giovedì,Giugno 19 2025

CA…LCI NOSTRI | Dalle imprese sportive ai soliti giochi di Palazzo: ci aspetta un’altra estate alla finestra

Quel che rimane intatto alla fine di questo campionato è la speranza, nel ripescaggio e nella giustizia sportiva. Grazie ai ragazzi per la splendida cavalcata e a Trocini che ha dato vita ad un gruppo compatto come una pigna

CA…LCI NOSTRI | Dalle imprese sportive ai soliti giochi di Palazzo: ci aspetta un’altra estate alla finestra

Ora tocca solo aspettare il ripescaggio. Che tanto i risultati sul campo, nel calcio italiano di tutte le categorie, valgono meno di una promessa di Salvini sul ponte e l’unica cosa che ci è rimasta in mano – dopo uno dei campionati più tormentati e carichi di vittorie della storia amaranto – è la speranza. La speranza che qualche squadra ai piani di sopra tiri le cuoia e che in lega si ricordino con un po’ di vergogna di cosa successe due anni fa. Non proprio una bella prospettiva, ma questo è. Tocca aspettare.

Aspettare e rimanere alla finestra in un’estate, l’ennesima, che si presenta calda e scomoda per noi tifosi (sempre più ultima ruota del carro) come quella del 2023. Solo che questa volta sulla graticola ci sono altre società, dal passato più o meno glorioso ma con amicizie influenti che potrebbero fare calare ancora più in basso il livello in cui si impantanato da anni il mondo del pallone nostrano. In attesa che i massimi sistemi pallonari italici prendano atto del baratro economico in cui le società (grandi e piccole) si sono lanciate prendendo la rincorsa, in questa ultima stagione ci ritroviamo a registrare, oltre alle due squadre saltate per aria a giochi in corso: due società (Brescia e Trapani) che dichiarano di essere state truffate con un’operazione finanziaria da “wolf of Wall Street” (mi sa che il buon Cellino ha terminato i fiammiferi con cui bruciare le carte che non sono di suo gradimento). Un’altra, la Samp, sprofondata sul campo in terza serie dopo essere stata ammessa con garanzie per coprire i debiti che neanche il Monopoli e che ora potrebbe soffocare sotto il peso di un piano di rientro diventato insostenibile.

Un’altra ancora, il Foggia, che dopo avere spedito tra i dilettanti il Messina (a proposito, complimenti agli amici buddaci per essere retrocessi sul campo tra i dilettanti due volte in dieci anni) è stata posta addirittura in amministrazione controllata su richiesta dell’antimafia di Bari per il tentativo di intromissione nella gestione dei servizi di competenza della società da parte di alcuni ultras legati al crimine organizzato. Una cosa che non suona troppo lontana da quello che è successo all’Inter (dove in più si contano almeno due morti ammazzati), a cui però la Lega sta per aprire le porte della serie C alla sua seconda squadra: proprio un bel esempio. Del caso Salvatore Bagni e della Vis Pesaro con relativa mercificazione delle aspirazioni dei ragazzi (e delle frustrazioni di tanti altri giovani senza il papà commendatore) neanche parlo, che mi si infiamma la gastrite. Mi limito a cercare di ricordarmi le tante pippe galattiche passate anche da queste parti.

Nello squallore del calcio moderno che ci circonda, resta però qualcosa a cui aggrapparsi per pensare che ancora non tutto è perduto. La volontà della squadra di abbandonare questa maledetta categoria. La capacità del mister di creare un gruppo compatto come una pigna che anche quando le forze erano sparite, ha saputo trovare nella tecnica e nella caparbietà le armi migliori. La faccia del capitano che canta come un bambino sotto la Sud o quella strafelice del portierino (almeno anagraficamente) sempre più protagonista. E poi, ovviamente, il nostro pubblico. Non era facile tornare a scaldare la città dopo il fallimento e la ripartenza carica di problemi dello scorso anno. E ancora meno facile era farlo alla fine di questi inutili playoff. Ecco, il Granillo che esulta nonostante tutto, è una di quelle cose capaci di riconciliarmi con il calcio giocato. Il resto sono polemiche utili agli interessi di bottega dei soliti (noti e meno noti). Buona estate a tutti, ora incrociamo le dita. E forza Tau Altopascio, qualunque cosa sia. (Barney p)

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