Raddoppio inceneritore Gioia Tauro, Iride: «La Regione ha capito poco delle politiche ecologiche dell’UE»

«Ci risiamo. È ciclico il riaccendersi dei riflettori sulla questione “raddoppio” dell’inceneritore. L’ultima volta che noi sollevammo un dubbio era solo lo scorso agosto. In quel frangente Città metropolitana di Reggio Calabria e Regione Calabria firmarono una convenzione con la quale la CM reggina si assunse l’onere di eseguire “interventi vari di completamento, adeguamento normativo e infrastrutturale dell’esistente piattaforma Wte in contrada Cicerna”, utilizzando una parte di fondi deliberati dal Cipe per un totale di 7,7 milioni di euro. Allarmati chiedemmo lumi al consigliere metropolitano con delega all’ambiente Fuda e al sindaco di Gioia Tauro.

Ci venne detto che i lavori avrebbero sì riguardato il completamento secondo nuovi standard di efficienza degli altri due forni i cui lavori sono attualmente fermi, ma si sarebbe provveduto allo spegnimento dei due forni al momento in uso poiché oramai obsoleti e poco efficienti. Abbiamo manifestato perplessità perché era intuibile che una volta terminati i lavori di “efficientamento” della seconda linea, niente avrebbe poi impedito di usarle entrambe portando di fatto ad un raddoppio. Purtroppo, le nostre perplessità avevano ragione e protestare di fronte al fatto compiuto (vedi delibera di giunta regionale) è indice non solo di scarsa lungimiranza, ma anche di una sottovalutazione degli eventi che hanno spianato la strada al raddoppio dell’impianto». È quanto afferma Raffaele Giacobbe, presidente dell’Osservatorio ambientale Iride di Gioia Tauro.

«L’avviso pubblicato ieri dalla Regione Calabria – continua Giacobbe – con il quale si cerca chi possa redigere un project finance annuncia il completamento dei due forni e la messa a regime dell’intero impianto. D’altronde il raddoppio è previsto fin dalla sua approvazione nel Piano regionale dei rifiuti e in tutte le sue successive modifiche ed integrazioni con buona pace di tutti gli amministratori locali e regionali di ieri e di oggi che non hanno mai pensato di proporre modifiche o proposte alternative al piano approvato con legge regionale nel 2016. Nell’avviso del 31 marzo scorso, la Regione giustifica la necessità del completamento dei lavori dell’inceneritore e del suo utilizzo a pieno regime come parte necessaria di un’economia circolare che ci si impegna a perseguire. Ecco, partiamo da questo assunto; l’incenerimento dei rifiuti non può considerarsi parte di un’economia circolare. Non lo è per definizione. È falso affermare che per ridurre la quantità di rifiuti che andrebbero in discarica è necessario incenerirli e senza dilungarci troppo siamo in grado di dire con assoluta certezza che le alternative all’incenerimento esistono e possono applicarsi anche al nostro territorio.

La Regione Calabria, nello stesso avviso e con nostro sconcerto, scrive testualmente che “la scelta della Regione Calabria trova corrispondenza nelle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Tocca allora far presente al Dipartimento ambiente e territorio regionale che a livello europeo il PNRR deve garantire il principio del “non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali” e proprio il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, rispondendo ad un’interrogazione sul tema ha ribadito che inceneritori, cementifici e coinceneritori che bruciano rifiuti non potranno accedere ai finanziamenti del Pnrr. Il Ministero della Transizione ecologica, recependo quanto stabilito dalla Commissione europea, negli avvisi per la presentazione delle proposte finalizzate a ottenere i fondi del Pnrr scrive: “Non sono in ogni caso ammissibili al finanziamento gli interventi che hanno ad oggetto investimenti in discariche, in impianti di Trattamento Meccanico Biologico/Trattamento Meccanico (TMB, TBM, TM, STIR, ecc.) o inceneritori o combustibili derivati da rifiuti, nel rispetto del principio DNSH (non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali, ndr) anzi richiamato o l’acquisto di veicoli per la raccolta dei rifiuti.”

È evidente dunque, che l’UE non intende gli inceneritori come parte di un’economia circolare, è evidente di conseguenza come la Regione Calabria, facendo riferimento ai fondi del Pnrr nell’avviso, di fatto tragga in inganno eventuali interessati alla realizzazione del Project finance. In conclusione, è evidente come alla cittadella di Germaneto si sia compreso ben poco delle politiche europee anche in ambito ecologico rafforzando l’idea che la Regione Calabria con l’UE non c’azzecca nulla né per scelte, né per la politica, né per civiltà; la nostra purtroppo rimasta ancora all’era delle discariche».

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