Assistenti educativi, nella giornata dell’Autismo la protesta silenziosa a Palazzo San Giorgio: «Noi ci siamo, anche se ci tagliano»
UILTemp e CISL FP minacciano lo stato di agitazione. «Studenti disabili senza supporto, lavoratori umiliati. E la Città Metropolitana resta in silenzio»

Il 2 aprile è la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo. Un giorno che, ogni anno, accende parole importanti: inclusione, rispetto, attenzione. Ma quest’anno, dentro Palazzo San Giorgio, sede del Comune di Reggio Calabria, quelle parole per alcuni sono risuonate vuote. A cercare un senso sono gli assistenti educativi e alla comunicazione delle scuole superiori della provincia: una rappresentanza di circa 400 lavoratori, provenienti da diversi istituti, che ogni giorno siedono accanto agli alunni con disabilità. Non per spiegare una lezione, ma per renderla possibile.
Sono loro, le figure atipiche della pubblica amministrazione, a trovarsi oggi con un contratto dimezzato e nessuna risposta. «Ci sembrava giusto farci sentire in maniera silente» dice Stefano Princi, dirigente sindacale UILTemp, «non volevamo creare polemiche, anzi facciamo un plauso a queste giornate, ma è giusto che la nostra presenza fosse qui». Al suo fianco Vincenzo Sera, segretario generale della CISL Funzione Pubblica. «Siamo qui in questa bellissima giornata del 2 aprile, perché in una città che parla di cultura e civiltà, bisogna dimostrarla anche nei fatti».
La loro non è una manifestazione con megafoni e bandiere, ma un atto di denuncia composto. Il cuore della protesta è la riduzione unilaterale delle ore di lavoro decisa a gennaio dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, senza alcun confronto con i sindacati. Una decisione che ha colpito i lavoratori e, soprattutto, ha messo a rischio la continuità dell’inclusione scolastica per decine di studenti con disabilità. In un giorno dedicato alla consapevolezza, loro hanno scelto la presenza. Perché essere invisibili, oggi, non era più possibile.
Una decisione unilaterale, un taglio alle ore che colpisce tutti
Tutto parte da una circolare interna emanata dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria nel gennaio scorso. Un atto indirizzato a tutti gli istituti superiori della provincia, in cui si disponeva una riduzione delle ore di servizio per gli assistenti educativi e alla comunicazione. Nessun confronto preventivo con i sindacati, nessuna spiegazione dettagliata.
«Prontamente, insieme alla CISL e all’amico Vincenzo Sera, abbiamo fatto una richiesta di incontro urgente» ricorda Stefano Princi, che denuncia la scelta dell’ente di procedere in modo unilaterale, tagliando le ore e riducendo il monte retributivo di figure che rappresentano «un presidio quotidiano di inclusione». L’incontro si è tenuto il 30 gennaio alla presenza del vicesindaco Carmelo Versace, del delegato all’Istruzione Giovanni Latella e della dirigenza tecnica della Città Metropolitana. «Ma da quella riunione non siamo usciti con nessuna risposta concreta. Solo un impegno a fornirci chiarimenti nel più breve tempo possibile».
A preoccupare maggiormente è che la riduzione delle ore non nasce da un taglio dei fondi regionali, come inizialmente ipotizzato. Anzi, come chiarisce Princi, «quel fondo è addirittura aumentato: si è passati da un milione e seicento mila euro a circa un milione e sette». Ma la Città Metropolitana, non integrando con risorse proprie, ha scelto comunque di dimezzare il servizio. «Così facendo, oltre a penalizzare la remunerazione oraria di queste importanti figure, si è creato un disagio agli studenti disabili e alle loro famiglie». Per i sindacati, è un atto che mina le fondamenta del diritto allo studio. Perché dietro ogni ora cancellata, c’è un bambino o una bambina senza supporto, e un lavoratore meno tutelato.
Promesse disattese
Le spiegazioni attese dopo l’incontro di fine gennaio non sono mai arrivate. Anzi, nel corso dei mesi, a fronte di comunicati stampa, solleciti e dichiarazioni pubbliche, l’ente ha mantenuto un silenzio istituzionale che pesa. «Non siamo stati mai smentiti, eppure non ci è mai stata data una risposta ufficiale» sottolinea Stefano Princi, evidenziando la totale assenza di trasparenza. Nessuna nota, nessuna convocazione, nessun chiarimento pubblico da parte della Città Metropolitana.
