martedì,Aprile 22 2025

L’Anac avvia un monitoraggio sul Ponte sullo Stretto: richieste di documentazione a tre ministeri

L’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha ufficialmente avviato un monitoraggio sul più grande appalto d’Italia, quello per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina

L’Anac avvia un monitoraggio sul Ponte sullo Stretto: richieste di documentazione a tre ministeri

L’Autorità Nazionale Anticorruzione ha inviato richieste formali di accesso alla documentazione relativa al Ponte sullo Stretto di Messina a tre ministeri: Economia, Infrastrutture e Ambiente. Queste richieste sono state indirizzate a Giancarlo Giorgetti, Matteo Salvini e Gilberto Pichetto Fratin il 19 febbraio scorso, con l’avvertimento che l’autorità guidata da Giuseppe Busia sta monitorando attentamente il progetto da 14,5 miliardi, secondo stime governative ufficiali. Ne dà notizia il Fatto Quotidiano.  

L’esposto inviato all’Anac all’inizio di dicembre

Questa mossa è stata scatenata da un dettagliato esposto inviato all’Anac all’inizio di dicembre, che evidenzia varie problematiche legate all’opera: dalla fattibilità ingegneristica e tecnica alla sicurezza, fino agli aspetti economici del progetto redatto dal consorzio Eurolink, guidato da Webuild, l’azienda capitanata da Pietro Salini, attualmente dominante nel settore degli appalti pubblici in Italia.

Il monitoraggio in corso implica una fase di valutazioni approfondite e accertamenti. L’Anac ha richiesto l’accesso alla documentazione prevista dal decreto con cui Salvini ha deciso di riprendere l’opera nel marzo 2023, interrotta nel 2012 dal governo Monti. La documentazione deve essere presentata al Cipess, il comitato per le grandi opere, e include il piano economico finanziario, non ancora approvato nonostante la scadenza prevista fosse alla fine del 2024. Anac ha chiesto di essere aggiornata in caso di approvazione da parte del Cipess.

Accesso agli atti e vincoli normativi

L’Anac ha richiesto i documenti previsti dal decreto con cui, nel marzo 2023, Salvini ha riavviato il progetto, sospeso nel 2012 dal governo Monti. Tra questi rientrano il piano economico-finanziario – ancora in attesa di approvazione, nonostante le proroghe che hanno spostato la scadenza a fine 2024 – e gli atti che dovranno essere sottoposti al Cipess, il comitato per le grandi opere. L’Anac vuole inoltre verificare il rispetto della direttiva UE del 2014 sugli appalti, che impone l’obbligo di gara qualora il valore di un appalto ripristinato superi del 50% quello originario. Nel caso del Ponte, il costo è passato dai 4,5 miliardi del 2005 agli 8,5 miliardi del 2012, fino ai 14,5 miliardi attuali. Il ministero delle Infrastrutture ha però costruito una complessa architettura tecnica per giustificare l’aumento come semplice aggiornamento prezzi, aggirando l’obbligo di nuova gara.

Una procedura controversa e finanziamenti a rischio

L’intervento dell’Anac arriva in un momento delicato per il progetto, fortemente voluto da Salvini. A dicembre, il ministro ha blindato il finanziamento statale, aumentando di 2 miliardi lo stanziamento complessivo, portandolo a 13,6 miliardi. Per reperire le risorse, sono stati sottratti circa 6 miliardi dal Fondo di Sviluppo e Coesione, destinato per l’80% al Sud, con tagli diretti alle quote di Calabria e Sicilia (1,6 miliardi) e ai fondi per la manutenzione stradale dei Comuni (1,5 miliardi). L’obiettivo era ottenere l’approvazione del progetto al Cipess entro dicembre 2024, ma il termine non è stato rispettato. Salvini ha promesso un via libera prima a gennaio, poi a febbraio, ma l’iter resta incompleto.

Un ulteriore ostacolo è la Valutazione di incidenza ambientale (Vinca), ancora in sospeso. Il ministero dell’Ambiente non ha dato il via libera perché alcune aree dello Stretto, tutelate dalla rete europea “Natura 2000”, potrebbero subire impatti significativi. Bruxelles potrebbe autorizzare il progetto solo in presenza di “motivi imperativi di rilevante interesse pubblico”.

Le criticità ambientali e il nodo della penale

L’intero iter autorizzativo presenta diverse incongruenze. A novembre, la Commissione di Valutazione Ambientale ha espresso parere favorevole, ma con ben 62 prescrizioni, di cui 56 da ottemperare prima dell’approvazione esecutiva. Otto di queste prevedono monitoraggi di un anno su aspetti cruciali come approvvigionamento idrico, gestione dei rifiuti, sicurezza delle discariche e indagini geologiche, sismologiche e paleo-sismologiche.

Nonostante le incertezze, Stretto di Messina Spa punta a ottenere il via libera dal Cipess entro Pasqua per avviare i lavori. Il cronoprogramma prevede l’apertura dei cantieri principali entro il 2025, con un’esecuzione “a fasi” anziché in blocco, come deciso da Salvini. Tuttavia, la vera corsa riguarda la penale per il consorzio Eurolink.

Nel 2013, Webuild e i partner di Eurolink hanno intentato una causa contro lo Stato chiedendo 700 milioni di risarcimento. Il ricorso è stato respinto in primo grado, ma la prossima udienza è fissata per giugno. Il decreto di Salvini prevede che, dopo l’ok del Cipess, vengano negoziati atti aggiuntivi per il ripristino del contratto e la rinuncia alla causa da parte di Webuild. Tuttavia, secondo Il Fatto Quotidiano, il negoziato è già in corso e uno dei punti critici è proprio la penale.

Nel 2009, sotto il governo Berlusconi, l’allora amministratore di Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci, aveva negoziato una clausola che prevedeva una penale in caso di mancata approvazione del progetto, pari al rimborso delle spese sostenute e al 5% del valore del contratto. L’ipotesi attuale è di raddoppiare la percentuale al 10%, il che significherebbe un esborso superiore al miliardo di euro. Garantire questa penale equivarrebbe a blindare definitivamente il contratto dell’opera.

Nuovi contratti e costi aggiuntivi

Nel frattempo, Stretto di Messina Spa continua a stipulare contratti. A gennaio, ha rinnovato l’incarico a quattro membri del comitato scientifico con un compenso di 50mila euro a testa. Lo stesso comitato ha formulato 68 raccomandazioni sul progetto definitivo, da eseguire in fase esecutiva, un altro elemento che contribuisce a rendere il processo ancora più complesso e controverso.

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