I cancelli del Granillo si riaprono, e l’inno amaranto diventa il manifesto di una città che continua a sognare
La vittoria del ricorso restituisce alla Reggina ciò che più conta: il calore della sua tifoseria.

La decisione iniziale di disputare la finale playoff tra Reggina e Scafatese a porte chiuse aveva fatto tremare il cuore della tifoseria amaranto. Il “Granillo”, senza pubblico, sarebbe stato uno scenario spoglio, lontano dalla magia vissuta per tutta la stagione.
Quella curva, vera anima dello stadio, ha rappresentato il dodicesimo uomo in campo: con coreografie spettacolari, cori ininterrotti, bandiere che hanno colorato le domeniche e voci che hanno attraversato mari per seguire la squadra anche lontano da casa.
Ma oggi è arrivato il verdetto tanto atteso: la Corte Sportiva d’Appello ha accolto il ricorso presentato dalla società amaranto, annullando l’obbligo di disputare la finale a porte chiuse. Al suo posto è stata inflitta una sanzione meno impattante sul piano emotivo: la squalifica del campo per una giornata, da scontare a partire dalla prossima stagione.
Così, domenica il Granillo potrà aprire davvero i cancelli alla sua gente. La finale playoff si giocherà regolarmente a porte aperte, in un’atmosfera che si preannuncia bollente, carica di speranza e appartenenza.
«Stadio Granillo, apri il cancello di questa mia città» non è più solo un auspicio, ma realtà. Le parole dell’inno amaranto risuonano come un grido collettivo che ha trovato ascolto: Reggio potrà esserci, potrà cantare, sostenere, abbracciare la sua squadra nel momento più importante della stagione.
In ogni partita, la tifoseria ha dimostrato cosa significa vivere il calcio a Reggio Calabria: passione, identità, coraggio. E ora, tutto questo potrà riversarsi ancora una volta sugli spalti. Perché il calcio è della gente. E la gente di Reggio non si è mai tirata indietro.
La Reggina potrà contare su tutto il calore della sua città. E, a prescindere dal risultato finale, oggi ha già vinto una battaglia fondamentale: quella per il diritto di vivere il calcio insieme, come una comunità che non smette mai di credere nei propri colori.