martedì,Febbraio 11 2025

Reggina, goditi l’amore di Toti Porcino per la maglia amaranto: « È una passione che mi travolge e mi spinge a dare sempre il massimo»

Il legame indissolubile con la città spinge il centrocampista amaranto a lottare senza sosta esercitando la sua leadership. Il gruppo e la determinazione per superare gli ostacoli, le impressioni sui mister Pergolizzi e Trocini, e lo spauracchio del ricorso. «Scaramantico? Voglio solo il bacio di mia figlia»

Reggina, goditi l’amore di Toti Porcino per la maglia amaranto: « È una passione che mi travolge e mi spinge a dare sempre il massimo»

di Francesco Trimboli – Toti Porcino è un giocatore che incarna la passione e l’impegno per la Reggina. Ogni suo gesto in campo è motivato da una determinazione che va oltre il semplice obiettivo sportivo: è il desiderio di rendere orgogliosa la sua città. La sua leadership, nata dal rispetto e dall’esperienza, è un valore che unisce squadra e tifosi. Con la sua energia e il suo amore per la maglia amaranto, Porcino è pronto a lottare per il successo, facendo sempre il massimo per la sua squadra e per la città che lo ha cresciuto. In questa intervista il centrocampista della Reggina, racconta la sua esperienza come calciatore e la sua profonda connessione con la città e la squadra. La sua passione per la maglia amaranto e la determinazione di lottare per il campionato sono il cuore pulsante di un gruppo che vive ogni partita come una battaglia. Un’intervista emozionante che svela l’importanza del legame con la città e dell’impegno per raggiungere il successo.

Toti, ha vissuto diverse stagioni con la Reggina. Come sta vivendo questa nuova esperienza e quali sono le sue sensazioni rispetto al passato, in un momento così delicato per la squadra?

«Quando si gioca, le emozioni sono sempre forti. Sono molto contento del momento che stiamo vivendo. Siamo una squadra compatta e convinta della propria forza. Spero che tutto vada per il verso giusto quest’anno. Rispetto al passato, vivo questa fase con molta motivazione, soprattutto perché siamo consapevoli di quanto sia importante questo momento per la squadra e la città».

Che tipo di gruppo ha trovato quest’anno alla Reggina? Come descriverebbe l’ambiente che vive quotidianamente?

«Il gruppo è fantastico, molto unito. La maggior parte di noi proviene dal settore giovanile, e questo crea un legame speciale. È un’emozione particolare ritrovarsi a lottare insieme per un obiettivo così importante e stimolante. Inoltre, ci sono tanti amici con cui ho giocato in passato, e questa unione rende l’esperienza ancora più bella».

La partita di domenica ha messo in evidenza una grande maturità da parte della squadra, soprattutto in un momento delicato della stagione. Come siete arrivati a questa solidità mentale che prima mancava?

«Quando entriamo in campo, pensiamo solo a vincere. La vittoria è la nostra priorità. Ci siamo detti che dovevamo anteporre il risultato a qualsiasi altra cosa. In campo, abbiamo risposto con determinazione e, vincendo nettamente, abbiamo dato la migliore risposta possibile. È il comportamento che ci si aspetta da professionisti».

Ai tempi di Zeman giocava nei tre davanti. In caso di emergenza, visto l’assenza probabile di Grillo domenica a Ragusa, pensa di poter ricoprire quel ruolo?

«Sì, potrei farlo, ma credo che il mister mi veda più come centrocampista, dove posso dare un po’ più di quantità. In quella posizione, gli attaccanti possono concentrarsi maggiormente sull’aspetto offensivo, mentre io mi occupo di dare supporto in fase di recupero. Personalmente, mi trovo bene in mezzo al campo e più partite faccio, più mi sento a mio agio. Tuttavia, la mia natura è quella dell’esterno, quindi potrei ricoprire anche quel ruolo senza problemi».

Pensa che alla squadra manchi ancora qualcosa in fase offensiva? L’assenza di Grillo potrebbe influire sul rendimento complessivo?

«Paolo ha dato un grande contributo da quando è arrivato, sia in termini di qualità che di esperienza. Se dovesse mancare, dovremo essere bravi a compensare la sua assenza, ma sono convinto che i ricambi che sono entrati anche domenica possano dare un grande apporto. Abbiamo una squadra forte e chi giocherà al posto di Grillo farà sicuramente il suo dovere».

Parlando di ricambi, Renelus è un grande talento. Quali sono le sue caratteristiche?

«Renelus è un grande giocatore, ha un motore impressionante, ma a volte ha troppa fretta di fare. Questo è un aspetto che può migliorare. Deve imparare a essere più tranquillo e decisivo nelle sue azioni. Ma, sinceramente, non ho mai visto tanti altri giocatori con la sua intensità. Ha un potenziale enorme, e sono sicuro che continuerà a crescere».

