sabato,Aprile 20 2024

Addio alle cabine telefoniche: ma possono essere “salvate”

In città se ne contano più di 60 disseminate e quasi “nascoste” dal centro alla periferia. La Tim è autorizzata dal Garante ad eliminarle in tutta Italia. Ma potrebbero essere “trasformate” in cabine di lettura. La palla passa quindi all’amministrazione comunale

Addio alle cabine telefoniche: ma possono essere “salvate”

Mi ami, ma quanto mi ami? Mi pensi, ma quanto mi pensi? Chissà a quante frasi del genere, per citare un noto spot di tanti anni fa, hanno fatto da testimoni. A quante intense storie d’amore, a quante telefonate ai propri cari lontani. Attese interminabili finchè gli squilli venivano sostituiti dalla voce amica o improperi se i gettoni (e poi le monete) cadevano a vuoto.
Stiamo parlando delle care vecchie cabine telefoniche. Pezzi di storia per milioni di italiani, almeno fino agli anni ’90 – quando non c’erano ancora WhatsApp, Telegram, Messenger e i cellulari – e che presto diventeranno un ricordo in tutta Italia, Reggio compresa.


Cabine telefoniche: addio definitivo dopo il sì dell’AGCOM


Dopo oltre 70 anni di onorato servizio, per la prima volta, infatti, il Garante per le comunicazioni ha dato l’ok a Tim allo smantellamento delle cabine. Dopo una consultazione pubblica che ha trovato sostanzialmente d’accordo tutti gli operatori della telefonia, l’Authority ha emanato una delibera
(98/23/CONS) che stabilisce che Tim non è più obbligata a garantire il servizio pubblico, per cui potrà smantellare le postazioni di telefonia pubblica stradale su tutto il territorio nazionale. Fatta eccezione per le postazioni presenti nei luoghi di “rilevanza sociale”, ovvero ospedali, caserme, carceri e per quelle
dove non arriva la copertura della rete mobile.
Il perché è ovvio: il “mutamento delle abitudini degli utenti, che utilizzano sempre più la telefonia cellulare in situazioni di mobilità in luogo del servizio di telefonia pubblica, nonché della diffusione dei phone center e degli internet points per i cittadini stranieri”.
Dall’indagine di mercato condotta da SWG Spa, inoltre, è emerso che:
 solo lo 0,5% della popolazione ha utilizzato il servizio di telefonia
pubblica nei 90 giorni precedenti l’intervista;
 il 12% della popolazione non ha mai usato il servizio;
 oltre l’80% della popolazione non avverte l’esigenza di utilizzare il servizio di telefonia pubblica;
 la presenza di cabine telefoniche non è al giorno d’oggi più indispensabile per circa il 70% della popolazione.


I tempi dell’”addio”

Il piano di dismissione, ci ha dichiarato l’ufficio stampa nazionale della Tim, è ancora da definire nei dettagli, essendo la delibera Agcom di pochi giorni fa, quindi i tempi dell’addio ancora non si conoscono ma il pensionamento è sicuro.

Attenzione, però. Le cabine oggetto delle eventuali rimozioni sono sostanzialmente solo quelle definite “impianti stradali” (ossia le cabine “tradizionali” e i telefoni con cupola ubicati per strada) ha tenuto a ribadire l’ufficio stampa Tim, mentre si salveranno le altre postazioni, comprese quelle esplicitamente indicate nella delibera, ovvero in caserme, carceri e ospedali.

Cabine di lettura al posto dell’eliminazione: parola al Comune


Sopravvissute agli anni e ormai ignorate da tutti, tanto che se si domanda a qualcuno se esiste una classica cabina telefonica a Reggio, risponde di no!, i vecchi telefoni pubblici, invece, ci sono, sono più di 60, disseminati in tutta la città, dal centro alla periferia, e per di più sono perfettamente integri e
funzionanti.
Veri e propri pezzi di storia che anziché essere abbandonati al proprio destino, potrebbero essere riconvertiti piuttosto in stazioni di pronto intervento (con all’interno un defibrillatore), in piccoli negozi di cartoline e souvenir, in mini- serre o, meglio ancora, in “cabine di lettura”, come del resto avviene in molti paesi europei e in qualche esempio virtuoso di città italiane.
Nulla vieta, infatti, che l’amministrazione comunale possa formulare proposte alla compagnia telefonica e siglare degli accordi ad hoc (o anche lanciare una campagna “adotta una cabina” coinvolgendo associazioni, comitati e gruppi di cittadini) per riconvertire le vecchie postazioni, ad esempio, in “bibliocabine” dove prendere in prestito o lasciare libri, attraverso l’ormai noto bookcrossing.
Magari installandovi vicina una panchina per consentire a chiunque lo voglia di fermarsi a leggere, concedendosi una breve pausa dal lavoro o dalle incombenze quotidiane, garantendo così una circolazione del sapere e della cultura che non guasta. Basta solo volerlo.

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