Violenza sessuale su minore a Seminara, il pm Crescenti: «Nessun rispetto per la dignità della donna, il quadro probatorio è solido» – VIDEO
Nove arresti nella Piana di Gioia Tauro: vittima ridotta a oggetto, abusi continuati per quasi due anni. Le intercettazioni svelano un dramma prolungato: la Procura di Palmi indaga su altri possibili casi di violenza
Un’indagine molto complessa e anche emotivamente impegnativa per gli stessi inquirenti si è rivelata Masnada Ter, che stamane ha portato all’esecuzione di nove misure cautelari a opera della Polizia di Stato di Palmi, con la collaborazione del personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Milano e Varese, e col supporto degli equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine di Siderno. Attraverso il ricorso alle intercettazioni gli inquirenti hanno potuto ricostruire la dettagliata e inquietante attività di pianificazione di atti di violenza sessuale di gruppo reiterata per quasi due anni, anche in location diverse, in pregiudizio di una ragazza all’epoca minorenne e poi anche di un’altra ragazza. In particolare a fare da gancio per queste serie di violenze il giovane sentimentalmente legato alla ragazza. Dunque, degrado, omertà, abiezione hanno caratterizzato l’operato del gruppo, i cui componenti sono tutti originari di Seminara, comune insistente nella piana di Gioia Tauro, nel reggino, raggiunti oggi dalle misure cautelari e che dovranno essere adesso processati.
Questa mattina, dunque, l’esecuzione di nove misure cautelari tra Seminara, Gioia Tauro e alcune città del nord Italia, Legnano, Cislago, Gerenzano e Milano a opera della polizia di Stato nell’ambito delle indagini coordinate dalla procura di Palmi. La custodia cautelare in carcere è stata eseguita per 5 soggetti (di cui 1 in atto già detenuto nel carcere Opera di Milano). Quattro sono stati posti agli arresti domiciliari.
Individuati rispettivamente in F. V. G. cl. 1992, I. S. R. cl. 2003, L. A. cl. 2003, O. L. cl. 2002, B. V. cl. 2003, B. P. cl. 2003, M. E. cl. 1998, S. P. cl. 1998, alcuni dei quali legati da vincoli di parentela e assoggettati a consessi di cosche di ’ndrangheta, e P. G. cl. 2002, legato da vincoli di parentela ad un Amministratore Locale, coloro che avrebbero compiuto reiterate violenze sessuali di gruppo in pregiudizio di una ragazza, all’epoca dei fatti minorenne, tra il gennaio 2022 sino agli inizi di novembre 2023.
Nel corso dell’operazione, oltre agli arresti, la Polizia di Stato ha eseguito perquisizioni personali e locali nei confronti dei destinatari delle misure cautelari. L’obiettivo è anche quello di verificare se i soggetti coinvolti abbiano individuato altre possibili vittime, come già emerso in precedenti fasi dell’inchiesta.
Questa mattina in questura di Reggio Calabria, la conferenza stampa introdotta dal questore Salvatore La Rosa. I dettagli sono stati illustrati dal procuratore capo della Repubblica di Palmi, Emanuele Crescenti,dal sostituto procuratore di Palmi, Letterio De Domenico e dal Vice questore Concetta Gangemi che, con gli altri, ha ricordato il compianto collega Michele Viola che aveva avviato le indagini.
La giovane, un oggetto e non una persona
«Fino a 17 sono stati i soggetti che hanno abusato della giovane. Almeno 17. Si tratta di reati molto gravi, maturati per altro in un contesto ristretto in cui molti sapevano e anche questo ci preoccupa davvero molto. La gravità – sottolinea il procuratore capo di Palmi, Emanuele Crescenti – emerge anche dalla totale assenza di considerazione della giovane da parte dei presunti autori delle violenze: non una persona, non una donna ma mero oggetto di desiderio sessuale, un giocattolo. Le ricostruzioni rese possibili dalle intercettazioni, senza le quali non potremmo indagare, hanno dato atto di una vera e propria pianificazione di incontri in cui alcuna considerazione vi era per la giovane che poi avrebbe dovuto essere vittima delle violenze. Un contesto desolante e fortemente degradato al centro del nostro quadro probatorio che riteniamo solido e che abbiamo sarà vagliato dal giudice in fase processuale. Questa operazione non è isolata ma rappresenta la terza fase di un percorso investigativo già avviato».
I rischi di ritorsione e ritrattazione
Un degrado diffuso anche alla luce del rischio di ritorsioni e ritrattazioni. «Già in una precedente fase dell’indagine, abbiamo assistito a tentativi di condizionare le testimonianze – ha riferito Crescenti – ed è proprio per questo che abbiamo posto una particolare attenzione su tutte le persone coinvolte. Il nostro impegno è garantire che l’intero processo si svolga in maniera trasparente e che nessuno possa influenzare l’esito del procedimento».
Nessuna contestazione mafiosa
Un quadro raccapricciante, dunque, anche per gli stessi inquirenti e che lo stesso questore La Rosa ha definito davvero “toccante”. Nonostante le indagini non contemplino alcuna aggravante mafiosa, certamente il tutto risente di un certo contesto di sopraffazione, intimidazione e sessismo.
«Non ci sono interessi criminali in questa vicenda. Certamente – sottolinea ancora il procuratore capo di Palmi, Emanuele Crescenti – incide una mentalità che induce a sentirsi intoccabili e onnipotenti sul piano comportamentale. Non ci sono, tuttavia, contestazioni di carattere mafioso in questa inchiesta».
Solo Vittime
Sul punto è intervenuto anche Letterio De Domenico, sostituto procuratore di Palmi esclude con fermezza l’ipotesi di prostituzione: «Occorre escludere con chiarezza che le ragazze si prostituissero e che vi fosse un tornaconto economico. Lo dico con fermezze perché, purtroppo, anche negli ambienti territoriali di riferimento avevano iniziato a circolare queste voci. Dunque, a garanzia delle ragazze coinvolte, posso affermare che sono solo ed esclusivamente vittime sia dei reati in sé sia della subcultura sessista in cui questi reati sono purtroppo maturati. Seppure non siamo di fronte alla ndrangheta stragista, siamo certamente di fronte alle influenze della ‘ndrangheta sessista».