giovedì,Aprile 25 2024

Promozione B, la Cinquefrondese accusa la Deliese: «Aggressione fisica ai nostri dirigenti»

La società, in trasferta a Delianuova, in una nota sui social parla di «violenza gratuita e immotivata» consumata domenica scorsa sugli spalti

Promozione B, la Cinquefrondese accusa la Deliese: «Aggressione fisica ai nostri dirigenti»

di Roberto Saverino

«Abbiamo aspettato qualche giorno prima di scrivere, cercando di smaltire la delusione e l’amarezza per un calcio che non ci appartiene e da cui ci sentiamo distanti anni luce». Comincia così la nota della Cinquefrondese, società militante nel girone B di Promozione, la cui squadra domenica scorsa è stata battuta per 1-0 in casa della Deliese.

Ed è in merito a quanto sarebbe accaduto sugli spalti che la Cinquefrondese, sui propri canali social, diffonde una lettera di denuncia nella qual si parla di «aggressione fisica ai nostri dirigenti» che «non può e non deve passare sottotraccia, lo dobbiamo a noi stessi e a tutti quelli che come noi credono in uno sport sano, ricco di valori e volàno di sviluppo sociale per le nostre comunità».

Ed ancora: «Accettiamo la sconfitta arrivata sul campo, pur condannando altri spiacevoli episodi successi sul terreno di gioco, non cerchiamo alibi per il risultato acquisito meritatamente sul campo dai nostri avversari. Quello che non va assolutamente accettato è il rimanere in silenzio davanti alla violenza gratuita e immotivata». Da qui un sentito «grazie a chi ha cercato di fermare gli aggressori», evitando così «conseguenze ben peggiori».

La Cinquefrondese aggiunge che quelli appena trascorsi «sono stati giorni difficili per i dirigenti aggrediti e per tutta la nostra società», anche perché «una partita di calcio dev’essere gioia e divertimento al di là del risultato sportivo» e allora la stessa «non può trasformarsi in un incubo per chi ogni giorno ci mette impegno e sudore, sacrificando lavoro e famiglia pur di stare vicino alla squadra».

Quindi la conclusione: «Auspichiamo che fatti del genere non succedano più, ma tutti dobbiamo fare la nostra parte, a partire dalle società che devono isolare i violenti e dissociarsi da atteggiamenti squallidi che nulla hanno a che vedere con il calcio e con lo sport in generale».

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