Dialoghi con la magistratura | La riforma della giustizia che fa discutere, Capone: «Serve equilibrio per garantire imparzialità e credibilità»
Giudici e pm pronti a confrontarsi con i cittadini per ricostruire un «rapporto di fiducia» necessario per affrontare un grande cambiamento
Riforma della Giustizia, separazione della carriera e rapporto tra magistratura e cittadinanza. È stato partecipato e ricco di spunti di riflessione. Un dialogo diretto con domande e risposte, sul tema della riforma costituzionale della giustizia e non solo. Questo il senso e il contenuto del terzo incontro della rassegna “Dialoghi con la Magistratura – La riforma costituzionale della giustizia”, organizzata dai magistrati dell’Anm Sezionale di Reggio Calabria (appartenenti ai Circondari di Reggio Calabria, Locri e Palmi).
I magistrati Silvia Capone, Presidente della Sezione Dibattimento presso il Tribunale di Reggio Calabria, Walter Ignazitto, Procuratore della Repubblica Aggiunto presso il Tribunale di Reggio Calabria, e Caterina Catalano, Consigliera presso la Corte di Appello di Reggio Calabria, e sarà moderato da Giuseppina Laura Candito, Segretaria della G. E. S. dell’A. N. M. di Reggio Calabria.
L’incontro strutturato come un “question time”, ossia come un dialogo diretto tra i magistrati ospiti e il pubblico, ha consentito di mettere in chiaro diversi aspetti di quello che potrebbe diventare un cambiamento epocale.
Per la Capopne «la credibilità del provvedimento e del magistrato che lo ha emanato dipende dalla capacità del provvedimento di trovare convinzioni nel pubblico. Si tratta della funzione extra-processuale della motivazione, come definita da autorevole dottrina, tanto più efficace quanto più vi sia consonanza tra i suoi svolgimenti e la cultura diffusa di una comunità in un dato momento storico.
C’è un’accettazione sociale generalizzata e uniforme. Non è possibile, né auspicabile, formulare motivazioni eccentriche o inutilmente provocatorie. Motivazioni di questo tipo creano un distacco tra cittadini e magistrati, che nuoce allo stato costituzionale. La credibilità della magistratura è basata sulla fiducia dei cittadini. Viene in primo piano l’immagine dell’imparzialità, giacché a poco vale lamentare una scarsa accettazione dei provvedimenti giurisdizionali, se si dovessero registrare comportamenti dei magistrati tali da giustificare ragionevoli perplessità sull’assenza di preconcetti ideologici o condizionamenti pratici in grado di inquinare il processo formativo delle decisioni».
Ed è questione di equilibrio così come evidenziato anche negli incontri precedenti. «Con il mantenimento di tale equilibrio, non si garantisce solo l’imparzialità, ma si preserva la credibilità della magistratura. Tuttavia, i limiti imposti dal concetto di equilibrio e moderazione pongono difficoltà nel controllo, che rischia di degenerare in una censura incostituzionale. È quasi impossibile evitare che una manifestazione di pensiero politico da parte di un magistrato provochi l’indignazione delle forze politiche contrarie a tali opinioni. Si osserva che, nella prassi, i magistrati sono considerati imparziali solo quando sono d’accordo con il potere politico, mentre sono giudicati faziosi in caso contrario».