martedì,Ottobre 8 2024

Scilla, la tradizione millenaria della caccia al pesce spada raccontata da uno degli ultimi pescatori

Rocco Pontillo: «Svolgo questo lavoro da quando iniziai all’età di 14 anni con mio padre. Oggi lo tramando ai nipoti»

Scilla, la tradizione millenaria della caccia al pesce spada raccontata da uno degli ultimi pescatori

di Giuseppe Mancini – È la “Cardata da cruci” uno dei più noti rituali che ancora accompagna la tradizione marinara della pesca del pescespada nel mitologico mare tra lo Stretto di Messina e la Costa Viola calabrese. Quest’arte, a Scilla così come a Bagnara e a Palmi, viene tramandata di generazione in generazione, conservando canti propiziatori, riti scaramantici e rituali. 

La “Cardata da cruci” che consiste nell’incidere con una croce la guancia del pesce dopo la cattura, in segno di prosperità e riconoscenza. La pratica è diventata un marchio distintivo degli esemplari catturati in zona.  Il pesce spada è una specialità gastronomica del territorio e un simbolo legato alle radici.

Le battute di caccia

Le battute di caccia iniziano i primi di maggio e terminano a fine agosto. Un tempo venivano eseguite con veloci e snelle imbarcazioni chiamate “Luntri”, poi sono subentrate le tipiche “Passerelle”, le feluche, caratterizzate da un altissimo traliccio di 20-25 metri, dove prendono posto gli avvistatori, i quali avvertono il fiocinatore che si muove su una passerella in ferro che sporge dalla prua per altrettanti 25 metri circa, e tenta di arpionare il velocissimo pesce.
A mantenere in vita l’usanza sono rimasti in pochi. È un lavoro duro che richiede amore per il mare, ore trascorse in barca, sacrificio, ritmi intensi e poco riposo.

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