Atleti paralimpici calabresi, un esempio di resilienza durante la pandemia
Lo sport unisce e supera l'errata convinzione che la disabilità porti con se dei limiti. Proprio per questo gli atleti paralimpici diventano testimonial infondendo coraggio e fiducia
La reggina Aurora Sabotini ha solo 18 anni e ha già vinto non solo medaglie nel nuoto, la sfida più ardua è stata quella di abbattere ogni ostacolo sfidando la disabilità e vincendo ogni pregiudizio ed è diventata così la testimonial della Federazione italiana paralimici. «Non sono mai stata una combattiva – ci racconta Autora – ma lo sport mi ha dato la forza e il coraggio di credere in me stessa e affrontare sempre nuove sfide. Proprio per questo poter rappresentare questo mondo per me è un onore e vorrei lanciare questo messaggio a chi guarda con timore alle discipline paralitiche: non abbiate paura, allenatevi con costanza e non mollate. I risultati alla fine arriveranno».
Vittorie e covid
Quello lanciato da Aurora è un messaggio di speranza supportato dal delegato regionale della Finp Maurizio Marrara che ha confermato come il periodo della pandemia sia stato duro anche per gli atleti che hanno dovuto resistere e continuare nonostante tutto gli allenamenti. Esempio di costanza e resilienza che ha portato i suoi frutti. «Nonostante il covid abbiamo chiuso recentemente i campionati italiani assoluti dove la Calabria si è comportata più che bene, infatti, abbiamo laureato tre campioni. Lo sport è importante per tutti ma lo è ancor di più per questi ragazzi e a loro diciamo di non arrendersi mai e non fermarsi perché arriveranno a breve tempi migliori».
La cultura dello sport paralimpico
I lunghi mesi trascorsi tra chiusure e senza strutture sportive aperte è stato un ostacolo ulteriore ma nonostante tutto questi ragazzi non si sono fermati raggiungendo traguardi importanti. Ma l’attività del comitato paralimico non si ferma agli allenamenti e il presidente reggino del comitato italiano paralimpici Antonello Scajola ha confermato che sono in corso tante attività per far entrare questo mondo all’interno delle scuole e delle università perché «nei luoghi della cultura si deve divulgare il messaggio dello sport paralimpico che supera il concetto di inclusione che noi odiamo in quanto prevede l’esclusione. Lo sport è per tutti, nessuno escluso». Proprio per questo sono stati attivati percorsi mirati anche in convenzione con le tre università calabresi affinché la storia di ogni atleta possa diventare stimolo e incoraggiamento per chi pensa ancora che la disabilità porti con se dei limiti.