“Amaranto Ale”, Barillà si commuove sotto la curva: il canto che racchiude un’intera stagione
Dopo la vittoria nei playoff, il capitano amaranto sotto la curva prende il microfono e intona il coro simbolo della stagione

La Reggina celebra sotto la Curva Sud dopo la vittoria nei playoff contro la Scafatese. Tra i volti più toccati c’è quello di Antonino Barillà: il centrocampista reggino prende il microfono, intona “Amaranto Ale” e si commuove davanti alla sua gente. Il momento è immortalato nel video emozionale pubblicato dal club, sulle note de Il mondo di Jimmy Fontana. Una scena che racchiude l’anima di una stagione intera.
Le immagini scorrono lente, accompagnate da Il mondo di Jimmy Fontana, mentre la Curva Sud continua a cantare. È il video pubblicato dalla Reggina sui suoi canali social, che racconta il post partita più emozionante dell’anno: quello dopo la vittoria nei playoff contro la Scafatese.
Sul campo, la squadra abbraccia idealmente i propri tifosi. In prima fila c’è mister Trocini, che con il microfono in mano ringrazia e sorride. Poi lo porge a chi questa maglia ce l’ha tatuata addosso: Antonino Barillà.
È in quel momento che succede qualcosa di speciale. Barillà prende il microfono, alza lo sguardo verso la curva, prende fiato e intona con voce rotta dall’emozione: “Amaranto Ale, non tifo per gli squadroni, tifo per te”. La sua voce trema, gli occhi si fanno lucidi. La curva esplode, canta con lui, come se quel coro potesse trattenere tutta la stagione in poche parole.
È un momento autentico, senza filtri. Barillà non è solo un calciatore: è un figlio di Reggio, tornato a casa per riportare la Reggina dove merita. E in quell’istante, tra lacrime, cori e applausi, si capisce che nessun traguardo è piccolo, quando lo conquisti insieme al tuo popolo.
Nel canto di Barillà c’è tutto: la fatica, l’orgoglio, il legame viscerale con la città. La Reggina ha vinto sul campo, ma ha soprattutto ritrovato sé stessa. Il video della festa sotto la curva è molto più di un ricordo: è il manifesto di una rinascita. In quel “Amaranto Ale” cantato con la voce spezzata, c’è tutta Reggio. E c’è una promessa non detta, ma forte come un giuramento: non sarà l’ultima volta.