A Reggio il convegno su intercettazioni e riforma giustizia, Picierno: «L’Europa richiede standard equi e lotta a corruzione e terrorismo»
L'iniziativa dell’associazione di magistrati Unità per la Costituzione (UniCost)
«Coniugare la capacità di colpire il crimine organizzato con strumenti come le intercettazioni telefoniche ed ambientali insieme alle garanzie di un processo giusto – che non diventi un processo mediatico – è senza dubbio una sfida complessa. Non a caso, uno dei requisiti che l’Europa richiede, infatti, ai paesi che desiderano entrare nell’Unione è proprio quello di un sistema giudiziario giusto ed equo, lotta alla corruzione, alle frodi e al riciclaggio, cosi come al terrorismo. La legislatura europea che inizia ora è quindi una occasione unica per poter portare il dibattito sulle intercettazioni anche a Bruxelles, cercando modalità di sviluppo ulteriore nella legislazione europea in materia penale di queste tematiche, spesso sì divisive, ma altrettanto necessarie per difendere la nostra società e i nostri concittadini dal crimine organizzato».
Così Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, in occasione del convegno “Le intercettazioni telefoniche, le valutazioni di professionalità, le riforme costituzionali: approdi e prospettive”, organizzato a Reggio Calabria dall’associazione di magistrati Unità per la Costituzione – UniCost (Direzione Nazionale e Segreteria distrettuale di Reggio Calabria), in collaborazione con il Centro Studi Nino Abbate e la Rivista Diritto, Giustizia e Costituzione.
L’evento si è aperto con i saluti della la segretaria nazionale di Unicost, Mariarosaria Savaglio, che ha rimarcato: «Non appena è stato annunciato il progetto di riforma costituzionale della giustizia, la magistratura ha evidenziato le diverse criticità all’interno di questo disegno di legge. Sono in discussione i principi di indipendenza esterna ed interna della giurisdizione, dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’unicità della giurisdizione. Abbiamo ritenuto importante, anche in questo convegno a Reggio Calabria, continuare il dibattito su una riforma che non renderà la giustizia più efficiente o migliore”.
È seguito un botta e risposta fra il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin, e il senatore del Pd Walter Verini.
Quest’ultimo ha dichiarato che le riforme del governo rappresentano un «grave colpo alle intercettazioni come strumento di indagine», soprattutto nei reati contro la Pubblica amministrazione. «Siamo molto preoccupati per il clima […] alzare le soglie per gli affidamenti diretti o aumentare i subappalti […] vorremmo valorizzare il ruolo dell’Anac” […] e il reato di resistenza passiva previsto dal ddl Sicurezza “lede il diritto alla manifestazione».
Ha ribattuto Zatterin: «Nessuno vuole porre limiti alle intercettazioni o trojan nelle fattispecie di mafia e terrorrismo. Partiamo dai casi concreti: caso Toti: 3 anni di intercettazioni, 1500 ore di lavori socialmente utili», chiede retoricamente il forzista. Con riferimento al il limite di 45 giorni per le intercettazioni introdotto dalla riforma Nordio, il senatore nota: «Riguarda solo le proroghe a stampone […]». Prosegue l’esponente della maggioranza, rispondendo a Verini, che ritenere che con la riforma Orlando siano finite le diffusioni arbitrarie delle intercettazioni è falso, come dimostrano i casi del governatore Zaia, e del sindaco di Santa Marinella, Tidei, nel Lazio.