giovedì,Giugno 19 2025

Archi-Ortì, una strada (panoramica) per la sopravvivenza della comunità che merita una seconda possibilità – FOTO e VIDEO

Dalle parole del parroco e quelle dei residenti, passando per le necessità del Monastero della Visitazione, emerge la necessità di interventi anche definitivi su un tratto stradale che abbatte i tempi di percorrenza tra il mare e la montagna e che può diventare strategico in ottica turistica

Archi-Ortì, una strada (panoramica) per la sopravvivenza della comunità che merita una seconda possibilità – FOTO e VIDEO

“L’unico posto dove puoi andare dal mare alla montagna in venti minuti”. Per anni, ma ancora oggi se si pensa anche al tratto inaugurato della Gallico-Gambarie, ci siamo riempiti la bocca con slogan di questo tipo, tali da farci gonfiare il pezzo, come se fossero un nostro merito, le bellezze che madre Natura ha assegnato a questi luoghi che noi abbiamo solo la fortuna (o sfortuna per qualcuno) di abitare. Si, perché l’uomo non è che ci abbia messo del suo per accorciare le distanze tra mare e montagna. Anzi, spesso, mettendoci del suo, si è verificato il contrario, e altrettanto spesso quello che c’è non viene curato abbastanza e lasciato all’abbandono.

È un pò, tra le altre, il caso della strada che collega Archi, la periferia nord della città, al centro preaspromontano di Ortì situato ad un’altitudine di circa 650 metri sul livello del mare. Proprio Ortì insieme a Terreti, Arasì, Straorino e Cerasi, fino alla prima decade degli anni 2000, costituivano il cuore della XI circoscrizione. Ma il borgo ha una sua storia essendo stato comune autonomo tra il 1822 e il 1862, fino a quando cioè non fece domanda di accorpamento a Reggio, perfezionato con regio decreto nel 1866.


Ma Ortì è conosciuta anche per essere il cosiddetto “balcone sullo Stretto” grazie ad un panorama mozzafiato che allarga lo sguardo sulla dirimpettaia Sicilia. Quella di Ortì è ricordata come una comunità operosa e una località che sapeva offrire anche delle attrattive peculiari, come il Museo della civiltà contadina e il Museo della Seta. Rappresentava anche la porta d’accesso a quello che fu per un decennio degli anni ’90 il primo ed unico campo da golf (Montechiarello) di Reggio.


Con gli anni però, anche a causa dello spopolamento di quei luoghi, Ortì è sembrata in balia di un destino ineluttabile, che vede spegnersi qualsiasi iniziativa svuotando anche l’interesse per la località, punto di snodo fondamentale per raggiungere Gambarie d’Aspromonte.

A rendere le cose ancora più difficili per i suoi abitanti c’è la strada in questione, quella Archi-Ortì. Per metà assomiglia ad una mulattiera e per metà (l’ultimo tratto in realtà) una strada quantomeno normale. Lungo questo tragitto insiste il Monastero della Visitazione, diventato negli anni anche una meta turistico religiosa su un percorso panoramico preso d’assalto dagli amanti della natura e anche dai ciclisti. Il tutto in un quadro di generale insicurezza che incombe soprattutto su chi utilizza la strada quotidianamente per raggiungere le scuole o il posto di lavoro, o semplicemente per “scendere” in città per fare commissioni.

Voce ai disagi e alle difficoltà


Don Giovanni Zappalà, amministratore parrocchiale di Ortì, Cerasi e Arasì, ha più volte scritto all’amministrazione comunale e finanche alla Città metropolitana. Lo ha fatto al fine di capire chi debba intervenire per la messa in sicurezza della strada, che diventa vitale per la sopravvivenza della comunità.
«Abbiamo parecchie difficoltà, soprattutto in inverno ma anche in estate, con le piogge, la sera, senza luce… ma soprattutto questa strada non è curata. Ci sono tante buche e il manto stradale non è buono, non c’è la messa in sicurezza dei muretti. Senza dimenticare che ci sono stati anche degli incendi in passato che hanno lasciato macerie senza che poi ci sia stato un intervento di pulizia. Quindi – ribadisce Don Giovanni – questa strada non è sicura ma è praticata da tanta gente, anche perché è la strada più veloce per arrivare all’autostrada, a Gallico, in città…».