Bruno Barranco, che tipo di giocatore è? Cosa pensa del suo rendimento?

«Bruno è un giocatore forte, al di là dei gol che segna. Ora sta acquisendo molta sicurezza e fa giocare bene la squadra. Penso che il suo rendimento sia stato sottovalutato da alcuni, ma sta rispondendo alla grande. Se continua così, spero che segni molti altri gol e ci aiuti a vincere il campionato».

Il 23 gennaio ci sarà l’udienza. La squadra è fiduciosa riguardo la situazione?

«Ci hanno detto di stare tranquilli, perché è stato fatto tutto secondo i criteri della Lega. Siamo sereni e non dobbiamo preoccuparci di cose che non possiamo gestire. L’unica cosa che dobbiamo fare è concentrarci sulle partite e vincere il più possibile».

Ha avuto esperienza con due allenatori molto diversi come Pergolizzi e Trocini. Cosa pensa delle rispettive filosofie?

«Entrambi gli allenatori sono molto preparati e vincenti. Mister Trocini ha una filosofia più offensiva, con un pressing alto che valorizza il nostro gioco. Mister Pergolizzi, invece, era un grande motivatore e cercava sempre di infondere fiducia nella squadra. A volte, però, la squadra si abbassava troppo e non avevamo sempre la sicurezza necessaria. Mister Pergolizzi ha avuto poco tempo per impostare il suo gioco a causa di situazioni personali difficili, ma entrambi sono stati grandi allenatori. Credo che alla fine, indipendentemente dall’allenatore, siamo noi i protagonisti in campo».

La squadra conta molti reggini. Pensa che questo influisca sulla forza del gruppo?

«Assolutamente sì. Viviamo le partite in modo diverso, con una passione che ci spinge sempre a dare il massimo. La nostra forza nei momenti di difficoltà è proprio il legame con la maglia e la città. Siamo tanti reggini, e tutti sentiamo quanto sia importante questo per noi e per i tifosi. Vogliamo vincere a tutti i costi e non molleremo mai».

Quanto è importante per lei il legame con la città e con i tifosi?

«Il legame con la città è fondamentale. La Reggina non è solo una squadra di calcio, è un simbolo, un’identità. I tifosi vivono ogni partita con passione e intensità, e questo ci dà una forza enorme. Nei momenti di difficoltà, siamo più motivati proprio per loro, perché sappiamo quanto è importante per la città vedere la squadra lottare fino alla fine. E noi, come squadra, non molleremo mai. La nostra determinazione è anche il riflesso dell’attaccamento che abbiamo per questa maglia e per i nostri tifosi».

La Curva Sud ha sempre supportato la squadra, anche nei momenti difficili. Pensa che il sostegno dei tifosi sia anche merito dei senatori, che hanno ben chiaro l’obiettivo finale?

«Credo di sì. La Curva Sud ci ha sempre sostenuto e non ci ha mai abbandonato. La gente sa quanto ci teniamo e questo attaccamento si vede nelle nostre prestazioni. Anche nei momenti più difficili, il sostegno dei tifosi non è mai mancato. Il nostro impegno in campo rispecchia l’affetto e la passione dei tifosi».

Toti, nonostante le difficoltà che avete attraversato, la voglia di giocare e l’impegno non sono mai venuti meno. Come ha vissuto quei momenti di difficoltà?

«Anche nei momenti più difficili, la voglia di giocare e di lottare non è mai venuta meno. La “fame” di vittoria è sempre stata presente, costante. Abbiamo attraversato periodi complessi, ma fortunatamente siamo riusciti a superarli. Oggi siamo più determinati che mai. Voglio vincere con tutto me stesso, e lo sento in ogni fibra del mio essere. Ogni partita, ogni allenamento, è per me una battaglia che mi coinvolge profondamente. La Reggina è una parte di me, un legame che va ben oltre il semplice impegno professionale. È una passione che mi travolge e mi spinge a dare sempre il massimo, senza riserve. Se mi dicessero che non dovrei più giocare, ma che la squadra vincerebbe il campionato, firmerei senza pensarci due volte. L’importante è il risultato finale, la vittoria della squadra».

La sua leadership nello spogliatoio è evidente. Cosa significa per lei essere un punto di riferimento per i suoi compagni?

«Per me, essere un leader non significa avere la voce più forte, ma essere un punto di riferimento nei momenti cruciali. È una responsabilità che prendo seriamente, consapevole che le parole possono motivare o cambiare la rotta. Quando le difficoltà si fanno sentire, il mio ruolo è spingere i compagni a non mollare e a credere che, insieme, possiamo superare tutto. La leadership è un processo continuo di crescita, che mi ha portato a diventare sempre più responsabile nel tempo, grazie all’esperienza e alla maturità. La vera forza di un leader nasce dai momenti vissuti con la squadra».

Come ha costruito la sua personalità da leader? Quanto è importante per lei non lasciare mai nulla di intentato?

