La sanità che abbraccia: al Gom arriva “Tobia” per un’accoglienza più umana ai pazienti più fragili – VIDEO
E se è vero che la civiltà di un popolo si misura da come tratta i suoi membri più fragili, allora Reggio Calabria ha fatto un passo importante verso un futuro più giusto, più umano, più vicino

Dalle parole ai fatti. Lo aveva annunciato al suo insediamento proprio nell’intervista A Tu per Tu al nostro giornale, il commissario del Gom Tiziana Frittelli e lo ha fatto. In un incontro che ha riunito medici, personale sanitario e rappresentanti di alcune associazioni di categoria, in un momento di riflessione e proposta, è stato messo al centro ciò che dovrebbe essere il cuore pulsante di ogni sistema sanitario: la persona.
Nel suo discorso introduttivo, la dottoressa Frittelli ha voluto chiarire sin da subito la rotta: la salute del paziente è il nostro faro, ma con un’attenzione particolare a chi si trova in condizioni di maggiore gravità, soprattutto quei pazienti che non riescono a comunicare, a raccontare di sé, dei propri bisogni, delle proprie abitudini. Persone fragili, spesso invisibili, che invece meritano di essere ascoltate più di chiunque altro.
È proprio da questa visione che nasce il progetto TOBIA, un’iniziativa coraggiosa e rivoluzionaria, che mira a creare attorno al paziente un ambiente non solo clinico ma familiare, accogliente, rispettoso della sua storia e delle sue abitudini. Perché prendersi cura non è solo curare: è entrare in punta di piedi nella vita dell’altro, senza sconvolgerla, senza imporre protocolli, ma piuttosto modellando le cure attorno alla persona, e non viceversa.
Un ruolo fondamentale in questa nuova prospettiva lo giocano le associazioni del territorio, come ha sottolineato la commissaria Frittelli, dimostrando sensibilità e apertura al dialogo. Tra gli intervenuti, anche il vicepresidente dell’associazione Il Sorriso di Natale e Chiara – ODV, e Antonio Alvaro, segretario della stessa nonché caregiver a tempo pieno, insieme alla moglie Concetta, dei figli Natale e Chiara, affetti da una grave malattia genetica neurodegenerativa.
Le loro parole sono state un abbraccio e un monito al tempo stesso: «Il progetto TOBIA per noi è entusiasmante: finalmente possiamo curare non solo il corpo, ma anche lo spirito dei nostri cari, senza ledere la loro dignità. E poterlo fare nel nostro territorio, senza dover affrontare continui esodi sanitari, è un segno di civiltà e di riscatto sociale».
La famiglia Alvaro ha espresso con forza la gratitudine per l’invito, ma soprattutto per il coinvolgimento attivo delle associazioni: «Il fatto che la dottoressa Frittelli abbia voluto coinvolgere anche noi è motivo di nuovi stimoli, è la conferma che non siamo soli. Questo ci dà nuova linfa per affrontare le criticità che la vita ci riserva ogni giorno. Ben venga quando qualcuno ci tende la mano per aiutarci».
Un messaggio forte, deciso, che si traduce in azione concreta: «Dal canto nostro abbiamo già dato la nostra disponibilità a seguire l’evolversi di questo nobile progetto, e se ce lo chiederanno, saremo pronti a rivestire ruoli utili alla causa. Un grazie sentito è stato rivolto alla dottoressa Frittelli, non solo per la competenza, ma soprattutto per l’umanità che ha voluto mettere a disposizione della comunità reggina. In quell’aula, si è parlato di sanità. Ma si è parlato soprattutto di cura, dignità, presenza, ascolto». E se è vero che la civiltà di un popolo si misura da come tratta i suoi membri più fragili, allora Reggio Calabria ha fatto un passo importante verso un futuro più giusto, più umano, più vicino.
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