“Ricomincio a gonfie vele”, bilancio positivo per la Lega Navale
L'iniziativa mira a favorire la cultura della legalità promuovendo il recupero di giovani attraverso l'utilizzo dell'ambiente marino
«E’ stato un viaggio avventuroso, difficile, ma coronato dal successo, rappresentato dallo spirito di partecipazione, dall’entusiasmo e dall’abnegazione con cui i ragazzi hanno affrontato questa sfida». E’ un bilancio estremamente positivo quello tracciato dagli organizzatori del progetto “Ricomincio a gonfie vele”, l’iniziativa socio-educativa promossa dalla sezione reggina LNI con il patrocinio dell’Unicef, del Coni e della Città metropolitana di Reggio Calabria. Presenti all’incontro con la stampa, ospitato nella sede della Guardia Costiera di Reggio Calabria, il Direttore Marittimo della Calabria e Basilicata Tirrenica, Capitano di Vascello Antonio Ranieri, il questore di Reggio Calabria, Maurizio Vallone, il presidente della sezione di Reggio Calabria della Lega Navale Italiana, Sandro Dattilo, il delegato regionale LNI, Valerio Berti e il direttore della Comunità ministeriale di Reggio Calabria, Rosa Maria Morbegno. Presente anche uno dei tre ragazzi che ha composto l’equipaggio dell’imbarcazione, confiscata alla criminalità organizzata e assegnata alla LNI, che ha risalito lo Jonio e l’Adriatico per partecipare alla “Barcolana”, la prestigiosa regata di Trieste.
«E’ un progetto che deve andare avanti – ha dichiarato Vallone – e che deve avere una prospettiva. La Lega Navale ha operato molto bene creando una forte e proficua sinergia con le istituzioni. Si tratta di un progetto importante e molto utile perché non possiamo affidarci solo a all’attività di repressione dei reati. Serve una forte consapevolezza, e cioè far capire ai ragazzi che esiste un modo per vivere nella legalità e che c’è tanta bella gente disposta a tendere una mano. Sono certo che per questi ragazzi sia stato proprio così. La Questura sarà sempre al fianco di questo tipo di azioni”. Di bellissima iniziativa ha poi parlato Ranieri dicendo di “essere davvero contento e orgoglioso di poter accogliere nella nostra sede gli artefici di questo progetto. E’ un’azione concreta che guarda al riscatto sociale e personale dei ragazzi attraverso il mare e la conoscenza della sue regole. Un plauso alla Lega Navale e a tutti gli attori che hanno reso possibile questo percorso di legalità».
«Questo progetto – ha poi ricordato Morbegno – rappresenta i culmine di un protocollo d’intesa siglato già due anni fa e che a breve verrà rinnovato, tra il Centro di giustizia minorile per la Calabria e la Lega Navale regionale. Al di là di questo intervento che è stato molto importante e altamente formativo per i ragazzi, c’è tutto un lavoro di preparazione che pensiamo di poter estendere all’intero territorio regionale con riferimento, in particolare, ai temi della conoscenza del mare e alle connesse attività pratiche che possono essere svolte in questo ambiente naturale». Soddisfazione è stata espressa anche da Berti: «E’ un’esperienza su cui stiamo lavorando da diverso tempo sul tema della formazione nautica, operando in stretta sinergia con tutte le istituzioni coinvolte. E’ un progetto pilota ma che si sta già affermando in modo rilevante come modello di riferimento in materia di formazione e legalità. In questo contesto pensiamo di andare avanti con maggiore determinazione su questa strada con l’obiettivo di riproporre questo progetto a tutte le sezioni della Calabria. Si tratta di un percorso di legalità concreto che trova nel mare un formidabile strumento educativo». Un progetto partito in sordina, ha infine ricordato Dattilo, «ma che poi si è sviluppato davvero molto bene. E’ stato un viaggio istruttivo in cui però l’aspetto tecnico era in secondo piano rispetto al vero obiettivo, ovvero trasmettere ai ragazzi un esempio positivo, l’indicazione di una via alternativa. Questi giovani hanno risposto benissimo, trovando nel mare un motivo per ripartire e per comprendere in modo autentico cosa siano le regole, il sacrificio e la disciplina. La pagina più esaltante è stata, naturalmente, a Trieste alla Barcolana, un momento di grande spessore in cui i ragazzi hanno potuto confrontarsi ed entrare in contatto con un mondo nuovo, praticando sport, conoscendo posti e ambienti naturali meravigliosi e rendendosi artefici anche di un gesto simbolico di grande valore, quale l’omaggio ai due poliziotti uccisi nella questura di Trieste».