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A Reggio la testimonianza di Don Giacomo Panizza: «Il volontariato vero è quello che rende liberi» – VIDEO

Nella sala del Tribunale ecclesiastico, la presentazione del suo ultimo libro “Il dono e la città. Sul futuro del volontariato”. L’arcivescovo Morrone: «L’azione è profetica quando denuncia ciò che è disumano mentre affianca la costruzione di speranza»

A Reggio la testimonianza di Don Giacomo Panizza: «Il volontariato vero è quello che rende liberi» – VIDEO

«Volontario non è chi dà perché ha di più per meritare il paradiso. Neppure lo è chi aiuta chi ha bisogno o vive un momento di difficoltà senza contribuire a debellare quel bisogno e a trasformare quella condizione di mendicante in una dimensione di persona. Volontario è piuttosto colui che si dà per rendere anche l’altro una persona libera, un cittadino o una cittadina che poi voglia a sua volta aiutare gli altri a essere liberi».

Anche a Reggio Calabria, nella sala del Tribunale Ecclesiastico, don Giacomo Panizza ha pungolato le coscienze e suscitato interrogativi, portando la sua testimonianza di prete militante per l’uguaglianza, per una coscienza critica e per l’impegno al fianco degli ultimi affinché smettano di esserlo per aiutare altri a fare lo stesso.

«Il volontariato come ci racconta il vangelo è libertà. Gesù, diceva: “Se vuoi, vieni”. Dunque il volontariato è libertà che genera libertà negli altri, è aiutarsi vicendevolmente. Nel volontariato conta cosa fai e dove conduci le persone che aiuti, cosa lasci nella loro vita. I valori di solidarietà, gratuità e reciprocità vanno letti alla luce dell’essenziale e imprescindibile “fase pedagogica” che è stimolo a chi fa e a chi riceve affinchè a sua volta faccia del bene», ha detto ancora don Giacomo Panizza.

Il dono per andare avanti “insieme”

Di origini bresciane ma ormai calabrese di adozione, fondatore di Progetto Sud, una comunità autogestita di persone con disabilità a Lamezia Terme, don Giacomo Panizza si è opposto alla tracotanza mafiosa dopo avere preso in gestione un bene confiscato e da oltre 20 anni vive sotto scorta.

Ha pubblicato quest’anno il volume “Il dono e la città. Sul futuro del volontariato” (Bibliotheka editore), un’articolata riflessione sul welfare sociale che, per sua stessa ammissione avrebbe voluto intitolare “Il dono e la vita”. «Per vivere con gli altri non servono i contratti, che valgono per altre cose. Per convivere e portare avanti una città che sta in piedi con le sue periferie che invece barcollano o sono in mano a prepotenti che intimoriscono la gente. Per andare avanti insieme in un territorio, il dono è il primo passo necessario da compiere», ha sottolineato.

«Siamo in questa esistenza per riscoprirci donati gli uni agli altri. Eppure è difficile mettersi insieme. Dobbiamo essere capaci non di risolvere la storia ma di dare respiro e dignità alle persone. L’azione è profetica quando denuncia ciò che è disumano mentre affianca la costruzione di speranza. Il lavoro profetico fa vedere da qui la possibilità di procedere in meglio. Tu fai questo lavoro e sei di esempio, tu sei un dono. Continua a esserlo», così l’arcivescovo di Reggio-Bova, monsignor Fortunato Morrone rivolgendosi a don Giacomo Panizza, in apertura dell’incontro moderato da Orsola Foti, direttrice della Biblioteca diocesana di Reggio.

Le testimonianze di Lucia Lojacono, direttrice del Museo diocesano, Maria Angela Ambrogio, direttrice della Caritas, Cristina Ciccone della cooperativa sociale Res Omnia e di Pasquale Neri, portavoce del Forum Terzo Settore Calabria, hanno preceduto l’intervento di don Giacomo Panizza con la partecipazione della giornalista Maria Pia Tucci.

Volontariato “critico” e “politico”

Il libro di don Giacomo Panizza propone un’accurata analisi del welfare sociale. «Saremo capaci di futuro solo se sapremo assumere uno stile di “volontariato adulto”, che non operi solo in risposta a ciò che vede a occhio nudo, ma indaghi con sguardo critico nel profondo delle cause immediate e remote delle difficoltà e del disagio. Un ruolo politico, dunque (…) Le associazioni di volontariato non sono nate per mettere cerotti improvvisati a pubbliche amministrazioni incuranti del welfare e dei diritti di chi ha più bisogno. I corpi intermedi della società non si aggregano per arginare le distrazioni o le malefatte della politica e del mercato. E costituiscono luoghi privilegiati non quando distribuiscono doni consolatori ma se accompagnano le persone a mettere in moto la solidarietà e rigenerano fiducia
negli abitanti di un territorio.

Servono volontariati diversificati che si rafforzino spingendosi oltre l’ambito sociale, dando maggior consistenza anche ad altri settori quali la protezione civile, l’ambiente e l’energia, i beni culturali, gli stili di vita rispettosi della decrescita dei consumi, la cittadinanza partecipata, l’educazione a pratiche civiche costruttive di comunità locali. Perché non solo il volontariato sociale, ma l’intero arcipelago dei volontariati è un potenziale messaggero di legalità. Ci si dovrebbe corresponsabilizzare coesi a edificare l’uguaglianza ancora problematica nel Paese», scrive don Giacomo Panizza.

Agire con l’obiettivo dell’autonomia dell’altro e della parità

Invocato un volontariato adulto che praticando la giustizia, generi parità. «Le persone vanno aiutate ad aiutarsi, a scommettere. Se dopo loro aiutano noi, allora abbiamo fatto bene. Nel libro parlo di un volontariato adulto perché non è solo quello delle cose belle ma è anche quello della fatica perché c’è l’obiettivo della libertà dell’altro, della dignità e della sua autonomia delle persone e dei territori che trovano spesso ostacoli vicini e lontani, nel prepotente, nell’imbroglione e nei sistemi che li fanno vivere nella disuguaglianza. Il volontariato, dunque, deve non solo parlare del bene ma anche di politiche della libertà, di uguaglianza e di giustizia più che di legalità perché certe volte le leggi non sono tutte precise. Giustizia è aiutare chi è irretito da chi è più potente, perché la giustizia ti porta ad essere alla pari», ha detto ancora don Giacomo Panizza.

L’impegno nella testimonianza

Don Giacomo Panizza ha scritto centinaia di saggi e brevi contributi. Tra i suoi libri Io sono un grande sognatore: sfide e opportunità degli stranieri ad una terra accogliente (Laruffa, 2007); Capaci di futuro (Rubbettino, 2005); Finché ne vollero (Edizioni Paoline, 2002). Inoltre ha curato Il dono: iniziatore di senso, di relazioni e di polis (Rubbettino, 2003). Feltrinelli ha pubblicato Qui ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso. La storia del prete che ha sfidato la ’ndrangheta (con Goffredo Fofi, 2011).

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