commissione Antimafia che ha chiesto contezza della situazione negli Atenei italiani: «C’è una diffusa mafia accademica che si basa su scambio di favori, controllo del potere, spartizione dei posti e una stretta osservanza del codice del silenzio». Sciré, d’altra parte ha provato sulla sua pelle il teorema che denuncia essendo finito anch’egli “nel tritacarne di un concorso preassegnato alla facoltà di Storia a Catania”. Anche per questo si rifà alle parole del Pm catanese Raffaella Vinciguerra, che parlando dell’operazione “Università bandita” a Catania ha detto: «Sul codice sommerso di comportamento dei docenti siamo rimasti, noi magistrati, basiti nel ritrovare delle conversazioni e delle modalità procedurali para­mafiose».

Ma la mappa delle inchieste aperte in Italia coinvolge Atenei da nord a sud. “Otre all’inchiesta catanese “Università bandita”, c’è la fiorentina “Concorsopoli”, e l’indagine della Procura di Roma che ha condannato in primo grado il rettore di Roma Tor Vergata Giuseppe Novelli dopo la segnalazione di illeciti nella gestione dei concorsi da parte dell’avvocato Giuliano Griiner e dell’attuale sottosegretario alla Sanità, Pierpaolo Sileri”. Ma altre inchieste hanno coinvolto le università di Genova, Perugia, Torino, Palermo, Sassari, la Statale di Milano e l’Università San Raffaele con il coinvolgimento di dieci rettori.

E poi c’è, appunto, “Magnifica” a Reggio Calabria che ha portato la magistratura a contestare anche il reato di associazione a delinquere. Nell’ambito del procedimento reggino sono 52 in tutto gli indagati nell’ambito di una inchiesta che ha portato all’interdizione del rettore dell’università Mediterranea Santo Marcello Zimbone, sospeso per 10 mesi, e del pro rettore vicario Pasquale Catanoso, sospeso per 12 mesi. L’indagine della Guardia di finanza ha fatto luce su una serie di concorsi pilotati ma anche su tutta una serie di irregolarità nella gestione degli appalti e sull’utilizzo delle auto e delle carte di credito dell’Ateneo per scopi personali.

Rischio flop per le indagini

E allora perché non si denuncia di più? Al quesito risponde ancora Scirè: «Probabilmente sarebbe ancora più estesa se ci fosse un sistema a tutela di chi denuncia» perché a detta dell’Associazione “Trasparenza e merito”, «chi si affida alla giustizia finisce isolato dal resto dell’università e non sempre ottiene soddisfazione da parte della magistratura».

Il riferimento è ai reati contestati nelle inchieste che vanno dall’abuso d’ufficio, al falso, alla corruzione per atti contrari ai propri doveri, con capo d’imputazione principale l’associazione a delinquere. Che spesso è anche la prima accusa a cadere. In tal modo – spiega L’Espresso – intere inchiesta potrebbero velocemente sgonfiarsi «perché la depenalizzazione del reato di abuso d’ufficio, riforma voluta e ottenuta da M5S, Lega e Pd a inizio 2021 è una pietra tombale per i concorsi falsi, tanto che nel corso degli ultimi due anni sono decine le sentenze di archiviazione sulle università».

L’alternativa? «Andare all’estero». Dove decine di docenti universitari estromessi dal sistema italiano si riconciliano con la propria carriera.

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