Autonomia differenziata, Briola: «Preservare il principio di sussidiarietà per non lasciare nessuno indietro e garantire salute» – VIDEO
Il presidente nazionale Associazione Volontari Italiani del Sangue, nei giorni scorsi a Reggio Calabria per celebrare i 70 anni dell'Avis comunale, ha sottolineato l'importanza di mantenere pubblici sistema e risposta sanitaria
La donazione del sangue è essenziale per il sistema trasfusionale, a sua volta colonna portante del sistema sanitario del nostro Paese. Sistema che si confronta con l’autonomia differenziata, sebbene da inquadrare nuovamente a seguito del recente intervento della Corte costituzionale.
«Premesso che non possiamo ancora dire di conoscere a pieno come questa legge verrà attuata, da volontario credo che un tema serio sia quello della sussidiarietà. Principio che deve essere mantenuto e che deve rimanere forte. Nessuno deve essere lasciato solo, deve essere abbandonato dal sistema centrale perché tutti, tutti ci riconosciamo in un unico Stato che è quello italiano. Nella Repubblica lavorano tutti, gli Enti amministrativi, il terzo Settore, le associazione del Volontariato e i risultati migliori si conseguono solo se vige il principio di sussidiarietà. Il concetto di autonomia non deve compromettere questo. Se fosse un’autonomia troppo spinta esisterebbe il rischio che qualcuno ci rimetta e non possono essere sempre gli ultimi».
Il presidente nazionale Associazione Volontari Italiani del Sangue, Gianpietro Briola, nei giorni scorsi a Reggio Calabria per celebrare i 70 anni dell’Avis comunale, invita a vigilare per preservare il principio di sussidiarietà. Nei rapporti tra i diversi livelli territoriali di potere, lo svolgimento di funzioni pubbliche deve essere svolto al livello più vicino ai cittadini. Tali funzioni sono attratte dallo Stato centrale solo laddove questo sia in grado di svolgerle meglio, salvaguardando i diritti e il soddisfacimento del bene comune: in questo consiste la sussidiarietà.
La Sanità e le sanità regionali
Occorrono linee guida centrali che garantiscano uguali diritti in realtà profondamente diverse tra loro. D’altronde, sottolinea il presidente nazionale Avis Briola, dobbiamo imparare dall’esperienza.
«Già l’organizzazione sanitaria regionale – evidenzia il presidente nazionale Avis Gianpietro Briola – ha messo in evidenza velocità diverse, fenomeno che dipende da mille fattori ancorati anche all’economia di ogni singola regione. I territori che lavorano di più hanno un’economia più trainante, quindi un maggiore introito anche di fiscalità che serve per alimentare i governi sanitari. E tuttavia vanno aumentate le opportunità per tutti altrimenti il rischio di un ulteriore arretramento è concreto. Vanno messi a punto tutti quegli strumenti per evitare che il principio di sussidiarietà sia messo a rischio.
L’autonomia regionale in sé – evidenzia ancora il presidente nazionale Avis Gianpietro Briola – ci ha già fatto conoscere 21 sistemi regionali diversi. Sistemi che spesso non sono confrontabili perché non omogenei e con punti di caduta non univoci e risolvibili con una politica centrale unitaria. Credo che il covid, da questo punto di vista, ci abbia dimostrato quanto debole sia il nostro sistema, quanto possa andare in crisi per una minima questione, che poi minima non era affatto. Regioni sono state più colpite altre meno, però di fatto ne abbiamo patito tutte le conseguenze. Penso ad esempio alle liste di attesa, soprattutto in un momento in cui la sanità registra un calo molto forte di disponibilità di personale e c’è la tendenza a esternalizzare e privatizzare».
La risposta sanitaria non sia troppo delegata al privato
E c’è infatti anche il tema della privatizzazione della risposta sanitaria. «Noi vorremmo – prosegue il presidente nazionale Avis Gianpietro Briola – che non ci fosse una eccessiva delega al privato ma che ci fossero comunque uno Stato e una Regione che riconoscano il diritto sancito dall’articolo 32 della Costituzione alla Salute di ogni cittadino. Diritto che non si manifesta solo nel ricovero e nella cura ma nella presa in carico in toto della persona da un punto di vista socio-sanitario. L’impegno deve essere corale e comune affinché il sistema e risposta sanitaria rimangano pubblici».
I nuovi Lea mentre i vecchi non sono ancora assicurati ovunque
La questione attiene anche ai Lea recentemente aggiornati in sede di conferenza Stato-Regioni.
«In questo momento – sottolinea ancora il presidente nazionale Avis Gianpietro Briola – dobbiamo vigilare sui principi guida destinati a essere determinanti del nostro sistema. Che esso venga declinato e organizzato sulla realtà regionali può essere una soluzione però ci devono essere delle linee guida nazionali che verifichino, controllino e dettino quelli che sono le linee di indirizzo a garanzia di tutti i cittadini. Ciò che è garantito in Valle d’Aosta deve succedere in Calabria, in Sicilia in tutte le altre ragioni.
Quelli che si chiamano Lea, livelli essenziali di assistenza, devono essere garantiti a tutti nello stesso modo. In questo momento, in questa fase non credo che tutte le regioni siano in grado di garantirli tutti. Le regioni dovranno riorganizzarsi dovranno riorganizzare per far fronte a quelli nuovi mentre alcune ancora non garantiscono quelli vecchi.
Quindi – conclude il presidente nazionale Avis Gianpietro Briola – occorrerà trovare il modo per finanziare anche queste ragioni affinché si ristrutturino e si attrezzino per dare una risposta adeguata e complessiva ai propri cittadini. Ciò sarà possibile se a guidare si saranno linee di indirizzo condivise a livello nazionale nel pieno rispetto del principio costituzionale della sussidiarietà».
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