La “Marina di Gioia Tauro” come Scampia: vedette, corrieri e omertà: 23 indagati (NOMI)

Il quartiere Marina di Gioia Tauro come Scampia. È un’immagine forte, che colpisce e fa una certa impressione. Ma che forse, più delle altre, riesce a restituire una fotografia fedele della situazione che si viveva nel quartiere gioiese prima dell’alba del 25 marzo scorso, quando la Polizia di Stato penetrò nell’enclave dello spaccio. Perché quello che avrebbe potuto essere un luogo dedito al turismo per nove mesi all’anno, in realtà era divenuto una roccaforte di vicoli ed omertà. La “Marina di Gioia Tauro”, insomma era diventata una piazza di spaccio che vedeva non solo la presenza di pezzi da novanta della ‘Ndrangheta reggina, ma anche l’impiego di una fitta rete di vedette, messaggeri, corrieri e spacciatori. Una piazza di spaccio che vedeva arrivare clientela non solo reggina, ma anche vibonese, cosentina e catanzarese, addirittura coinvolgendo un agente della polizia penitenziaria, arrestato in flagranza. Così, le telecamere installate dai poliziotti hanno scardinato quello che sembrava un luogo impenetrabile.

E dopo l’inchiesta “Jou’s Seaside” eseguita nel marzo scorso, sono ventitré le persone finite sotto indagine perché ritenute appartenenti o contigue alla cosca “De Maio – Brandimarte”, operante nel rione Marina di Gioia Tauro e federata con la ‘ndrina dei Molè. Nei giorni scorsi, i pubblici ministeri della Dda di Reggio Calabria hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a tutti gli indagati.

L’inchiesta Joy’s Seaside

Le investigazioni, condotte dal personale della sezione investigativa del Commissariato di Gioia Tauro guidato dal dirigente Diego Trotta e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria diretta dal dirigente Francesco Rattà, hanno permesso di mettere in luce la presunta esistenza di un’associazione per delinquere di tipo mafioso, così come delineata dal legislatore nell’art. 416 bis cod. pen. Detta associazione – le cui condotte tipiche sono state contestate all’establishment di un sodalizio criminale ben più ampio, altrettanto pericoloso, numeroso ed efficientissimo – a sua volta, ha dimostrato il controllo di una parzialmente congruente e reciprocamente interconnessa associazione per delinquere precipuamente finalizzata al narcotraffico così come delineata dal Legislatore nell’art. 74 del D.P.R. 9 ottobre 1990 nr. 309 e finalizzata anche al compimento di altri gravi reati che, durante le investigazioni, sono stati accertati attraverso riscontri probatori obiettivi e solidi.

Il “Rione Marina” enclave della cosca

Grazie all’attività investigativa il “Rione Marina” ed il “Lungomare” di Gioia Tauro sono stati monitorati, per oltre un biennio, permettendo di ricostruire l’organigramma della ‘ndrina De Maio-Brandimarte e dimostrare, appunto, che il “Rione Marina” ed il “Lungomare” di Gioia Tauro fossero stati eletti a “quartier generale” ed “enclave” della consorteria mafiosa, perché luogo ideale per intrattenere incontri riservati tra appartenenti al sodalizio, ricevere boss, gregari e personaggi di rilievo di altre articolazioni ‘ndranghetiste, anche in pieno giorno, approfittando della protezione che i suddetti luoghi hanno offerto, anche grazie alla tacita connivenza degli abitanti.

Chiosco come base d’affari

Presso il chiosco di rivendita di bibite ed alimenti della famiglia DE MAIO – ubicato nelle adiacenze del Pontile del “Lungomare” di Gioia Tauro (RC) – sono stati documentati, grazie alle video-riprese, veri e propri summit finalizzati alla gestione del narcotraffico sul territorio (rivelatasi la principale fonte reddituale della consorteria) e volti a disporre la spartizione dei territori, alla risoluzione delle problematiche nei rapporti interpersonali, tra appartenenti allo stesso schieramento, ovvero nei rapporti con altre ‘ndrine operanti nella zona. Durante l’espletamento delle attività tecniche, le conversazioni si sono svolte riservatamente, sovente sottovoce e con fare circospetto, a testimonianza dell’alto livello di organizzazione raggiunto dalla ‘ndrina De Maio-Brandimarte che aveva la disponibilità di un quantitativo elevato di armi e trafficava stabilmente nel settore degli stupefacenti, trattando cocaina, hashish e cannabis sativa.

In questi luoghi d’incontro del Lungomare di Gioia Tauro e del “Rione Marina” gli esponenti della ‘ndrina De Maio-Brandimarte ricevevano gli appartenenti ad altre ‘ndrine della Piana di Gioia Tauro, certificando, così, il riconoscimento di quest’ultima da parte delle cosche storiche della ‘ndrangheta: gli Alvaro di Sinopoli, i Pesce, i Cacciola ed i Bellocco di Rosarno, tanto che tutti hanno inviato i propri emissari a Gioia Tauro.

I nomi degli indagati

  1. DE MAIO Pasquale, detto “u Rapinu”
  2. DE MAIO Gaetano
  3. DE MAIO Vincenzo
  4. CENTO Giuseppe
  5. CUTRI’ Alessandro
  6. D. M. C.
  7. BRANDIMARTE Antonio
  8. BRANDIMARTE Vincenzo
  9. CACCAMO Antonio Martino
  10. CENTO Cesare
  11. DE LUCA Graziella
  12. FONDACARO Francesco
  13. GIOVINAZZO Antonio
  14. GIOVINAZZO Francesco
  15. IANNI’ Luigi
  16. MAIOLO Mario
  17. MARTINONE Luca
  18. MODAFFARI Gaetano
  19. POCHI’ Vincenzo
  20. SANSOTTA Giuseppe
  21. SINDONI Giuseppe
  22. SPOSATO Cosma
  23. SPOSATO Rocco
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