Paolo Romeo non ci sta: «Mai stato massone, non ero io a fare scelte politiche»

«Io vengo indicato e ritenuto dall’accusa come un personaggio che é appartenuto alla massoneria. Molti collaboratori mi hanno indicato come massone. Per la prima volta apprendo dagli atti giudiziari che io potessi
essere un appartenente alla massoneria. Io devo escludere nel modo più assoluto che io abbia mai avuto rapporti di alcun genere con le organizzazioni di tipo massoniche». Lo ha detto oggi l’avvocato Paolo Romeo, ex parlamentare del Psdi, nel processo “Gotha” che si sta celebrando nell’aula bunker di Reggio Calabria.

Continuando le dichiarazioni spontanee iniziate nella precedente udienza, Romeo ha negato di avere avuto rapporti con la massoneria: «Non li ho avuti per molte ragioni, ma la più importante è quella legata al mio modo di essere che non concepisce le ipotesi di una vita associativa di tipo massonico. Ma che io non sia mai stato iscritto alla massoneria regolare lo dicono le indagini del processo ‘Olimpia 2’ dove sono stati acquisiti gli elenchi di tutti gli iscritti delle logge a Reggio Calabria. Basta andare su internet e non c’è la mia presenza in nessuna loggia».

Romeo ha inoltre contestato le intercettazioni, inserite nel fascicolo del processo, che nel 2002 sono state registrate all’interno del suo studio legale con esponenti politici e delle istituzioni. In particolare, l’imputato principale del processo “Gotha” non accetta la ricostruzione secondo cui quello studio
era il luogo dove si facevano le scelte politiche che interessavano la città. «Così non è – dice in aula -. I centri decisionali erano sicuramente fuori dal mio studio. Erano altri le componenti che determinavano le scelte politiche. Il mio studio in quegli anni era sicuramente il punto di riferimento di alcuni amici che venivano a scambiare alcune opinioni. Commentavano i fatti, quelli che c’erano sui giornali. Eravamo sul pezzo. Se noi ci limitiamo ad esaminare un fatto traendolo da una conversazione e omettiamo di capire qual è la matrice, è chiaro che possiamo essere presi dalla paranoia. Perché ci convinciamo delle nostre verità. È chiaro che si va fuori strada».

Romeo ricostruisce poi i suoi trascorsi giudiziari e ricorda di aver scontato la condanna per concorso esterno rimediata nel processo “Olimpia”: «Io nel 2006 finisco la pena di 2 anni e 6 mesi. Propongo istanza di riabilitazione. Nel 2009 ottengo l’assoluzione a Catanzaro nel processo ‘Caso Reggio’. Io nel 2009 ritengo di essere nella pienezza dei miei poteri sociali e civili. Signori del Tribunale, se veramente avessi dovuto accettare di ritenermi espulso dalla società civile, è chiaro che tutto quello che faccio è tutto illegittimo. Cominciamo a valutare se Paolo Romeo aveva il diritto e la facoltà di convivere nella sua comunità».

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