Ponte sullo Stretto, il fronte del “no” in audizione alla Camera: «Opera inutile»

«Come Kyoto Club abbiamo sempre avuto una contrarietà al progetto del ponte sullo Stretto, giustificata dal fatto che non riusciamo a capirne senso dal punto di vista trasportistico, non la vediamo come una priorità del Paese e la troviamo un’opera dannosa e inutile». Lo ha affermato il vicepresidente di Kyoto Club, Francesco Ferrante, in audizione alla commissione Ambiente della Camera sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 35 del 2023 per la realizzazione del ponte sullo Stretto tra Calabria e Sicilia.

Da un punto di vista trasportistico, per l’organizzazione non profit, sarebbe «molto più logico investire su nuove tecnologie che consentano una riduzione dei tempi di percorrenza dello Stretto, che già oggi è di 20-30 minuti. Il ponte consentirebbe un risparmio assai limitato sul tempo». Inoltre, «quando si dice che l’investimento sarebbe di privati non è esattamente così», si tratterebbe di «soldi pubblici dei contribuenti che noi preferiremmo venissero spesi in opere più utili alla transizione in cui siamo immersi e che andrebbe affrontata nella maniera più responsabile possibile»

Italia Nostra:,«Ennesima cattedrale nel deserto»

Il ponte sullo Stretto sarebbe «l’ennesima cattedrale nel deserto» per l’esponente dell’associazione Italia Nostra Catanzaro, Walter Fratto. «A ponte finito dovremmo attraversarlo in 15 minuti», ma «sbarcati in Calabria ci si troverebbe di fronte a una realtà amara, sia su gomma che su rotaie», tra binario unico e imbuti trasportistici. La regione, sottolinea Italia Nostra, sconta un forte «ritardo nell’adeguamento infrastrutturale», sintomo di «abbandono dello Stato». Calabria e Sicilia «sono considerate solo come svincolo autostradale per merci e passeggeri». Per l’associazione sarebbe più urgente «mettere al passo le regioni con le altre d’Italia. Ci accontenteremmo di autostrade e ferrovie moderne sulla tirrenica e sulla ionica».

Wwf: «Tutta l’area è compresa in zone protette»

Il ponte sullo Stretto di Messina è un’opera dagli «elevatissimi e insostenibili costi ambientali», che «non regge da un punto di vista economico-finanziario», lo ricorda invece il responsabile relazioni istituzionali del Wwf, Stefano Lenzi, anch’egli in audizione alla Commissione Ambiente della Camera. «Tutta l’area dello Stretto di Messina è compresa in zone protette», tutelate dalla Direttiva comunitaria Habitat. Questa circostanza «fu una delle cause della minacciata procedura di infrazione nel 2005 del progetto preliminare del 2003».

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