Reggina, il cuore a sud di Taibi: «Con il calore del “Granillo” si scriverà una nuova pagina di storia»
Intervista con l’ex ds alla vigilia del match clou con il Siracusa. Oggi in forza alla Pistoiese l'ex portiere amaranto apprezza il lavoro di Bonanno e parla del suo legame con Reggio: «La curva è la mia seconda famiglia»

Massimo Taibi rappresenta uno dei simboli della Reggina, sia come calciatore che come dirigente. In un calcio che sempre più spesso è segnato da dinamiche di mercato e da figure poco legate al territorio, la sua dedizione e il suo amore per la causa Reggina sono rimasti un esempio per tutti. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la sua esperienza, i momenti più emozionanti e il legame speciale con Reggio Calabria.
Ci parli un po’ della sua esperienza alla Pistoiese: cosa l’ha convinta a ripartire da questo progetto?
«Quando mi è stato proposto il progetto della Pistoiese, sono stato colpito dalla serietà della società e dal piano a lungo termine del presidente, con l’obiettivo di salire gradualmente nei professionisti. Dopo un anno di fermo, cercavo un progetto stimolante, e la vicinanza a casa, a Modena, con bambini piccoli, ha reso tutto ancora più perfetto»
Cosa rappresenta per lei Reggio Calabria e cosa l’ha spinta a restare fino all’ultimo, nonostante le difficoltà e le altre offerte?
«Reggio Calabria per me è come casa. Mi sento in debito con la città, perché mi ha dato tanto e ho sempre ricevuto grande amore e rispetto, sia da calciatore che da dirigente. Ho avuto altre offerte, anche da squadre di Serie B, ma ho scelto di restare fino alla fine perché credevo nel progetto e nei miei compagni. Mi sono sentito responsabile, come se fossi il portabandiera di una causa importante. Ho creduto nella salvezza fino all’ultimo e, nonostante il colpo durissimo di non essere stati iscritti, ci abbiamo provato con dignità. Purtroppo, qualcuno aveva già deciso per noi, ma non possiamo dire di non aver lottato»
Cosa le porta dietro l’esperienza a Reggio, sia sul piano umano che professionale?
«A livello umano, sono stato accolto benissimo sin da giocatore. Da dirigente, ho avuto l’opportunità di crescere molto, anche grazie a qualche critica costruttiva che mi ha fatto migliorare. Ho sempre lavorato con il cuore, mettendo da parte la razionalità. Sul piano professionale, in quei cinque anni e mezzo, abbiamo ottenuto dei risultati straordinari. Nonostante le difficoltà, siamo riusciti a salvarci e a lottare per la Serie A, ed è stato molto soddisfacente. Se avessimo avuto un po’ di fortuna in più, credo che avremmo raggiunto risultati ancora più grandi»
Che pensiero ha sulla nuova dirigenza, in particolare sul direttore sportivo Bonanno?
«Bonanno è una persona seria, discreta e rispettosa. Le sue parole sono poche, ma i suoi fatti parlano da soli. Quest’anno sta dimostrando di essere un ottimo dirigente, con la giusta visione per far crescere la squadra. La Reggina ha bisogno di persone come lui, capaci di fare la differenza. Sono convinto che la squadra stia andando nella giusta direzione»
Ha mai preso in considerazione l’idea di tornare alla Reggina?
«Al momento credo che sia giusto un cambiamento, anche se una parte di me resterà sempre legata a Reggio. Ho dato tanto e credo che la gente lo sappia. Ora è il momento per nuove forze e nuove energie per il futuro del club. Ho vissuto 8 anni intensi, ora vedo il futuro con serenità, ma il mio cuore è sempre con Reggio»
La Curva Sud ha sempre avuto un legame speciale con lei. Cosa pensa del calore che la tifoseria le trasmette ancora oggi, anche nei momenti difficili?
«La Curva Sud è sempre stata un punto di riferimento per me. La tifoseria reggina è unica, perché segue la squadra con passione e senza secondi fini. Ho avuto il piacere di vivere tante emozioni con loro, sia in casa che in trasferta. Sono sempre stati al fianco della squadra, nei momenti di vittorie e nelle difficoltà. Non ci sono molte tifoserie in Italia come quella di Reggio»
Cosa l’ha spinta a puntare su giocatori che in molti non consideravano, e come si sente vedendo oggi i loro successi?
«Quando ero a Reggio, molti hanno criticato l’acquisto di alcuni giocatori, ma oggi possiamo vedere quanto fossero talentuosi. Questi sono risultati che mi rendono orgoglioso, perché quando li ho portati a Reggio, ho visto qualcosa che forse altri non vedevano»
Cosa ricorda del suo periodo a Reggio come calciatore, in particolare dei momenti più emozionanti?
«Ci sono tanti momenti che ricordo con emozione. Sicuramente la salvezza nel primo anno in Serie A è stato un grande successo, così come il gol contro l’Udinese. Ma ci sono anche dolori, come quella partita contro il Verona, dove siamo stati beffati all’ultimo minuto. Questi momenti, belli e brutti, fanno tutti parte della mia storia con Reggio.»
Qual è il suo messaggio per i tifosi in vista della partita contro il Siracusa?
«Il mio messaggio è semplice: continuate a sostenere la squadra come avete sempre fatto. La passione dei tifosi è ciò che rende speciale Reggio. Noi siamo tutti uniti, e la Curva Sud continuerà a trascinare i ragazzi. Spero che il risultato arrivi, perché i tifosi meritano di vedere la squadra lottare per la vittoria»
Quali sono le sue ambizioni e i suoi sogni?
«Il sogno più grande, in questo momento, è quello di vedere una persona felice a casa, con una famiglia serena che è finalmente al centro della mia vita. Per quanto riguarda la carriera, la missione è chiara: portare la Pistoiese nei professionisti. Ho sposato questo progetto con tutto me stesso, perché quando credo in qualcosa, ci metto tutta la mia energia e il mio impegno, fino alla fine. E poi chissà, ho lasciato Reggio con un arrivederci. Tornerò, un giorno, per portare a termine la missione»
Come si prepara a tornare in campo a giugno per la partita con “Operazione Nostalgia” e replicare quel famoso gol contro l’Udinese?
«Si, mi toccherà giocare in porta dopo vent’anni, speriamo che non sia troppo faticoso. La routine e gli allenamenti mi mancheranno, ma con la forma attuale, sarà sicuramente una bella sfida. Però, tranquilli, non mancheranno la tuta e il cappellino, che sono sempre stati il mio kit imprescindibile»
Massimo Taibi ha lasciato un segno profondo nella storia della Reggina, non solo per i successi sul campo ma anche per l’amore e la dedizione che ha dimostrato alla città. Il suo esempio rimane un punto di riferimento per i tifosi e per chiunque voglia imparare cosa significa davvero essere parte di una comunità, sia nello sport che nella vita.