Interdittive antimafia e controllo giudiziario, partecipato confronto a Palmi
L’appuntamento è stato organizzato dalla Camera Civile e dalla Camera penale della cittadina pianigiana in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati

di Giuseppe Mancini – Un pubblico numeroso ha fatto da cornice all’importante convegno sul tema “Informazioni Interdittive Antimafia e Controllo Giudiziario”, svoltosi presso la pinacoteca della Casa della cultura di Palmi. L’appuntamento è stato organizzato dalla Camera Civile e dalla Camera penale della cittadina pianigiana in collaborazione con il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.
Nel corso dell’incontro, l’autorità prefettizia, la magistratura penale e amministrativa e l’avvocatura si sono confrontate in maniera proficua su un tema di scottante attualità, soprattutto in Calabria, alla ricerca di un difficile equilibrio tra l’ampia discrezionalità che connota le misure amministrative di prevenzione antimafia e la tutela dei diritti delle imprese che vengono coinvolte in tali procedimenti.
L’evento, alla presenza di autorità civili e militari, ha avuto inizio con i saluti istituzionali, coordinati da Vittorio Chindamo, presidente della Camera Civile di Palmi. Si sono succeduti al microfono, Piero Viola, Presidente del Tribunale di Palmi; Caterina Criscenti, Presidente del TAR di Reggio Calabria; Emanuele Crescenti, Procuratore della Repubblica di Palmi; Giuseppe Ranuccio, Sindaco di Palmi; Angelo Rossi, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Palmi e Giuseppe Milicia, Presidente della Camera Penale di Palmi.
Il compito di introdurre i lavori e di moderare gli interventi dei relatori è stato affidato all’avvocato Pasquale Simari, della Camera Civile di Palmi, il quale, prima di dare la parola al Prefetto di Reggio Calabria, ha evidenziato come i dati forniti dal Ministero dell’Interno, dalla Direzione Investigativa Antimafia e dall’Autorità Nazionale Anti Corruzione, attestino che la Calabria è la regione che negli ultimi anni ha visto il maggior numero di imprese colpite da interdittive antimafia. Ha destato particolare impressione il dato, fornito sempre dall’avvocato Simari, secondo cui il rapporto tra il numero delle interdittive e quello delle imprese in Calabria è superiore di tre volte rispetto alla Sicilia e di cinque volte rispetto alla Campania. Allo stesso tempo, tuttavia, è stato evidenziato come, dopo le modifiche legislative introdotte alla fine del 2021, il trend sia cambiato, perché il numero di interdittive emesse in Calabria si è più che dimezzato.
Quest’ultimo dato è stato espressamente confermato dal Prefetto di Reggio Calabria Clara Vaccaro che, dopo aver premesso che l’adozione di una interdittiva antimafia così come di un provvedimento di scioglimento di un consiglio comunale è per lei fonte di grande sofferenza, ha sottolineato come il suo ufficio stia emettendo meno interdittive rispetto al passato, in quanto nei casi meno gravi si preferisce utilizzare il nuovo strumento della prevenzione collaborativa, che consente all’impresa di continuare ad operare sotto il controllo della Prefettura.
L’intervento di Stefano Musolino, procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, è stato invece incentrato sull’istituto del controllo giudizario a domanda, introdotto nel 2017 per consentire alle imprese attinte da una interdittiva antimafia per situazioni di “agevolazione occasionale” dei poteri mafiosi, di poter continuare ad operare sotto il controllo del Tribunale per le Misure di Prevenzione. Il magistrato ha messo in evidenza il differente tipo di valutazione che viene effettuato in sede penale rispetto a quanto avviene in sede amministrativa, nonostante il legislatore indichi che in entrambi i casi si debba accertare se l’agevolazione nei confronti delle organizzazioni criminali sia stata o meno di carattere stabile.
Maria Teresa Santoro, Vice Presidente della Camera Penale di Palmi, ha illustrato le enormi difficoltà che incontra il difensore chiamato a difendere un’impresa che subisce una interdittiva antimafia e, per non dover cessare la propria attività, si vede poi costretta a richiedere al Tribunale per le Misure di Prevenzione il controllo giudiziario. L’aspetto di maggiore criticità evidenziato dall’avvocato Santoro è rappresentato dalla limitatezza degli strumenti difensivi di cui dispone l’impresa rispetto a provvedimenti emessi in base ad una valutazione discrezionale del Prefetto e che si fondano in molti casi su documenti coperti da segreto o infarciti da omissis.
Sulla stessa lunghezza d’onda si è sviluppato l’intervento di Oreste Morcavallo, delegato regionale della Società Italiana degli Avvocati Amministrativisti che, tra l’altro, ha sottolineato come per rendere l’idea delle conseguenze dell’interdittiva antimafia sia molto efficace la definizione di “ergastolo dell’imprenditore”.
A concludere i lavori è stato Vincenzo Salamone, Presidente del TAR di Napoli, che ha colto tutti gli spunti scaturiti dagli interventi che lo hanno preceduto, fornendo indicazioni sugli orientamenti assunti dalla giurisprudenza amministrativa in ordine ai vari profili problematici evidenziati dai relatori. In particolare, il magistrato ha segnalato che la percentuale di interdittive emesse rispetto ai procedimenti di verifica avviati dalle prefetture è solo del 5% del totale, e ciò dimostra, a suo avviso, che, al netto della diversa sensibilità dei vari Prefetti, non esiste un atteggiamento persecutorio nei confronti delle imprese.