Per l’amministratore parrocchiale non si tratta solo di decespugliare – le erbacce sono talmente lunghe che in lunghi tratti finiscono per restringere la carreggiata – ma anche di togliere fisicamente la terra dalla sede stradale, invasa da piccole e grandi frane: «Non abbiamo neanche lo spazio se si incrociano due macchine, manca l’illuminazione e una costante pulizia degli alberi». Don Giovanni ricorda anche che in passato le suore di stanza al Monastero hanno avuto un incidente. Facendosi, così, portavoce anche delle sorelle di clausura che glielo hanno chiesto, associa la loro alla voce della comunità che chiede aiuto: «Ci sono due suore che escono per motivi anche di salute, per fare la spesa, ma non solo. Vengono anche molti pellegrini e turisti a visitare il Monastero e quindi la strada è molto praticata anche dai ciclisti, perché è una bella zona di montagna».


Concetto, questo, ribadito da Domenica Arcudi, educatrice residente ad Ortì che presta servizio in un asilo ad Archi. «La strada è diventata anche ciclovia della Calabria e quindi percorribile da ciclisti che vengono da ogni parte d’Italia e forse anche dall’estero». Domenica racconta di averne visti parecchi negli ultimi tempi, con bici attrezzate di portabagagli. Da una parte fanno immaginare un potenziale sbocco turistico della strada, che conduce anche al Monastero, e dall’altro evidenziano l’esigenza di intervenire per garantirne decoro e sicurezza. «La strada è rischiosa, i ciclisti camminano al centro della strada perché i cespugli invadono la carreggiata, e noi con le auto per evitare buche, frane e non rovinare le macchine. Anche per questo chiediamo una continua e puntuale manutenzione».

Manutenzione che, assicurano i cittadini, manca da un po’ su questa strada. E così ci si attrezza come si può, facendo di necessità virtù. Maria Bova, docente di Matematica e fisica al liceo scientifico Leonardo Da Vinci racconta dei diversi espedienti messi in atto per ovviare a determinate situazioni. C’è un gruppo whatsapp utilizzato da diversi abitanti di Ortì per un primo passa parola sulle condizioni della strada. «Ci sono tanti ragazzi che viaggiano, infermieri che hanno turni in ospedale e medici che abitano qui. Già alle prime ore del mattino devono percorrere questa strada. Loro mandano un avviso “state attenti c’è un albero in mezzo alla strada” oppure “son cadute delle pietre” fino a “fate la strada da Terreti” … Ma anche lì a volte abbiamo dei grandi disagi.

Quando ci sono i temporali le frane sono veramente all’ordine del giorno. A volte purtroppo non ne possiamo neanche percorrere una delle due, con grande disagio per chi deve andare a lavorare. Il fatto è che siamo completamente isolati, sia per percorrere la strada da Archi-Ortì sia quella da Terreti che poi è quella diciamo ufficiale. Molti possono dire che quella di Archi non è abilitata ai mezzi di trasporto grandi, però per noi è una via di comunicazione vitale. Ciò perché i tempi di percorrenza sono sicuramente inferiori e poi è importante per i centri piccoli come Ortì, borghi che stanno quasi per scomparire. I ragazzi lavorano fuori, i ragazzi studiano fuori, e i bambini sono costretti a viaggiare già dalla scuola materna. È importante che ci sia una via di comunicazione veloce, ma soprattutto sicura» conclude Maria Bova.


«Questa strada è fondamentale per la nostra sopravvivenza sociale, perché è un mezzo veloce per raggiungere la città». La voce, roca, è quella di Guglielmo Votano, e dà conto del travaglio che la comunità sta vivendo in questi ultimi anni. Per lui è importante che questa strada rappresenti veramente un punto reale di collegamento con la città. «Orti ha vissuto degli anni un pò sottotono – sostiene con orgoglio – ma sembra che ci sia un risveglio di interessi per il territorio. Questa strada, quindi, diventa fondamentale, il percorrerla nel modo sicuro e veloce diventa fondamentale, anche per renderla attrattiva».

L’appello


Da qui l’appello di Guglielmo, che diventa l’appello di don Giovanni, di Domenica e di Maria, ma anche dell’intera comunità di Ortì. «Salendo vi sarete accorti che questa strada ha due volti, un tratto fatto bene, realizzato 5-6 anni fa, e il resto, dal Monastero a scendere, rimasto come quando è stata realizzata. Essendoci stata assicurata l’esistenza di un progetto per la riqualificazione, la messa in sicurezza e l’allargamento, vorremmo sapere qualcosa in più dall’amministrazione comunale. Magari potremmo approfittare, anche con la disponibilità del reverendo, per organizzare un incontro ad hoc con il Comune durante il quale ci sia illustrato lo stato di questo progetto. Anche se non è ufficiale, sappiamo che sta andando avanti ma non sappiamo in che misura e in che condizioni».
Non resta dunque che attendere un segno, una risposta, una data da concordare, da parte dell’amministrazione. Ciò nell’ottica di una Reggio proiettata verso il futuro, non può trascurare i suoi borghi più belli.

Articoli correlati

top