mercoledì,Luglio 9 2025

ADM, i sindacati contro la riforma in Calabria: «Scelte calate dall’alto, rischio caos operativo. Proclamato lo stato di agitazione»

CISL FP, CONFSAL-UNSA e FLP attaccano il nuovo assetto: «Penalizza il territorio, ignora il porto di Gioia Tauro e la voce dei lavoratori»

ADM, i sindacati contro la riforma in Calabria: «Scelte calate dall’alto, rischio caos operativo. Proclamato lo stato di agitazione»

Riceviamo e pubblichiamo:
«Il motivo per cui ci apprestiamo a focalizzare il nostro impegno per questo ulteriore progetto di riforma degli Uffici ADM in Calabria è legato alla non piena condivisione delle scriventi alla riorganizzazione così come ideata. Riconosciamo la potestà organizzativa dell’Amministrazione ma non possiamo sottacere che la stessa debba, in un certo qual modo, essere condivisa dai lavoratori e dalle OO.SS. che li rappresentano. La riforma, elaborata con l’ausilio di algoritmi e quindi per certi versi distaccata dalla realtà calabrese, non si rivela, a parere di chi scrive, funzionale al pieno soddisfacimento di tutti gli interlocutori dell’Ente

Così, le segreterie regionali di CISL FP, CONFSAL-UNSA e FLP sul progetto di riforma ADM in Calabria.

«Molti saranno i risvolti negativi sul piano funzionale e logistico che le scriventi OO.SS. hanno paventato, proprio alla luce delle lagnanze formulate, a vari livelli, da coloro i quali operano da anni sul territorio, primi fra tutti i lavoratori.

In primis non viene considerata la grave carenza di personale nella regione Calabria, più volte denunciata e ad oggi priva di riscontro concreto. Neanche i recenti concorsi hanno portato risorse alla Calabria, né al Sud, secondo gli indirizzi adottati dal management ADM.

Dal 1° maggio 2025, l’Emilia-Romagna – regione pilota – ha avviato la sperimentazione, ma dalle testimonianze dirette emerge un quadro di caos operativo. Una simile applicazione in Calabria produrrebbe effetti gravemente disfunzionali.

La riorganizzazione in fieri rischia di paralizzare gli uffici ADM calabresi, nello specifico:

  • L’Ufficio di Gioia Tauro perderebbe la sua specifica attività portuale, retrocedendo da I a II fascia dirigenziale. I lavoratori perderebbero la specifica indennità prevista.
  • L’Ufficio di Reggio Calabria verrebbe privato delle competenze su Dogane e Accise per i Comuni di Gioia Tauro, Rosarno, San Ferdinando e per l’intera provincia di Vibo Valentia.
  • La provincia di Cosenza non solo perderebbe l’Ufficio regionale dei Monopoli, ma non otterrebbe neppure un Ufficio doganale guidato da dirigente, nonostante l’ampiezza territoriale e operativa: caso unico in Italia.
  • La Direzione territoriale risulterebbe frammentata su tre sedi: Reggio, Gioia Tauro e Cosenza.
  • L’Ufficio di Roccella Jonica verrebbe declassato a Sezione dell’UADM Reggio.
  • L’Ufficio di Catanzaro, già gravato da competenze su tre province, assorbirebbe anche le funzioni sui Giochi attualmente in capo all’UM Cosenza, senza aumento di personale.

L’intero impianto è stato calato dall’alto, senza confronto né concertazione, ignorando il contributo che le OO.SS. avrebbero potuto offrire grazie alla presenza quotidiana nei luoghi di lavoro.

Le osservazioni presentate sono state ignorate. In particolare, era stato chiesto:

  • mantenimento delle competenze portuali all’UADM Gioia Tauro;
  • mantenimento delle attuali competenze a Reggio Calabria;
  • unificazione della Direzione Territoriale in un’unica sede;
  • ridefinizione territoriale con Catanzaro su Catanzaro e Crotone, e Cosenza su Cosenza.

Paradossale l’assegnazione all’Ufficio di Gioia Tauro di attività extra portuali, senza rafforzarne l’organico. Con 4 milioni di TEU movimentati l’anno, e la già nota carenza di personale, l’Ufficio non sarebbe in grado di assolvere ai nuovi carichi, compromettendo la lotta al narcotraffico, attività cruciale nello scalo.

Se i suggerimenti fossero stati accolti, si sarebbe potuta costruire una riforma efficace e condivisa.

La politica territoriale, l’Autorità Portuale, gli operatori e anche il Vicepremier Tajani hanno ribadito l’importanza di preservare il ruolo doganale del porto, fulcro strategico per l’intero Paese.

Il sindacato non può tacere: l’Ufficio di Gioia Tauro nasce per il porto e non è strutturato per nuove funzioni complesse. Mancano formazione, personale e supporto dirigenziale.

L’Agenzia ha adottato un modello organizzativo standardizzato, non aderente alle specificità locali. E anche il management regionale, dopo un incontro puramente formale, non ha mostrato disponibilità a modifiche.

Richieste di attivare interpelli speciali per i posti vacanti in Calabria sono state ignorate, mentre in altre regioni sono stati accolti con successo.

I lavoratori di Gioia Tauro hanno chiesto un incontro. L’unico risultato ottenuto è la proposta di assegnare 2-3 assistenti, misura chiaramente insufficiente.

Anche il Presidente dell’Autorità Portuale e il Sindaco di Gioia Tauro hanno richiesto un potenziamento della Dogana, a garanzia dell’efficacia dei controlli.

La riforma, invece, va in direzione opposta.

Lo stesso precedente Direttore Territoriale ad interim aveva affermato:
«L’Ufficio di Gioia Tauro è il volano della Direzione. Serve potenziamento, non depotenziamento».

Per questo, è stato proclamato lo stato di agitazione, con comunicazione alla Prefettura competente.
Il tentativo di conciliazione del 9 giugno si è concluso negativamente: nessuna apertura, solo reiterazione di quanto già dichiarato il 4 aprile.

Il Direttore Di Noto ha rivendicato la scelta di ampliare le competenze dell’Ufficio di Gioia Tauro a tutto il territorio di Vibo, Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando, senza prevedere risorse aggiuntive.

Attualmente, l’attività doganale in porto è garantita con il 30% di lavoro straordinario.

Le OO.SS. sono quindi costrette ad attivare tutte le azioni di lotta sindacale, inclusa la proclamazione di giornate di sciopero.

Inoltre, la recente procedura di mobilità penalizza la Calabria: 13 ingressi e 13 uscite, nessun saldo positivo.

Si auspica che la riforma tenga conto di carichi di lavoro, formazione, conciliazione vita-lavoro e reale disponibilità di organico.

La Calabria ha bisogno di efficienza, non di nuovi fallimenti organizzativi. Il Porto è un’infrastruttura strategica per il Paese.

Il sindacato non vuole scontri, ma confronto.
Decisioni unilaterali saranno interpretate come un grave atto di chiusura, contrario ai principi di concertazione e rispetto del lavoro pubblico.

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