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Violenza di genere, questore La Rosa: «Reggio, né un’oasi né un girone infernale. Occorrono prevenzione e una rivoluzione culturale» – VIDEO

Reati a lungo sottovalutati e che invece impattano sulla vita delle persone. Anche il protocollo Zeus e il recente progetto C’è Angela in campo per intervenire sul fenomeno trasversale, da contrastare con una nuova coscienza civile

Violenza di genere, questore La Rosa: «Reggio, né un’oasi né un girone infernale. Occorrono prevenzione e una rivoluzione culturale» – VIDEO

«La violenza di genere è una grave piaga della nostra società e va combattuta in tutte le sue forme. Noi lo facciamo con l’attività repressiva e anche con attività di prevenzione come il recente protocollo “C’è Angela?“, sottoscritto su impulso della fondazione Antonino Scopelliti con Confcommercio Reggio, con la Città metropolitana e l’ufficio della Consigliera di Parità. In questo momento storico i maltrattamenti e la violenza costituiscono fenomeni da attenzionare e che si registrano anche, anzi soprattutto, in ambito familiare». È quanto ha dichiarato il questore di Reggio Calabria, Salvatore La Rosa, intervenuto sul tema in occasione della sottoscrizione del protocollo.

Un fenomeno grave e trasversale

«È nostra profonda convinzione che l’attività preventiva sia necessaria per affrontare questo odioso crimine. Reggio Calabria non è un’oasi felice né è un girone infernale dantesco. Il fenomeno è diffuso qui come altrove nel Paese. Dunque, anche qui occorre puntare su una maggiore presa di coscienza da parte della società. Si tratta di reati – ha spiegato il questore di Reggio Calabria, Salvatore La Rosa – che in buona parte sono trasversali quindi riguardano un pò tutte le fasce di popolazione e classi sociali».

Dall’autorevole osservatorio del fenomeno che è la questura, la situazione a Reggio Calabria è seria come nel resto del Paese, segno di una condizione che non è frutto di dinamiche territoriali e contesti ambientali specifici ma piuttosto di un contesto socio-culturale patriarcale, intriso di pregiudizi radicati verso le donne, la cui dignità e libertà di autodeterminazione, specie in contesti familiari, non sono valori di rispettare ma merce da calpestare e violare. Occorre maturare una coscienza civile per scardinare questi pregiudizi. Ecco che la prevenzione diventa essenziale, sul fronte educativo e su quello repressivo. Evitare l’escalation delle condotte lesive, perché segnalate, intercettate, individuate, equivale a mettere in campo una tutela più efficace che, fungendo da deterrente, non solo garantisce sicurezza e incolumità ma, in molte occasioni, salva la vita delle donne.

La prevenzione e la scatto culturale

«Uno strumento preventivo su cui noi puntiamo molto è l’ammonimento del questore. Esso ci mette nelle condizioni di intervenire soprattutto quando si tratta di maltrattamenti in famiglia o stalking, dunque anche in caso di condotte poste in essere anche al di fuori dei rapporti strettamente familiari ma integranti comunque una vera e propria persecuzione di genere. Anche con il solo preavviso, dunque con la sola apertura del procedimento, spesso il responsabile recede da questi comportamenti lesivi e in buona sostanza delittuosi. Per noi è uno strumento di prevenzione utile, capace di incidere e che noi consigliamo molto.

Poi chiaramente lo strumento giudiziario resta l’estrema ratio ma esistono modalità di intervento capaci di incidere. Il tutto deve essere sempre contemplato in un quadro generale, con la partecipazione di tutti, non solo con la nostra sotto il profilo repressivo e preventivo, ma anche quella degli altri attori investiti e coinvolti prima e dopo. Un quadro generale nell’ambito del quale, per esempio, segnalo anche il protocollo nazionale Zeus che noi abbiamo sottoscritto, per l’affidamento della persona maltrattante. Tutto – ha sottolineato ancora il questore Salvatore La Rosa – deve essere orientato a creare una coscienza civile su questi reati che spesso e volentieri sono stati nel tempo sottovalutati, percepiti come di secondo rango. Invece sono quelli che creano veramente grandi difficoltà soprattutto nelle famiglie e panico nelle persone che li subiscono».

