sabato,Aprile 20 2024

L’eurodeputato reggino Denis Nesci insignito del Premio Papa Bonifacio VIII

L’esponente di Fratelli d’Italia si dice onorato: «I suoi valori e la sua testimonianza siano attuali in un tempo di grandi tensioni»

L’eurodeputato reggino Denis Nesci insignito del Premio Papa Bonifacio VIII

«Un riconoscimento che mi inorgoglisse e mi onora. Grazie all’Accademia Bonifaciana e alla città di Anagni, custodi di valori autentici che sposano evidentemente la direzione della pace e della cultura del perdono». Queste le parole di Denis Nesci, eurodeputato di Fratelli d’Italia – Ecr, dopo la manifestazione del prestigioso Premio ispirato a Papa Bonifacio VIII.

«Un Premio, ispirato e pensato per celebrare la memoria di un Papa la cui testimonianza di vita – continua Nesci – porta in dote quell’ardire nel compiere grandi azioni, come il perdono del cosiddetto Schiaffo di Anagni, con cui superò accuse, congiure e pesanti umiliazioni, per la riaffermazione della verità, unica via Maestra per il raggiungimento della Pace e della conciliazione».

«Una rievocazione storica e culturale che offre la sintesi di una riflessione spirituale e del coraggio del perdono, in un tempo in cui l’umanità è messa a dura prova. Perché, il conflitto alle porte dell’Europa, che vede uno Stato come l’Ucraina dover combattere per la propria libertà, al cospetto di uno Stato aggressore e nemico dei valori della fraternità e della comunione dei popoli, qual’ è la Russia, ci ricorda – aggiunge l’esponente di Fratelli d’Italia – che la cultura della Pace necessita di uno sforzo quanto mai imponente e mai scontato».

«Ed è importante quello che il Governo italiano in queste settimane, ha fatto in questo senso. Ha promosso la conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina, che rappresenta il primo concreto passo verso la speranza. Non c’è dubbio che il primo grande obiettivo, dovrà essere quello di una veloce risoluzione di Pace, ma in una stagione opaca, si può intravedere la luce di una visione che, grazie all’Italia, non mira esclusivamente a ricostruire città e beni materiali, ma anche – conclude Nesci – il futuro del popolo ucraino, e di quelle generazioni private della propria serenità, e che devono ricomporre i cocci della loro esistenza, dilaniata da dolore e paura».

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