L’Aeroporto dello Stretto cresce, ma vola mezzo vuoto: numeri record a febbraio, ma gli aerei restano “leggeri”
A febbraio 67.677 passeggeri e movimenti in aumento del 145%. Ma i voli internazionali viaggiano ancora a due terzi della capienza, con i collegamenti che faticano a tenere il passo delle rotte nazionali

L’Aeroporto dello Stretto chiude il mese di febbraio con una crescita netta. 67.677 passeggeri e 590 movimenti rappresentano numeri mai raggiunti prima in questo periodo dell’anno, con un aumento del +145,8% rispetto al febbraio 2024. La media per volo è stata di 115 passeggeri, su una capacità media di circa 174 posti: un riempimento del 66%, che resta positivo rispetto al passato, ma ancora insufficiente per parlare di piena sostenibilità.
I dati si inseriscono in un contesto in forte evoluzione per lo scalo reggino, che si avvicina a una ricorrenza simbolica: a fine aprile si compirà il primo anno dalla presenza operativa di Ryanair a Reggio Calabria, con l’avvio delle sue rotte nazionali e internazionali. È un passaggio chiave: l’infrastruttura ha cambiato volto, ha visto crescere l’offerta, ha cominciato a ritrovare numeri significativi. Ma la lettura complessiva dei dati richiede più attenzione di quanto suggeriscano i soli incrementi percentuali.
Il punto critico resta la tenuta dei voli internazionali. A febbraio, Ryanair ha registrato su queste tratte un coefficiente di riempimento medio del 54%, ma con punte molto basse: il Reggio–Londra Stansted ha viaggiato al 49%. Un dato che pesa anche nel confronto con gli altri scali calabresi. A Reggio, i passeggeri internazionali sono stati 12.738. A Lamezia, 14.125. Eppure Reggio ha avuto sei movimenti in più. Tradotto: più voli ma meno persone a bordo. Il sorpasso non è avvenuto e, al contrario, evidenzia una difficoltà concreta nel consolidare la domanda estera.
Anche sul fronte della programmazione interna, qualche crepa si è aperta. Alla fine di marzo è uscito di scena il volo ITA Airways per Milano Linate con partenza mattutina e rientro serale, introdotto a fine ottobre e operato in night stop sull’aeroporto reggino. La compagnia lo aveva indicato come un collegamento addizionale per la sola winter season, ma nessuna interlocuzione pubblica ha portato a una proroga per l’estate. Il collegamento è scomparso dal sistema di prenotazione e, con esso, una delle rotte più funzionali per professionisti, studenti e pazienti in viaggio per motivi di salute.
Il nodo resta sempre lo stesso: la crescita dello scalo è concreta, ma non è ancora solida. I numeri ci sono, ma senza un sistema di tutele, di accompagnamento istituzionale, di strategia chiara sulle rotte e sul presidio della continuità territoriale, rischiano di diventare picchi estemporanei.
I dati di febbraio raccontano una crescita reale, ma ancora instabile. La domanda è in movimento, ma i voli faticano a riempirsi e i collegamenti più preziosi non trovano protezione. La rotta cancellata da ITA, il mancato sorpasso sugli internazionali, il peso silenzioso dei riempimenti: sono elementi che segnalano una traiettoria da orientare, non da dare per acquisita. Chi guarda ai numeri di oggi come a un punto d’arrivo rischia di sbagliare prospettiva. Perché in assenza di una direzione chiara, anche le crescite più incoraggianti restano esposte a qualunque vento contrario.