sabato,Ottobre 12 2024

La Piana di Gioia Tauro raccontata in una rivista: storia e tradizioni dei 33 Comuni che ne fanno parte

Il progetto editoriale nasce dalla volontà di raccontare la propria terra di Gaspare Sapioli, consigliere comunale di Galatro

La Piana di Gioia Tauro raccontata in una rivista: storia e tradizioni dei 33 Comuni che ne fanno parte

Le innumerevoli bellezze naturali, la storia, la cultura, le tradizioni della Piana di Gioia Tauro sono da oggi racchiuse tra le pagine di una rivista. “La Piana degli ulivi” è il progetto editoriale di Gaspare Sapioli, consigliere comunale di Galatro, nonché segretario del locale circolo Pd, che ha deciso di far conoscere, in tutte le loro sfaccettature, i 33 paesi che fanno parte della “Chjiana”. È con questo proposito che si mette al lavoro e con l’aiuto di giornalisti, storici ed esperti del territorio, realizza un magazine che si apre come uno scrigno, racchiudendo al suo interno ciò che può essere sconosciuto ai più. Sfogliando le pagine della rivista, si compie un viaggio alla scoperta delle origini di queste località per poi perdersi nel racconto delle immagini che, come per magia, scorrono in una sequenza mirabile che permette al lettore di aprire una finestra su un territorio tanto vasto quanto interessante dal punto di vista storiografico.

Perché nasce la rivista

«L’amore per la mia terra mi ha accompagnato nella stesura di questa rivista – sostiene Sapioli -. Tra i racconti di straordinarie immagini di una Piana degli ulivi viva, rigogliosa, vera risorsa, sento i profumi della ricca vegetazione secolare e respiro la tradizione dei 33 Comuni. La “Chjiana”, affacciata sulle acque del Mar Tirreno, ospita ettari di agrumeti e uliveti, che costituiscono una delle maggiori ricchezze del territorio calabrese. Da Rosarno a Palmi, da Laureana a Oppido, per circa 240 km quadrati, regala a locali e turisti ottimo cibo, buon vino e panorami mozzafiato. Narrando dei piccoli e grandi Comuni pianigiani, ho assaporato le appassionanti storie dei miei antenati in un territorio che ha dato i natali, tra l’altro, a personaggi illustri. Un vero tesoro da ri-scoprire e valorizzare, pagina dopo pagina».

L’editoriale

La rivista si apre con l’editoriale scritto dallo stesso Gaspare Sapioli, il quale descrive le principali caratteristiche di questo vasto territorio, soffermandosi sul ricco patrimonio culturale che lo contraddistingue e che nei secoli ha incantato viaggiatori e scrittori da tutto il mondo. «La Piana di Gioia Tauro – scrive Sapioli – all’interno della morfologia complessa e montuosa della Regione, costituisce la pianura più estesa della Calabria. Sul piano territoriale è un’unità omogenea, vera stanza paesaggistica racchiusa tra il monte Sant’Elia a sud, il monte Poro a nord e la dorsale aspromontana a est, in cui convivono identità storico/paesaggistiche/territoriali di una regione eterogenea.

Già Lucio Gambi (1975) parlava di una delle “pianure che sgusciano timide fra quelle montagne affacciandosi apertamente sul mare”, caratterizzata dalla presenza dell’acqua attraverso i due bacini del Mesima e del Petrace, da sempre risorse principali di un’economia legata all’agricoltura. Il reticolo idrografico delle due fiumare principali si articola su tutto il territorio come dei vasi capillari, caratterizzando la Piana sia sul piano della vegetazione, quindi del paesaggio agrario, sia sulla presenza di punti termali (Terme di Galatro) e della grande diga, invaso artificiale sul Metramo. Esso, oltre a rappresentare il segno di una geografia identitaria del luogo di notevole valore naturalistico ha contraddistinto, dal punto di vista storico, la memoria di un sistema insediativo, che dalla colonizzazione magno-greca (Medma lungo il Mesima, Metauro e Taureana lungo il Petrace), si sviluppa nell’arco della storia attraverso la fondazione dei centri urbani, insieme alla disseminazione di strutture produttive come frantoi oleari, veri e propri segni di archeologia industriale.

