Giubileo, il cardinale Zuppi a Reggio: «Liberarsi dall’individualismo con l’amore ed essere artigiani della pace» – VIDEO
Ecco le prime sfide di questo tempo secondo il presidente della Cei, ospite dell’arcidiocesi Reggio-Bova. Gremita la cattedrale del Duomo in occasione della prolusione su Giustizia sociale e misericordia

«Pensarsi insieme, non pensare allo stesso modo, ma insieme. In una società dominata dall’individualismo la vera sfida è mettersi in ascolto e in relazione con l’altro riconoscendo nell’altro il viatico per volere bene e per volersi bene».
Una genuina interdipendenza tra le persone, che accogliendosi generano e diffondono amore, quello che scardina l’individualità dell’egoismo per alimentare il senso di comunità e di cura e attenzione al prossimo. Questa la principale sfida del nostro tempo secondo il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana. Una sfida ma anche una delle preziose occasioni che questo Giubileo potrebbe offrire a chi scelga di aprirsi a nuove possibilità di incontro e relazione.
“Giustizia sociale e misericordia: testimoniare la speranza nelle sfide del nostro tempo”, questo il titolo della prolusione che il cardinale Zuppi ha tenuto dopo essersi soffermato per qualche minuto in preghiera nella cappella del Santissimo Sacramento del Duomo reggino. Prosegue così il cammino spirituale e formativo dell’arcidiocesi Reggio-Bova dopo la solenne e partecipata apertura diocesana del Giubileo dello scorso 29 dicembre. Con le autorità, tanti i fedeli, le famiglie, i gruppi parrocchiali e le associazioni ecclesiali presenti.
Dall’io al noi
«Per volersi bene si deve voler bene, anteponendo il noi all’io. Un noi che non sia sfumato e funzionale all’io ma che sia segno dell’amore per Dio, per il prossimo e per sé stessi. È nella relazione – ha proseguito il cardinale Zuppi – che troviamo noi stessi, che troviamo il nostro cuore. Passiamo tanto tempo a interpretarci ma chi veramente può dirci la verità su noi stessi, anche la più recondita e la più nascosta, è solo Gesù che, amandoci, ci parla con misericordia. Egli è il migliore specchio che possa esistere per ciascuno di noi. Lasciamoci scrutare da Lui e troveremo noi stessi. Testimoniare questo con la nostra vita è ciò a cui siamo chiamati. Siamo pellegrini di speranza in questa bellissima avventura che è la vita in cui non dobbiamo avere paura di mettere tutto il nostro amore. E la speranza è molto resistente».
Nonostante l’allerta meteo, era gremita la Basilica Cattedrale del Duomo di Reggio Calabria al momento di accogliere e ascoltare il cardinale Matteo Zuppi, affiancato dall’arcivescovo di Reggio-Bova, anche presidente della conferenza episcopale calabra, monsignore Fortunato Morrone, che parla di un «noi senza il quale nessuna comunità e nessuna democrazia sarà mai possibile».
L’inaugurazione dell’anno accademico dell’Istituto di Scienze religiose
Accanto a loro anche la direttrice dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose monsignor Vincenzo Zoccali, Annarita Ferrato. Inaugurato in questa occasione l’anno accademico dello storico istituto, collegato con la Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale, attivo a Reggio da oltre 50 anni e riferimento per la parte sud della Calabria (ne esiste uno anche a Cosenza) e per la Sicilia. «È una realtà accademica segnata da una lunga tradizione e da una significativa a dimensione intergenerazionale. Presso di esso si formano laici e religiosi. In questo inizio di percorso giubilare, la presenza del cardinale Zuppi ci è sembrata un’occasione propizia per inaugurare l’anno accademico», ha dichiarato la direttrice Annaritra Ferrato.
Il giubileo della Speranza e della Pace
«Il Giubileo sia un’occasione per riaccendere la speranza. In questo momento, in cui il segno del tempo è la guerra, essa deve essere segno di pace. La pace si deve trovare. Si deve trovare. La guerra è un assillo: “Quando finisce? Quando si riaccende la luce?”, ci si chiede continuamente. Forse la pace è vicina ma occorre che le parole non restino solo parole, ma diventino realtà», ha evidenziato ancora il cardinale Matteo Zuppi al quale il Papa ha affidato la missione di trovare vie di pace in Ucraina.
Le emergenze silenziose e le carceri
Le sfide di questo tempo sono anche tante altre: i giovani con il loro diritto al presente e al futuro e le tante piaghe sociali spesso nascoste.
«Realizzare la Giustizia sociale equivale a dare dove manca, a difendere i beni comuni, ad ascoltare di patisce ai margini o lontano dai riflettori. Penso all’emergenza silenziosa delle malattie neurodegenerative, al dramma delle dipendenze che riducono l’essere umano a credere di essere solo quella miseria. Penso ai detenuti. Con molta umiltà – ha sottolineato il cardinale Zuppi – occorre mettersi a trovare le soluzioni. Perché i discorsi ripetuti continuamente diventano noiosi o, peggio, sembrano una presa in giro. Le carceri sovraffollate sono una realtà da decenni. Ogni suicidio è una grande richiesta d’aiuto. Ascoltiamola. E con molta umiltà, e forse anche con un dialogo indispensabile, su alcuni temi dobbiamo mettere da parte le divisioni e scegliere l’unica parte che conta: dare risposte sicure che guardino al futuro, che offrano davvero sicurezza ma senza mai far mancare di rispetto alla dignità della persona. La giustizia deve essere sempre riparativa, deve ricostruire ciò che il male ha rovinato, quella libertà che il male ha compromesso». Così ha concluso il cardinale Matteo Zuppi.