Marina di Gioiosa, caso Charlie Brown. La replica: «Le denunce di Quattrone un tentativo per zittirci»
Il nipote dell’ex proprietaria respinge le accuse e si difende: «Mai minacciato nessuno. Nessuno può costruire un’attività economica sulla pelle di una persona anziana, sola, e in condizioni di minorata difesa»

«Non ho mai minacciato nessuno. Lavoro 16 ore al giorno nel panificio di famiglia. Sono incensurato, onesto, e mi sto solo occupando di mia zia. Le sue denunce sono solo un tentativo di farmi stare zitto». Respinge le accuse e si difende Giuseppe Palermo, nipote dell’ex proprietaria del “Charlie Brown”, locale di Marina di Gioiosa Jonica su cui il musicista Armando Quattrone ha denunciato pressioni per impedirne l’acquisto.
In un video Palermo, parte civile nella vicenda giudiziaria, ha replicato alle dichiarazioni, denunciando quello che considera un racconto «mistificatorio» dei fatti. Secondo Palermo, la cessione dell’ex Charlie Brown sarebbe avvenuta con «un atto notarile redatto all’interno dell’auto dello stesso Quattrone, per una cifra che ritiene irrisoria rispetto al valore reale dell’immobile: 49.500 euro».
«Altro che 144.000 euro come da presunta stima dell’Agenzia delle Entrate – ha affermato Palermo – Nella stessa Marina di Gioiosa un appartamento di 60 mq si vende a oltre 200.000 euro». Sempre secondo Palermo, sua zia non solo non avrebbe mai concordato il prezzo, ma non avrebbe neanche mai incassato la somma. «La ricevuta esibita da Quattrone – ha proseguito Palermo – è un falso. L’accordo verbale era per 1.200.000 euro».
«Non è stata la ’ndrangheta a impedirgli di fare impresa – sottolinea Palermo – ma i giudici, che hanno ritenuto fondati gli indizi di truffa. Nessuno può costruire un’attività economica sulla pelle di una persona anziana, sola, e in condizioni di minorata difesa». Palermo dunque respinge con fermezza le accuse mosse da Quattrone, che lo avrebbe anche denunciato: «Non ho mai minacciato nessuno. Lavoro 16 ore al giorno nel panificio di famiglia. Sono incensurato, onesto, e mi sto solo occupando di mia zia. Le sue denunce sono solo un tentativo di farmi stare zitto». Il caso ora è nelle mani della magistratura.