giovedì,Aprile 25 2024

Mondiali in Qatar, il reggino Infantino in tribuna d’onore per la cerimonia d’apertura

Il presidente della Fifa presente dopo le polemiche dei giorni scorsi circa le sue dichiarazioni: «Per quello che gli europei hanno fatto dovrebbero passare i prossimi tremila anni a scusarsi prima di dare lezioni»

Mondiali in Qatar, il reggino Infantino in tribuna d’onore per la cerimonia d’apertura

E’ cominciata in perfetto orario, alle 17.40 locali, la cerimonia di apertura dei mondiali di calcio 2022 in Qatar. Si sono spente le luci nel grande stadio di Al Khor, a 50 km da Doha, l’Al Beyt, a forma di tenda beduina. I danzatori sono entrati in scena dopo un lungo applauso al padre dello sceicco Al Thani, arrivato in tribuna dove già era presente il figlio. Le tribune sono quasi piene. In tribuna, anche il reggino Gianni Infantino, presidente della Fifa, al centro delle polemiche nei giorni scorsi per via delle sue dichiarazioni durante la conferenza stampa di apertura del Mondiale, dove ha toccato il tema dei diritti umani in Qatar e in particolare dello sfruttamento dei lavoratori immigrati.

Infantino, facendo riferimento alla piena legittimità per la Fifa di organizzare il torneo nel discusso Paese arabo ha affermato: «Oggi mi sento Qatari, africano, arabo, migrante, gay. Sono un figlio di lavoratori migranti. I miei genitori hanno lavorato molto duramente e in difficili condizioni. Ricordo come gli immigrati venivano trattati alle frontiere, quando volevano le cure mediche. Quando sono diventato presidente della Fifa, ho voluto vedere qui le sistemazioni dei lavoratori stranieri e sono tornato alla mia infanzia. Ma come la Svizzera a poco a poco è diventata un esempio di integrazione, così sarà per il Qatar».

Infantino è poi tornato alla sua storia personale di bambino, figlio di reggini emigrati, che si erano conosciuti alla stazione di Briga, dove entrambi lavoravano. «Naturalmente io non sono Qatari, arabo, migrante, gay, disabile – ha affermato -. Ma so che cosa voglia dire essere discriminato, so che cosa vuole dire essere straniero in un Paese straniero. Da bambino mi bullizzavano perché avevo i capelli rossi, perché ero italiano e non parlavo bene il tedesco. Ma tu accetti la sfida, provi a farti degli amici, nuovi contatti, non rispondi all’insulto con l’insulto. Oggi sono orgoglioso della Fifa, di questo marchio sulla giacca, di questo Mondiale, che sarà un bellissimo evento, il più bello che ci sia mai stato».

«L’Europa dovrebbe scusarsi per 3000 anni»

Per Infantino poi, l’Europa non può dare lezioni morali al Qatar. «Per quello che gli europei hanno fatto nel mondo negli ultimi tremila anni, dovrebbero passare i prossimi tremila anni a scusarsi prima di dare lezioni alla gente – ha affermato – . Quante di queste aziende europee o occidentali che guadagnano miliardi dal Qatar, quante di loro hanno affrontato i diritti dei lavoratori migranti con le autorità? Nessuna, perché se cambi la legge significa avere meno profitti. Ma noi l’abbiamo fatto, e la Fifa genera molto meno di qualsiasi di queste società del Qatar».

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