Reggio, Paolillo: «La chiusura del mercato di Piazze del Popolo in contrasto al movimento di ritorno alla terra»
«Auspico la riapertura del mercatino di Piazza del Popolo per dare la possibilità ai consumatori di poter acquistare frutta e verdura direttamente con i produttori valutandone la qualità»

«La storia dei mercati contadini ha radici che risalgono agli inizi degli anni ’70, quando in diversi Paesi occidentali, dagli Stati Uniti all’Europa, nel quadro del movimento di ritorno alla terra, si sono fatte strada la rivendicazione e la ricerca di vie alternative allo sviluppo dominante del sistema agroalimentare, al fine di consentire la sopravvivenza di forme diverse di agricoltura e per consentire alle fasce più deboli di poter acquistare beni di primaria necessità (frutta e verdura sono gli alimenti che da sempre consigliano dietologi e nutrizionisti)». E’ quanto scrive in una nota il Dr. Antonio Paolillo, Tecnologo Alimentare.
«I farmers’ markets o farmers markets, letteralmente “mercati dei contadini” o “mercati contadini”, sono mercati generalmente svolti all’aperto e a cadenza settimanale o mensile, dove i produttori agricoli effettuano la vendita diretta delle proprie produzioni. Ovunque si vada questa è prassi comune in tutta Italia e nei Paesi Europei. Questi mercati si sono rapidamente diffusi negli ultimi anni a livello nazionale, seguendo una tendenza già in atto in molti altri Paesi occidentali, in Europa, appunto, e ancor prima negli Stati Uniti ma, a Reggio Calabria sembra essere un dato in controtendenza, vista la chiusura di Piazza del Popolo da sempre vocata al commercio di prodotti ortofrutticoli a Km zero.
Insieme ad altre esperienze di vendita diretta, gestite in forma individuale o collettiva, i mercati rionali si inseriscono in quel quadro di iniziative definite nel nostro Paese comunemente con il termine “filiera corta“, ma conosciute anche come “circuiti brevi di produzione-consumo” (short food circuits) o come “network (o sistemi) agroalimentari alternativi” (alternative food networks). Molti sono i termini utilizzati, come si evince, per avvantaggiate un sistema di vendita circolare, ma ciò che accomuna gran parte di queste iniziative è proprio questo: la creazione di alternative alle logiche e alle relative modalità organizzative del sistema agroalimentare dominante, si pensi alla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) nella direzione di un riavvicinamento, di un accorciamento delle distanze – fisiche, sociali, culturali, economiche – tra mondo della produzione e mondo del consumo. Una ricerca di alternative che è maturata in seno allo stesso sistema agroalimentare, in risposta agli effetti negativi e alle criticità generatisi nel suo processo di sviluppo.
Il lavoro dei mercanti ortofrutticolo si colloca dunque all’interno di queste nuove strategie e la scelta del Sindaco Giuseppe Falcomatà sembra essere controversa a questi principi. Il mercato di Piazza del Popolo trova espressione in una grande varietà di iniziative a livello locale, le quali sono state avviate in un primo momento per iniziativa di gruppi di piccoli produttori ma hanno successivamente visto coinvolti anche altri soggetti – amministratori locali, soggetti pubblici responsabili delle politiche di sviluppo rurale, organizzazioni professionali agricole, organizzazioni e movimenti sociali – in una molteplicità di interessi ed obiettivi specifici.
In Italia la vendita diretta dei prodotti alimentari è una pratica che, nonostante il processo di modernizzazione del sistema agro-alimentare non è mai venuta meno ed è tutt’ora presente su tutto su tutto il territorio nazionale. Si auspica, dunque, la riapertura del mercatino di Piazza del Popolo non fosse altro per dare la possibilità ai consumatori di poter acquistare frutta e verdura direttamente con i produttori valutandone la qualità».
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