In questo contesto l’uso del suolo della Piana di Gioia Tauro è caratterizzato da un sistema agricolo tra i più floridi della Calabria. Un sistema che Guido Piovene nel “Viaggio in Italia” del 1956 descriveva come articolato per fasce: “bruscamente si passa dai boschi d’olivi ai giardini di agrumi a specchio sul mare”. In maniera schematica si può sintetizzare in tre fasce principali: una prima incentrata sui giardini di agrumeti, una seconda pedemontana sulla presenza degli ulivi secolari, protetti da specifiche normative di salvaguardia naturalistica e una terza che insiste nell’area del Parco d’Aspromonte, con i castagneti e i boschi di abete. Nonostante alcuni cambiamenti operati a partire dal dopoguerra, che hanno indebolito la struttura originaria e identitaria dell’uso del suolo della Piana, rimane ancora forte l’immaginario collettivo per lo “stupefacente giardino di ulivi” (Edward Lear, 1847) tale da identificarla ancora come “Piana degli ulivi”».

I 33 comuni della Piana

Sapioli fa quindi riferimento ai 33 comuni che fanno parte della Piana (Anoia, Candidoni, Cinquefrondi, Cittanova, Cosoleto, Delianuova, Feroleto della Chiesa, Galatro, Giffone, Gioia Tauro, Laureana di Borrello, Maropati, Melicuccà, Melicucco, Molochio, Nicotera, Oppido Mamertina, Palmi, Polistena, Rizziconi, Rosarno, San Ferdinando, San Giorgio Morgeto, San Pietro di Caridà, San Procopio, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Santa Cristina d’Aspromonte, Scido, Seminara, Serrata, Sinopoli, Taurianova Sappo Minulio, Varapodio), raccontando che «insistono su una dislocazione geografica comprendente le diverse altimetrie dal mare alla montagna, riportando a un’idea di un’unica “città radiale” intorno a un punto centrale costituito dal mega-porto di Gioia Tauro.

L’origine del sistema urbano – scrive Sapioli – parte da insediamenti indigeni soprattutto nell’entroterra (Mamertum/ Mella), si sviluppa durante la colonizzazione della Magna Grecia e nell’epoca Romana lungo la via Popilia, potenziandosi durante il Medioevo. L’azione delle bonifiche del XX secolo incrementa il sistema di urbanizzazione della costa e della Piana vera e propria. Il porto di Gioia Tauro, con il potenziale di sviluppo ancora da utilizzare in tutta la sua funzione nazionale e internazionale, costituisce l’elemento infrastrutturale che ha cambiato i connotati produttivi e territoriali sul piano paesaggistico, produttivo e insediativo. L’ambito della Piana è sicuramente caratterizzato da una ricchezza ambientale e culturale testimoniata da presenze notevoli naturali e storiche. Sul Piano ambientale si passa dall’aera sic del monte Sant’Elia, alle riserve marine della Costa Viola, al Parco d’Aspromonte con diversi comuni ricadenti nel suo perimetro. La ricchezza culturale è testimoniata dai resti delle antiche presenze greche e romane con i Parchi archeologici che si concentrano essenzialmente in tre aree: l’area di Medma (Rosarno), l’area di Taureana (Palmi), Mamertum/Mella (Oppido Mamertina).

A questi si affiancano le presenze di architetture religiose, difensive e museali che arricchiscono in maniera diffusa il patrimonio culturale sul territorio. Se questi costituiscono il patrimonio materiale, la Piana di Gioia Tauro sicuramente può contare su un patrimonio immateriale d’importanza nazionale, legato principalmente alla promozione di parchi letterari da costruire intorno a figure di grande prestigio come Leonida Repaci, Fortunato Seminara, Lorenzo Calogero. Le loro narrazioni sono strettamente legate al territorio all’indissolubile vincolo e debito con la propria terra. Come scriveva Leonida Repaci: “Molto di quello che ho scritto è centrato sulla mitologia familiare, che è tanta parte della vita morale calabrese (…). Come artista e come uomo debbo il meglio di me alla culla. Per me Calabria significa categoria morale, prima che espressione geografica”».

«L’inizio di un’operazione culturale»

Ringraziando quanti hanno collaborato alla stesura di questa rivista, i Comuni e gli sponsor, Sapioli, ha sottolineato a Ilreggino.it, che questa è solo «l’inizio di un’operazione culturale e territoriale che vede protagonista la Piana di Gioia Tauro».

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