martedì,Aprile 30 2024

La mi(sera) politica reggina che vuol dare lezioni alla stampa

È salito in cattedra contro i giornalisti anche tal Giuseppe Sera, impalpabile capogruppo del Pd che, evidentemente, trova la sua ragion d’essere (in Consiglio) nelle sconnesse invettive contro la stampa non gradita

La mi(sera) politica reggina che vuol dare lezioni alla stampa

Reggio è luogo di contraddizioni, di paradossi, perfino di avanspettacolo. Capita così che certi politici (per mancanza di vera politica) si mettano a dare lezioni di giornalismo e a fare i gradassi (che paura) contro chi osa scrivere tante piccole verità oggettive racchiuse in una più generale, ormai diventata assioma: che questa città è perlopiù amministrata da uomini qualunque del tutto inadatti alle complicatissime sfide che Reggio ha davanti a sé.

Le maschere tragicomiche della politica reggina, anziché prendere coscienza dei propri gravi limiti e tentare di porvi rimedio con l’impegno, lo studio e la competenza; anziché rimboccarsi le maniche per tentare di tirare la città fuori da un pantano ormai fetido; anziché lavorare sodo per dare un senso alla loro permanenza nelle istituzioni; ecco, queste maschere tragicomiche non fanno mea culpa, no, hanno pure l’ardire di puntare il dito contro chi racconta con scrupolo le loro inadeguatezze e di mettere in scena paternali tanto inappropriate quanto ridicole.

È salito in cattedra contro i giornalisti anche tal Giuseppe Sera, impalpabile capogruppo del Pd che, evidentemente, trova la sua ragion d’essere (in Consiglio) nelle sconnesse invettive contro la stampa non gradita. La sua ultima sortita ne spiega bene la caratura politica. Ieri, in commissione Bilancio, si è discusso della mancata approvazione del rendiconto, che avrebbe dovuto essere licenziato entro il 30 aprile. Una grave irregolarità contabile che interessa tante città italiane. Il mal comune, tuttavia, non riduce di una tacca le responsabilità di un’amministrazione – e, nello specifico, dell’assessore al ramo Irene Calabrò – che da mesi e mesi conciona circa il superamento dell’emergenza economica e finanziaria con cui Reggio fa i conti ormai da diversi anni.

La realtà, al netto dei maldestri tentativi di minimizzare la questione, è che il mancato via libera al rendiconto certifica la scarsa credibilità di questa maggioranza e, soprattutto, dimostra che – malgrado la pioggia di milioni stanziata dal Governo negli ultimi tre anni – il risanamento finanziario del Comune è ancora incompleto e che le criticità strutturali permangono, persistono. Questo è lo scenario, uno scenario che – come puntualmente raccontato da Il Reggino – in caso di ulteriori inadempienze potrebbe anche portare allo scioglimento del Consiglio comunale.

Per Sera, che ieri ha voluto illustrare la sua visione del mondo in commissione, si tratta tuttavia di sciocchezze; e chi afferma il contrario fa solo «politica di quattro soldi». Di più: con un italiano frammisto al dialetto, il capogruppo dem ha riferito di aver saputo del rischio scioglimento dalla stampa («pirchì ora prima i notizi i sapimu ‘nto giornali e poi dai diretti interessati»). Balle, nient’altro che balle, secondo Sera, convinto invece che sia in atto una «caccia alle streghe» e che giri a pieno regime la «politica dei quattro soldi di alcune testate giornalistiche», le quali – udite udite – «pensano di dettare il percorso politico e l’agenda politico-programmatica dell’amministrazione». Magari fosse davvero così, di sicuro Reggio si risparmierebbe questi spettacoli.

Il guaio è che i politici come Sera fanno tutto da soli e poi spendono le loro energie mentali per ipotizzare complotti immaginari in grado di assolverli. Con un esito: strappare risate amare. Non molto tempo fa ci ha provato anche il sindaco ff della Città metropolitana, tal Carmelo Versace, con una eloquenza pari a quella di Sera, a nascondere i problemi dietro fantomatiche trame segrete.

Il Reggino, tra gli altri, aveva sottolineato i ritardi di Metrocity e Regione Calabria nell’organizzazione degli eventi per il cinquantesimo anniversario della scoperta dei Bronzi di Riace. Così Versace, durante la conferenza stampa di presentazione – convocata nientemeno che il 14 aprile –, non si è assunto alcuna responsabilità per i quattro mesi e mezzo buttati alle ortiche ma ha avuto pure il coraggio di accusare la stampa di fare «polemiche», invitando poi tutti – cioè sempre la stampa – «a remare dalla stessa parte» (quella dell’amministrazione) e a evitare di «dirci che non c’è nessun programma». Insomma, se non c’è un programma non si può dire che non c’è un programma, bisogna dire che c’è, anche se non si vede. E basta.

Versace è uno che bada al sodo, un politico che preferisce parlare di «come fare arrivare i turisti» (ad aprile inoltrato) piuttosto che raccontare che tutto va male come fanno i giornalisti brutti e cattivi. Perché la differenza, in fondo, è tra chi «questa terra la vuole cambiare» (sic) e chi – parole del ff – «vuol far apparire che questa terra non cambierà mai».

Il problema dei problemi di Reggio, dunque, non è avere una classe politica incapace di approvare i bilanci o di organizzare per tempo l’anniversario delle sue opere simbolo, per tacere di tutto il resto; no, è la stampa che ordisce complotti, che fa polemiche, che tenta di teleguidare il Comune e i suoi occupanti. Un racconto fantascientifico che potrebbe anche far sorridere, se non fosse la cifra della reale, mi(sera), politica reggina.

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