A TU PER TU | Elena Trunfio racconta come sta cambiando il parco archeologico di Locri-Epizephiri – VIDEO
La direttrice del museo traccia un bilancio positivo del suo mandato: «Visitatori aumentati, perché non inserirlo nella didattica scolastica?»

«Essere direttore di uno dei parchi archeologici più grandi della Calabria è una grande responsabilità». Così il direttore del sito archeologico di Locri-Epizephiri Elena Trunfio, ospite negli studi de “Il Reggino” del format “A tu per tu”. «E’ un sito che documenta una delle colonie più importanti della Magna Grecia – ha raccontato – il mio è un lavoro costante, che richiede impegno e competenza, ma certamente con gli strumenti propri della valorizzazione museale, abbiamo avviato un percorso di riqualificazione».
Architetto e dottore di ricerca in Storia dell’architettura all’università di Palermo, funzionario del ministero della Cultura dal 2018 e direttore di musei dal 2021, Elena Trunfio ha la fortuna di svolgere il lavoro per cui ha studiato con grande costanza e sacrificio. «Sono lieta di poter spendere le mie competenze in un luogo complesso e problematico, ma dalle grandi potenzialità – ha dichiarato – Ho anche la fortuna di avere accanto a me delle figure valide e appassionate, e non è una cosa da poco».
Dei suoi primi tre anni di mandato alla guida del sito archeologico locrese, traccia un bilancio positivo. «Il parco negli anni sta aumentando il numero di visite – ha rimarcato – Il lavoro di cui vado più fiera è il costante rapporto con la comunità, che si sente rappresentata da questo luogo. I musei non sono del Ministero della Cultura ma della gente. In queste settimane è in corso un cantiere che darà un nuovo volto al parco archeologico, progettato attraverso le più moderne tecniche per l’accessibilità».
Tra gli aspetti su cui ha puntato molto nel corso della sua gestione, c’è quello della comunicazione. «La comunicazione al pubblico per un museo è fondamentale – ha espresso – Ho voluto comunicare un luogo che non fosse antico ma che venisse percepito in maniera viva e contemporanea. Abbiamo iniziato delle campagne social, fornendo una comunicazione fresca e immediata con eventi che abbracciano tanti interessi legati al mondo della cultura».
Positivo anche il rapporto con le scuole del territorio. «Puntiamo molto al coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi, perché riteniamo che l’educazione al patrimonio culturale debba partire dai più piccoli per condurli in un percorso durante la loro vita di educazione scolastica. Inserirlo nella didattica? Assolutamente si, sarebbe auspicabile almeno nelle scuole calabresi. Purtroppo la Calabria rimane ancora la Cenerentola in termini di divulgazione».
Il Parco archeologico nazionale di Locri, tra i più estesi della Calabria, è situato lungo la SS 106 “Jonica” a circa 5 km dall’odierna città di Locri, nel sito della colonia magno-greca di Lokroi Epizephyroi. Nell’area del Parco sono presenti due realtà espositive: il Museo archeologico nazionale, inaugurato nel 1971 con la denominazione di “Antiquarium di Locri” e dichiarato museo nazionale nel 1998, dedicato alla narrazione della vita di Locri nel periodo greco, e il Complesso museale Casino Macrì, che conserva le testimonianze riconducibili all’età romana e tardo-antica. L’età protostorica della Locride è documentata nel “Museo del territorio” di Palazzo Teotino Nieddu del Rio, nel centro di Locri, inaugurato nel 2018. Quattro gli itinerari di visita proposti al pubblico. Il primo parte dal Museo della polis greca e attraversa i settori orientali e settentrionali con tratti della cinta muraria, due torri difensive, una delle porte di accesso alla città, il santuario del Tesmophorion e l’area sacra di Marasà.
«Come immagino il futuro? Lo immagino radioso, luminoso, in cui la comunità possa essere presente, che continui ad essere vissuto e visitato e che possa raccontare un’altr astoria della Calabria, che affonda le radici nel mondo greco». Elena Trunfio è anche direttrice del sito archeologico di Bova Marina. «E’ un sito meno conosciuto ma assolutamente rilevante nello scenario dei beni archeologici calabresi. Il sito documenta la seconda sinagoga più antica dell’Occidente, del quarto secolo d.C., ad oggi una delle maggiori, forse l’unica struttura riconosciuta come luogo ebreo all’interno della nostra Calabria, dall’importanza centrale per la presenza ebraica».