L’ammonimento del questore

Si tratta di una misura di prevenzione di competenza esclusiva del Questore che ha lo scopo di garantire alla vittima di violenza nell’ambito delle relazioni familiari o affettive, di atti persecutori, diffusione illecita di immagini/video a contenuto sessualmente esplicito (c.d. revenge porn) o condotte sintomatiche di violenza domestica una tutela rapida e anticipata rispetto alla definizione del procedimento penale. Esso ha lo scopo, dunque, di interrompere le condotte e il ciclo della violenza segnalati.

È gratuito e non occorre assistenza legale per la segnalazione che può essere presentata in un qualsiasi ufficio della Polizia di Stato o dell’Arma dei Carabinieri. Non attiva automaticamente alcun procedimento penale, dunque ha lo scopo di tutelare prima di proporre vera e propria denuncia. Tuttavia il provvedimento consente, altresì, al Questore di procedere al ritiro delle armi eventualmente detenute. Dallo scorso anno sono, altresì, previsti la procedibilità d’ufficio, quindi anche senza denuncia di parte, e l’aggravamento della pena in caso di reiterazione delle condotte da parte del soggetto ammonito.

Esso consiste in una intimazione che il Questore rivolge all’autore delle condotte, una richiesta perentoria ad astenersi dal commettere ulteriori atti di molestia, minaccia, violenza o intrusione nella vita altrui. Il destinatario del provvedimento viene invitato, inoltre, a partecipare ad un percorso sulla consapevolezza del disvalore sociale e penale delle sue condotte e a recarsi presso centri specializzati presenti sul territorio.

Il protocollo Zeus

Al momento dell’esecuzione del provvedimento di ammonimento per violenza domestica che per atti persecutori, l’autore delle condotte viene informato della presenza sul territorio di centri specializzati che si occupano di offrire un percorso trattamentale integrato sulla consapevolezza del disvalore sociale e penale delle condotte tenute.

Per favorire questo percorso di “presa in carico” dei soggetti ammoniti, anche la questura di Reggio Calabria ha sottoscritto lo scorso anno con l’Asp il protocollo denominato Zeus, per evocare il primo caso di maltrattamento nella mitologia greca. Il protocollo è nato nel 2021 a Milano su impulso della reggina Alessandra Simone, dirigente superiore in servizio presso la polizia di Stato meneghina.

Il protocollo C’è Angela?

Presto anche a Reggio Calabria i negozi per strada costituiranno in primo presidio di prossimità al quale le donne in difficoltà potranno rivolgersi per essere guidate nella segnalazione e tutelate. «Occorre una sorta di rivoluzione culturale copernicana per incidere efficacemente sul fenomeno. Per questo abbiamo aderito anche al recente protocollo “C’è Angela?”. Auspico in una risposta positiva del territorio che certamente sarebbe un segnale incoraggiante in questa direzione. Noi abbiamo assunto l’impegno di formare il cosiddetto front office che in questo progetto è rappresentato dai commercianti, coloro che si troveranno a ricevere per prima la richiesta di aiuto, il grido di allarme a interfacciarsi con le persone in difficoltà affinché sappiano dare adeguata risposta e mettere noi subito sulla traccia giusta per intervenire e risolvere. Per noi è un’attività di formazione che si arricchisce della finalità di contribuire a diffondere un messaggio culturale importante il cui impatto sul territorio potrà essere valutato soltanto quando tutte le attività del protocollo entreranno a regime. Faremo la nostra parte come del resto facciamo da sempre sul territorio», ha concluso il questore di Reggio Calabria, Salvatore La Rosa.

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