lunedì,Giugno 17 2024

Aspromonte, al via un progetto di ricerca internazionale sulla pastorizia

L'iniziativa dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria avrà come coordinatore l'archeologo Francesco Carrer

Aspromonte, al via un progetto di ricerca internazionale sulla pastorizia

La pastorizia transumante è una delle attività che maggiormente caratterizzano l’Aspromonte. Da molti secoli greggi di pecore e capre vengono condotti sui pascoli montani durante l’estate e verso le bassure collinari nella stagione invernale. Il paesaggio rurale dell’Aspromonte è stato plasmato nel corso del tempo da queste strategie stagionali, le cui tracce comprendono capanne dei pastori, recinti per gli animali e strutture per la maturazione del formaggio, risalenti ad un passato più o meno lontano. Non è invece totalmente chiarito l’impatto che la transumanza abbia avuto (ed abbia) sui fragili ecosistemi della montagna calabrese, e vi è chi sospetta che il pascolo intensivo e prolungato sia una delle cause principali dell’instabilità dei versanti che tormenta quest’area.

«È per questa ragione – si legge in una nota dell’Università Mediterranea – che abbiamo scelto l’Aspromonte come una delle aree di studio del progetto P.L.A.S. (acronimo che significa “Pastorizia e Sostenibilità del Paesaggio”), un progetto internazionale e multidisciplinare coordinato da Francesco Carrer dell’Università di Newcastle (Regno Unito), che mira a valutare gli effetti delle pratiche pastorali su ambienti e paesaggi d’Europa e del Mediterraneo: dalle Alpi del Trentino, agli altipiani dell’Anatolia, alle alture torbose del sud dell’Inghilterra. Il progetto si avvarrà anche della preziosa collaborazione di esperti locali. Nel ruolo di coordinatore locale del dr. Alfonso Picone Chiodo, agronomo in servizio presso il Dipartimento P.A.U. dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, forte dell’esperienza delle recenti indagini condotte col prof. John Robb dell’Università di Cambridge; dell’arch. Domenico Malaspina esperto in GIS, del prof. Leo Stilo per quanto riguarda il territorio di Africo e del dr. Bruno Palamara per Casalnuovo». 

«Utilizzando metodologie mutuate dall’archeologia, dall’etnografia, dall’ecologia storica, dalla geomorfologia e dalle scienze computazionali, cercheremo di capire quali siano stati gli effetti della pastorizia sul territorio aspromontano negli ultimi secoli. Le ricerche si concentreranno in particolare sul comprensorio di Africo Vecchio e Casalnuovo, paesi fortemente legati all’economia pastorale che furono abbandonati a seguito di una devastante frana nel 1951. Lo scopo principale, in questo caso, sarà di comprendere quali fattori abbiano influenzato la transumanza in quest’area e se l’uso intensivo dei pascoli abbia contribuito alla destabilizzazione dei versanti attorno ai paesi. I risultati di questo progetto consentiranno non solo di capire meglio l’evoluzione storica della pastorizia, ma forniranno anche delle informazioni di fondamentale importanza per la tutela del paesaggio rurale in Aspromonte. A fine agosto il prof Carrer con alcuni suoi giovani collaboratori verrà in Aspromonte per una attenta visita dei luoghi».

Francesco Carrer, coordinatore del progetto PLAS, è un archeologo di formazione, che da diverso tempo si interessa dell’occupazione umana di ambienti montani e dell’origine delle strategie pastorali in Europa e nel Mediterraneo. Specialista di archeologia del paesaggio e di metodi quantitativi in archeologia, italiano di nascita e inglese di adozione, è ricercatore presso l’Università di Newcastle e membro del McCord Centre for Landscape. Nel corso degli anni ha coordinato scavi e ricerche sul campo nelle Dolomiti, nelle Alpi Marittime e nelle Alpi francesi. Ha recentemente collaborato con colleghi britannici e turchi allo studio dei paesaggi storici della Turchia, attraverso lo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie digitali. È partner in numerosi progetti scientifici ed editoriali che coinvolgono colleghi da tutto il mondo. Ha all’attivo oltre 50 pubblicazioni scientifiche e 3 volumi, ed è stato invitato a presentare i risultati della sua ricerca ad alcune delle più importanti conferenze archeologiche europee.

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