La questione, per i sindacati, è anche tecnica. Vincenzo Sera ricorda che gli assistenti educativi e alla comunicazione operano con contratti atipici, e che per loro «la pubblica amministrazione non può stipulare accordi diretti come per il personale ordinario». È proprio per questa condizione borderline che il supporto garantito dagli enti locali diventa decisivo, sia per la continuità lavorativa che per la tenuta del servizio nelle scuole.
Ma la vera contraddizione è tutta nei numeri. Il contributo regionale destinato al servizio, secondo quanto ricostruito dai sindacati, non solo non è stato tagliato, ma è addirittura cresciuto rispetto agli anni precedenti. «L’amministrazione si era forse adagiata sull’idea del solo contributo regionale, ma la norma è chiara: tu, ente locale, devi garantire questo servizio. È un servizio essenziale» incalza Sera. Eppure, nessun fondo integrativo è stato stanziato, nessuna misura correttiva è stata messa in campo.
Il risultato è un effetto domino che parte dalla burocrazia e arriva alle aule scolastiche. E mentre le ore tagliate restano, i lavoratori si trovano impoveriti, e gli alunni disabili privati della figura di supporto prevista dal PEI – il Piano Educativo Individualizzato.
Un presidio quotidiano di diritti: chi sono gli assistenti educativi
Sono circa 400, sparsi in tutta la provincia reggina. Hanno contratti precari, condizioni spesso incerte, ma ogni giorno svolgono un compito decisivo: rendere possibile l’inclusione scolastica. Non sono insegnanti, né personale Ata. Sono assistenti educativi e alla comunicazione, figure che affiancano alunni con disabilità nel percorso quotidiano tra i banchi. Non sostituiscono nessuno, ma compensano tutto ciò che la scuola da sola non può garantire.
«Tagliare le loro ore significa tagliare i diritti degli studenti» afferma Vincenzo Sera, che mette in fila le ricadute. «I ragazzi non hanno questa figura accanto per tutte le ore previste dal PEI, e così non possono svolgere nel miglior modo possibile l’attività scolastica». Una riduzione che, oltre a danneggiare il lavoratore, incide in modo diretto sulle famiglie e sui bambini.
Per Stefano Princi, la questione è ancora più profonda. «Questo è un fondo garantito per Costituzione. L’inserimento scolastico dei bambini con disabilità è un diritto. E negarlo, anche solo in parte, è una responsabilità grave». Le parole pesano, perché i fatti lo impongono: l’orario tagliato, scevro dal dato tecnico, è un tempo sottratto alla possibilità di crescere, imparare, partecipare.
«Nonostante tutto, gli assistenti educativi continuano a svolgere il loro servizio» aggiunge Princi. Lo fanno ogni giorno, anche quando mancano tutele, certezze, riconoscimento. Ma ora, chiedono che almeno non manchi la dignità.
Verso lo stato di agitazione
Il 2 aprile, lo stesso giorno della Giornata dell’Autismo e della protesta silenziosa dentro Palazzo San Giorgio, le sigle sindacali UILTemp e CISL FP hanno inoltrato una nuova lettera ufficiale alla Città Metropolitana di Reggio Calabria, con cui sollecitano un incontro entro sette giorni. Un atto formale che nasce da settimane di attesa, di richieste inevase, di silenzi rimasti tali.
Nella lettera si ripercorre l’intera vicenda: dalla comunicazione iniziale di taglio orario, agli impegni assunti durante l’incontro del 30 gennaio, fino all’attuale stallo. Si denuncia la mancata regolamentazione del servizio, la difformità gestionale tra istituti e soprattutto l’assenza di una volontà politica di rispondere a una questione che riguarda i diritti delle persone con disabilità.
«Questa inadempienza comporta il rischio di vedere sospendere l’erogazione dei servizi essenziali e fondamentali alle fasce più deboli del territorio reggino» si legge nella nota firmata dai rappresentanti sindacali Stefano Princi e Vincenzo Sera. Se entro sette giorni non ci sarà una convocazione ufficiale, i sindacati attiveranno lo stato di agitazione previsto dalla legge. La comunicazione è stata inviata anche al Prefetto di Reggio Calabria, a sottolineare che il tempo dell’attesa è ormai scaduto.
Nel frattempo, però, i lavoratori restano. Restano nei corridoi, tra le aule, accanto ai ragazzi. Restano mentre il servizio si svuota, mentre le ore si dimezzano, mentre le parole restano parole. E chiedono che almeno questo, ora, non sia più ignorato.