giovedì,Aprile 25 2024

A Reggio un incontro su guerra in Ucraina e allarme nel Mediterraneo – VIDEO

Il Patto Civico ha promosso un dibattitto sull’attuale conflitto in Europa e sulle scelte del governo italiano, allo scopo di mobilitare l’opinione pubblica

A Reggio un incontro su guerra in Ucraina e allarme nel Mediterraneo – VIDEO

«Papa Francesco parla di una terza guerra mondiale a pezzi in corso. E infatti nel 2021 oltre settanta conflitti armati di varia intensità si sono consumati nel mondo. Il conflitto in Ucraina preoccupa in modo particolare per il coinvolgimento di potenze nucleari come la Russia che ha minacciato più volte l’uso di armi nucleari tattiche o di teatro. Quel teatro siamo noi, l’Europa. Noi siamo i primi a essere coinvolti in un’eventuale escalation dell’attuale conflitto russo-ucraino».

Questo il quadro drammatico delineato da Maurizio Simoncelli, tra i fondatori dell’Istituto autonomo di ricerche internazionali Archivio Disarmo attivo da oltre 40 anni in Italia. L’occasione è stata l’iniziativa “Pianeta Terra, tra guerre e pace”, promossa nella sala Perri di palazzo Alvaro dal laboratorio politico Patto Civico, finalizzare a sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo in Europa.

L’incontro, introdotto dal sindaco metropolitano ff di Reggio Calabria Carmelo Versace e moderato da Maria Laura Tortorella, ha inteso offrire alla società civile un’opportunità di dibattito su quanto sta avvenendo in Europa. Tra i temi trattati anche il rischio estremamente concreto di una guerra nucleare e l’allarme nell’area allargata del Mediterraneo in cui il nostro territorio ricade.

Il pericolo nel Mediterraneo allargato

«Il Consiglio supremo di Difesa riunitosi lo scorso 17 gennaio al Quirinale ha lanciato l’allarme di un pericolo imminente sul fronte meridionale dell’Europa, che coincide in gran parte con il Mediterraneo dove circola il 20% del traffico marittimo mondiale. Questo elemento, unitamente alla corsa la riarmo di questi anni ha tradito gli scenari di pace annunciati dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, merita molta attenzione. È dunque necessario capire quale sia il ruolo dell’Italia in questo scenario e porre la questione della produzione di armi e delle scelte industriali e di politiche economiche del nostro Paese», ha spiegato Carlo Cefaloni, giornalista di Città Nuova.

Nel comunicato rilasciato dal Consiglio Supremo di Difesa qualche settimana fa, il riferimento alle sfide nel Mediterraneo chiaro. «Il Consiglio ha posto speciale attenzione al Mediterraneo allargato – e soprattutto alla Libia, al Sahel, ai Balcani e al Medio Oriente – in considerazione della sua rilevanza strategica e anche alla luce delle ripercussioni che l’accresciuta postura di potenza della Russia sta causando in quell’area. Il rischio è di un aggravamento della fragilità e dell’instabilità preesistenti e dell’inasprimento delle minacce già incombenti. Esposti sono l’insicurezza alimentare, la gestibilità dei flussi migratori, la certezza degli approvvigionamenti energetici, la sicurezza delle infrastrutture di comunicazione, l’esposizione alle organizzazioni terroristiche. Il Consiglio è stato concorde sull’importanza che la Nato riservi adeguata attenzione anche al Fronte Sud dell’alleanza». Così prosegue il comunicato del nostro Consiglio Supremo di Difesa.

Abolire le armi nucleari

«C’è bisogno di più Europa, ma di un’Europa più autonoma e capace di essere promotrice di una efficace politica del negoziato. È necessario contribuire a dissolvere la prospettiva concreta e catastrofica di una guerra nucleare. Una prospettiva che terrorizza e che pertanto si rimuove. Invece essa sussiste ed è necessario che l’Italia, in primo luogo aderisca al trattato per abolizione di armi nucleari e ne faccia oggetto di discussione pubblica e politica. Un percorso che va attivato con il coinvolgimento essenziale e indifferibile della società civile. Da qui una delle finalità di questo incontro», ha sottolineato ancora il giornalista Carlo Cefaloni.

Il rischio attuale di un disastro

«Il conflitto russo-ucraino, oggi attuale, era stato annunciato dal nostro Istituto di ricerca nel 2009 e, dunque, poteva essere largamente evitato». Lo ha sottolineato ancora Maurizio Simoncelli, tra i fondatori dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo.

«Preoccupa molto lo sforzo militare più che diplomatico dei governi per superare questa crisi sfociata in questa guerra. Dal nostro punto di vista, immaginare che l’Ucraina possa sconfiggere la Russia militarmente è pericoloso. È altrettanto pericoloso pensare di far entrare nella Nato l’Ucraina adesso. Ciò significherebbe schierarsi in un antagonismo Russia – Nato estremamente rischioso. In tutto questo la Cina sta a guardare, mentre rafforza il suo ruolo geopolitico e strategico.

Se si continuerà sulla strada del confronto militare si andrà verso uno scontro armato globale con tutte le conseguenze catastrofiche che possiamo immaginare. E anche una Russia sconfitta, quand’anche accadesse, sarebbe un elemento destabilizzante. Oggi è ormai multipolare, e non più solo bipolare, la dimensione che il contesto geopolitico ha assunto.

Dunque l’unica soluzione è avviare una istanza internazionale per sospendere il conflitto. Diplomatici italiani autorevoli e non più in servizio, hanno redatto una roadmap. In essa tappa cruciale sarebbero referendum ed elezioni locali controllate per una eventuale autonomia e indipendente del Donbass», ha sottolineato ancora Maurizio Simoncelli.

La pace, l’unico realismo possibile

«Il rischio di una guerra nucleare è estremamente attuale, vista la situazione attuale. Le bombe nucleari vanno bandite altrimenti loro elimineranno. Le scelte politiche dovrebbero essere coerenti con questo valore essenziale della pace. Mi rendo conto che lo scenario sia di terrore ma questo è. Viviamo un frangente in cui se si consente che la pace non sia l’unico realismo possibile, allora resteranno guerra e distruzione», ha concluso il giornalista Carlo Cefaloni.

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