Caos in serie B, la battaglia della Salernitana è la battaglia di tutti
La Salernitana trova nella Reggina una voce sorella: perché quando il calcio calpesta la passione, la risposta è l’unità del popolo

Il rinvio dei playout di Serie B per l’indagine che coinvolge il Brescia ha lasciato la Salernitana e i suoi tifosi nel limbo. Ma da Reggio Calabria arriva una solidarietà che sa di storia, di gemellaggio e di battaglie condivise. È il Sud del calcio che non si arrende. È la dignità di due popoli che rivendicano rispetto.
Ci sono settimane in cui il calcio smette di essere sport. Non si parla di schemi, di risultati o di moduli. Si parla di identità, di rispetto, di battaglie civili. E quella che sta affrontando Salerno in questi giorni riguarda tutti. Riguarda chi ama il calcio come fatto popolare, come espressione di un popolo, non di un bilancio.
Il caso è noto. Il Brescia è finito sotto la lente della Procura Federale per presunte irregolarità nei pagamenti degli stipendi. Un’indagine che potrebbe costare una penalizzazione ai lombardi. Ma il procedimento è ancora aperto e i tempi della giustizia sportiva, ancora una volta, si sono rivelati nemici della chiarezza. Risultato? I playout di Serie B sono stati rinviati. La sfida della Salernitana contro il Frosinone sospesa a tempo indefinito. I tifosi? Lasciati in balia del nulla.
Una città come Salerno, che vive di calcio, è stata congelata. Non per colpa sua. Ma per un sistema che decide a tavolino, all’ultimo minuto, senza pensare all’impatto sulle comunità. Non è la prima volta. Non sarà l’ultima. Ed è per questo che a questa battaglia si unisce anche Reggio Calabria. Perché Reggio ha già vissuto tutto questo.
La Reggina è risorta dalla Serie D dopo aver pagato con la cancellazione anni di indifferenza istituzionale. Una ferita ancora aperta. Ma anche una coscienza risvegliata. Oggi Reggio sa riconoscere il sapore dell’ingiustizia. E lo riconosce nelle lacrime granata.
Il gemellaggio tra Salernitana e Reggina non è solo curva. È storia. È popolo. È un modo comune di vivere la maglia. Non servono categorie per sentirsi vicini. Basta guardarsi negli occhi. E oggi, negli occhi di Salerno, Reggio rivede sé stessa.
La risposta dei tifosi granata è stata netta: manifestazioni, striscioni, annunci di boicottaggio per un’eventuale sfida contro la Sampdoria in caso di salvezza “decisa” dalle carte. “A tavolino cambiate il finale, ma a Salerno sarà inferno reale.” Parole che pesano, che raccontano un disagio autentico. Che rifiutano l’idea di un calcio senz’anima.
In fondo, questa non è solo la storia della Salernitana. È la storia di chi non si rassegna. Di chi chiede che il calcio torni a essere quello che era: un rito collettivo, un’identità che unisce. Oggi Salerno lotta. Ma non è sola. Al suo fianco c’è Reggio, come c’è sempre stata. Perché un popolo che ama non dimentica mai da dove viene. E perché, in un calcio sempre più distante dal suo cuore, c’è ancora chi batte forte per non farlo morire. Un calcio senza popolo non è calcio. È solo rumore senza voce.
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