«Quando ero più giovane, sentivo che dovevo prendere parola, ma sempre con rispetto, senza mai esagerare. Ora che sono più grande e più esperto, quella voglia di alzare la voce e fare sentire la mia presenza è diventata più forte. Non riesco più a trattenermi quando vedo che c’è bisogno di un intervento. Quando c’è qualcosa da dire, non esito a farlo, sempre nel rispetto dei miei compagni. Non lo faccio per fare polemica, ma perché sento una responsabilità, una pressione positiva di dover dare di più. È una parte naturale del mio percorso di crescita, sia come giocatore che come persona. A volte è necessario dire le cose come stanno, e lo faccio senza timore».

La sfida con il Ragusa sarà una partita fondamentale per l’obiettivo promozione. Come vi state preparando per questa sfida?

«Abbiamo già parlato tra di noi e sappiamo che le prossime due partite, contro Ragusa e Acireale, saranno difficilissime. Sono partite dure, dove molti hanno fatto fatica, e sappiamo che ci aspetta una guerra in campo. Non sarà facile giocare il nostro solito calcio tecnico, ma siamo pronti ad affrontare qualsiasi difficoltà pur di portare a casa i tre punti. Ogni partita è una battaglia, e la nostra determinazione è più forte che mai».

Come vive la preparazione alla partita? Ha abitudini particolari che si porta dietro da una vita?

«Non sono scaramantico, ma ho delle abitudini che mi piace mantenere prima di ogni partita, soprattutto ora che ho una famiglia. Ad esempio, se mia figlia non mi dà il bacio prima di partire, non esco sereno di casa. La cerco e non parto finché non mi saluta, le dico che le devo dare l’energia per la partita. È più un’abitudine che una scaramanzia, qualcosa che mi fa sentire bene. Poi, ho altre piccole routine, come l’ordine in cui metto le protezioni o le scarpe. Se non le faccio, non mi sento a posto. È un modo per entrare nel giusto stato mentale, ma non credo che se facessi qualcosa di diverso mi cambierebbe la partita. Mi piace essere pronto e fare queste cose prima di ogni gara. È più una questione di abitudine, che di vera e propria superstizione».

Come gestisce la pressione in una stagione così importante, e c’è dialogo con la società riguardo agli obiettivi?

«Siamo tutti nella stessa squadra, dalla società ai giocatori, all’allenatore. La pressione esiste, ma è normale quando si lavora per un obiettivo così grande. La società ci supporta e ci fa sentire parte di una famiglia. Ci sono sempre discussioni, ma sono costruttive, e alla fine abbiamo tutti lo stesso obiettivo: vincere. La società non ci fa mai mancare nulla, facendoci allenare al meglio. Siamo uniti, e questo è l’aspetto più importante».

Ha giocato contro diverse squadre, tra cui Siracusa, Scafatese, e Sambiase e Vibonese. Quale di queste lo ha impressionato maggiormente?

«Onestamente, sono rimasto impressionato dal Sambiase per il ritmo e la qualità di gioco che ha espresso. È stata una delle sorprese di questo campionato, ma ormai non lo è più, visto che è al secondo posto in classifica. La vittoria contro il Siracusa, una squadra che non perdeva in casa da tanto tempo, dimostra quanto siano forti».

Che significato ha per lei giocare insieme a giocatori come Barillà, Salandria, Ragusa, Dall’Oglio, Adejo? Quanto è importante per voi sentirvi sostenuti dalla città?

«È un’esperienza incredibile. Ne parlavamo prima della partita con il Città di Sant’Agata, e ci siamo resi conto che il nostro gruppo è davvero speciale. Siamo tutti legati a questa città e a questi colori, è una grande motivazione. Significa che il lavoro fatto da noi e dalla vecchia società amaranto è stato positivo. Giocare insieme a loro non è solo un privilegio, ma una responsabilità, perché siamo consapevoli di cosa rappresentiamo per i tifosi e per la città. Ci sentiamo tutti fratelli che lottano per un obiettivo comune, e questo ci unisce ancora di più».

Nella vita di tutti i giorni, quali sono le sue ambizioni e cosa si aspetta per il futuro?

«Nella vita di tutti i giorni, sono un papà. Mi piace dedicarmi alla mia famiglia, perché è la cosa più importante per me. Oggi, ad esempio, ho passato tutto il tempo con loro, e credo che sia fondamentale dare equilibrio alla mia famiglia, far vivere i miei figli in un ambiente sano. Ho scelto di tornare a Reggio proprio per questo: per stare vicino alla mia famiglia e dare loro la stabilità che merita. Per il futuro, ora penso solo a vincere il campionato con la Reggina. Non so cosa mi riserverà, ma per ora la mia unica ambizione è quella di dare il massimo sul campo. Se riusciremo a raggiungere questo obiettivo, poi si vedrà».

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