martedì,Aprile 23 2024

L’INTERVENTO | Un mondo di mondi: «L’antizingarismo, un sistema politico sociale diffuso»

La riflessione di Giacomo Marino in occasione della Giornata internazionale contro il razzismo: «La teoria del “nemico interno” che fa comodo a molti…»

L’INTERVENTO | Un mondo di mondi: «L’antizingarismo, un sistema politico sociale diffuso»

In occasione della giornata internazionale contro il razzismo del 21 marzo   (proclamata dall’Onu con la Risoluzione nr 2142 del 1996 XXI ) “Un mondo di mondi” ritiene necessario denunciare che «il razzismo verso i rom, denominato antiziganismo, è, ancora oggi nel nostro territorio, un sistema politico-sociale molto diffuso di emarginazione strutturale dei rom, che avvelena però l’intera comunità».

Per comprendere bene il ruolo dell’antiziganismo, che costituisce oggi una delle forme più radicate di razzismo, Giacomo Marino, presidente di “Un mondo di mondi” definisce preliminarmente cosa sia veramente il razzismo:

«La teoria modernista del razzismo spiega bene che il razzismo è una ideologia dell’età moderna occidentale. Questa ha portato gradualmente in Europa e negli Stati Uniti allo sviluppo dell’idea rivoluzionaria di uguaglianza universale e attraverso questa idea la borghesia è riuscita ad affermarsi con grande successo sconfiggendo l’antico regime caratterizzato da una gerarchia aristocratica fondata su privilegi e poteri ricevuti per nascita. Ma per affermare e mantenere intatto il potere conquistato la borghesia ha applicato l’idea  dell’uguaglianza universale a se stessa ed alla classe aristocratica e non alle classi sociali più povere».

Di fronte a questa grave contraddizione la borghesia ha avuto bisogno di trovare una solida giustificazione per  il mancato rispetto dei principi di uguaglianza universale. La giustificazione venne trovata sviluppando, dal 1400 fino ai giorni nostri, il razzismo moderno come ideologia politico-sociale che “disumanizzando”, “inferiorizzando” e “criminalizzando” in modo artefatto gli schiavi, le classi subalterne, e tra queste in modo particolare i rom, ha sostenuto e sostiene che i principi dell’uguaglianza universale possono essere applicati solo agli “umani” e non a coloro che sono dei “sub-umani” . (Alberto Burgio, Il “paradosso storico” del razzismo illuminista, in “L’invenzione delle razze, Studi sul razzismo ed il revisionismo storico” edito da Manifesto libri 1998, da pg 43  a pg 81 ).

Con questo presupposto i sub-umani prodotti dal razzismo diventano il “nemico interno” della società. Nel territorio reggino, che è un luogo con una forte presenza storica della ‘ndrangheta la quale condiziona drammaticamente lo sviluppo di questa terra, il nemico numero uno non è la ‘ndragheta ma sono i rom. Difatti il razzismo ha costruito il “nemico interno” nei rom. Questa costruzione è, purtroppo, ampiamente condivisa dalle istituzioni pubbliche e private e dalla gran parte dell’opinione pubblica. La capacità che ha il razzismo di costruire il “nemico interno” nel rom e nel migrante e non nelle mafie viene spiegato molto bene dal filosofo Alberto Burgio nel capitolo “Costruzione del nemico interno” pubblicato nel libro “Nonostante Auschwitz”.

Col “ritorno” del razzismo in Europa – DeriveApprodi 2010, pagg 201- 202 – Burgio sostiene che il razzismo riesce a sviluppare una tale “costruzione” del rom  enfatizzando diversità e devianza al punto da suscitare verso di lui  più paura e preoccupazione di quanto non si provi per la mafia, tanto che la mafia, paradossalmente, viene vista più vicina alla “normalità” del rom. Difatti, i rom sono considerati come la causa principale dei problemi sociali esistenti nei ghetti di Arghillà e della Ciambra e negli altri quartieri di case polari.

Sono considerati, perfino, la causa dei problemi esistenti nelle scuole dove frequentano i loro figli. I minori rom vengono considerati inferiori rispetto agli altri minori, nel silenzio, praticamente assoluto di tutti gli Enti ed Autorità che dovrebbero difendere i loro diritti sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia. Difatti i minori rom sono indicati dalle scuole come alunni con bisogni educativi speciali (BES) in quanto rom e non perché questi bisogni siano stati preventivamente verificati. Per i casi di handicap tra i minori rom l’inferiorizzazione è talmente efficace che quasi il 40% ha una certificazione di “ritardo mentale lieve”. Ma la gran parte di loro non ha alcun ritardo. Questa costruzione del “nemico interno”, come ci spiega il filosofo Alberto Burgio ha due principali funzioni sociali.

La prima funzione è distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dai veri problemi sociali e dai veri responsabili che li hanno determinati. La seconda funzione è generare una sorta di coesione sociale contro il “nemico comune”.  Un esempio emblematico di distrazione dell’opinione pubblica è quello operato per il  ghetto di Arghillà : tutti i problemi  del ghetto vengono addebitati ai rom, come “nemico interno”,  e in questo modo si nascondono efficacemente  sia il vero problema che è il  ghetto  che i responsabili della realizzazione e del mantenimento del ghetto i quali  sono il Comune di Reggio Calabria e l’Aterp Calabria. Le operazioni di inferiorizzazione ed emarginazione dei rom chiaramente non servono solo a distrarre dai veri problemi, ma producono anche dei vantaggi per la parte che opera l’antiziganismo. Per fare qualche esempio l’altissimo numero di alunni rom portatori di handicap costituisce un importante vantaggio per le scuole, perché consente di avere un elevato numero di insegnanti di sostegno, un ridotto impegno didattico ed ottime prospettive per ricevere dei finanziamenti; è un vantaggio anche per l’Azienda Asp che certifica il ritardo mentale lieve perché questa ha più utenti.

Questi vantaggi vengono ottenuti facendo pagare un alto prezzo agli alunni rom, negando loro l’adeguato livello di apprendimento di cui avrebbero diritto. Ma bisogna anche dire che il meccanismo del “nemico interno” che ha un effetto coesivo sulla parte che opera il razzismo e che funziona bene per emarginare i rom  in realtà, come ci spiega il filosofo A. Burgio, non è senza conseguenze negative anche sulla parte della società che opera il razzismo, in quanto questa viene avvelenata lentamente:  “inocula nel corpo sociale un veleno che tende a sua volta a distruggerlo. Innanzitutto semina razzismo… La creazione del nemico interno non coinvolge soltanto la figura sociale la cui criminalizzazione ha inaugurato il processo, bensì virtualmente l’intero corpo sociale, a cominciare dalle componenti subalterne e marginali. Il diritto penale può essere agevolmente trasformato in una macchina da guerra contro tutti i (potenziali) nemici interni”.

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