giovedì,Aprile 25 2024

‘Ndrangheta, pm Musolino: «Magistratura intercetti disagio sociale»

Il movimento Reggio non Tace ha messo a confronto magistrati e imprenditori che hanno denunciato nel giorno simbolo della lotta alla criminalità organizzata

‘Ndrangheta, pm Musolino: «Magistratura intercetti disagio sociale»

«Dobbiamo fare un tentativo, provare a trovare strada di liberazione, è venuto il tempo in cui dobbiamo provare a coinvolgere di più le persone che sono maggiormente dentro questi sistemi criminali per provare a dare loro delle soluzioni, delle strade alternative». Così Stefano Musolino Sostituto procuratore della Repubblica – DDA di Reggio Calabria è intervenuto durante l’incontro organizzato dal movimento Reggio non tace in occasione del 30º anniversario della strage di Capaci. Spazio è stato dato a un momento di riflessione con magistrati e imprenditori che hanno deciso di ribellarsi alla ‘ndrangheta.

«Dobbiamo incominciare interrogarci se siamo capaci di fare un passo oltre – ha ribadito Musolino ai nostri microfoni – provare ad intercettare quel disagio sociale che sta alla base di questa capacità di fascinazione della ‘ndrangheta. Qualche successo l’abbiamo ottenuto e la ‘ndrangheta oggi non è più forte come qualche anno fa ma questo non deve farci abbassare la guardia».

E a fare eco alle parole del pm che ha ricordato il lavoro svolto dalla Procura reggina in questi anni nel dare sostegno agli imprenditori che hanno deciso di denunciare, è stato l’imprenditore, simbolo della resistenza alla criminalità organizzata Nino de Masi: «Sono passati trent’anni, e in questo tempo la società civile ha impattato con la bruttezza, la devastazione e la barbarie della criminalità. In alcune regioni come la Sicilia questo impatto ha cambiato le coscienze, ha cambiato la considerazione, la gente ha capito di fronte quale demone si trova, cos’è la macchina criminale e che sono dei criminali, dei barbari assassini. In Calabria ancora questa consapevolezza non c’è».

Un’amara considerazione quella dell’imprenditore che si è confrontata con la testimonianza dell’imprenditore e chef Filippo Cugliandro. Così gli esempi di imprenditori onesti che non si sono piegati alla ‘ndrangheta diventano simbolo di speranza di cambiamento: «Non bisogna avere paura assolutamente – ha ribadito Cogliandro – bisogna affrontare a testa alta queste scelte importantissime, non tanto ormai per me per noi ma per il futuro dei nostri figli ed è fondamentale ribellarsi sentirsi liberi».

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