sabato,Maggio 17 2025

Ponte sullo Stretto, il comitato No Ponte: «Un’opera di guerra contro calabresi e siciliani»

La nota diffusa dai comitati e dai movimenti territoriali che si oppongono al progetto

Ponte sullo Stretto, il comitato No Ponte: «Un’opera di guerra contro calabresi e siciliani»

«Il Ponte sullo Stretto è un’opera di guerra, ma contro calabresi e siciliani». Comincia così la nota diffusa dai comitati e dai movimenti che da anni si oppongono alla realizzazione dell’infrastruttura tra Calabria e Sicilia. Un documento che punta il dito contro l’ultima definizione attribuita al progetto dal governo, quella di “opera strategica per la mobilità militare”.

Secondo i promotori della nota, si tratta di una scelta che nulla ha a che fare con lo sviluppo dei territori o con i bisogni reali della popolazione, ma che serve esclusivamente ad aggirare le normative ambientali europee e a sfruttare le deroghe di spesa in nome della “difesa”. Il tutto, in un contesto in cui – si legge – «si impongono sacrifici alle classi popolari mentre si spalancano le casse pubbliche per armamenti, basi e logistica militare».

La critica si allarga alla visione strategica sottesa al progetto: alla Calabria viene assegnato il ruolo di “servitù energetica”, in linea con il Piano Mattei promosso dal governo, mentre alla Sicilia quello di “servitù militare permanente”, sempre più centrale nella rete NATO. «Se mai questo mostro dovesse essere realizzato, non sarebbe solo un monumento allo spreco e alla devastazione, ma anche uno dei principali obiettivi sensibili in caso di attacco terroristico o bellico» – si legge nel testo – «un rischio enorme di cui nessuno parla e che, a quanto pare, nessuno ha neanche valutato seriamente».

Essere contro il Ponte, secondo i firmatari della nota, significa oggi schierarsi contro la guerra, contro la militarizzazione dei territori, contro il riarmo e contro un modello economico che alimenta l’industria bellica a scapito del benessere collettivo.

«La guerra che dobbiamo combattere – scrivono – è per riprenderci il futuro che ci stanno togliendo». Mentre i giovani emigrano per mancanza di opportunità, le aree interne collassano e la sanità pubblica viene progressivamente smantellata, il governo investe in opere e spese militari considerate inutili o addirittura dannose per le popolazioni coinvolte.

Per queste ragioni, i comitati annunciano la loro partecipazione alla manifestazione nazionale del 21 giugno a Roma, «per unire chi dice NO alla militarizzazione, NO all’economia di guerra e NO al Ponte sullo Stretto».

Articoli correlati

top