‘Ndrangheta, Davi traccia un profilo di Rocco Morabito: «Aveva molti appoggi politici che sono venuti meno»

In occasione dell’arresto di Rocco Morabito, l’esperto di comunicazione e studioso della ‘ndrangheta, Klaus Davi, ha tracciato su MOW (mowmag.com) un profilo personale, storico e antropologico, del boss criminale calabrese: «Lo conobbi a Milano nei primi anni Novanta: aveva un tavolo fisso al Nepentha, sempre circondato da modelle e bellissime donne, aveva ottime relazioni, e già allora parlava un inglese perfetto» Sergio Mariotti, volto noto in tv con il nome di Klaus Davi, sottolinea infatti al magazine lifestyle di AM Network il legame del crimine con Milano«avrà avuto degli appoggi anche nella borghesia milanese: su questo io non ho dubbi», ricordando che: «smerciava la droga in tutta Milano centro» e come, tale attività criminale, ha contributo ad accrescere il patrimonio del boss: «Il suo primo tesoro l’ha creato vendendo droga ai milanesi, che sono i primi clienti della ’Ndrangheta, non dimentichiamocelo. E aveva raccontato che i milanesi volevano solo la coca di prima qualità, purissima».

Il massmediologo, classe 1966, ha evidenziato a mowmag lo stretto rapporto tra: sostanze stupefacenti, denaro e il capoluogo meneghino, i cui effetti sono presenti anche negli attuali ed eclatanti casi di cronaca nera nel centro di Milano: «Uno che vende cocaina ha un potere di ricatto enorme: una volta che vendi cocaina a un grande manager (e cocaina vuol dire modelle, vuol dire escort, vuol dire trans), hai in mano la sua vita.» Klaus Davi ricorda anche cosa ha consentito una lunga latitanza a Rocco Morabito: «aveva molti appoggi politici, che evidentemente sono venuti meno» e preannuncia su MOW alcuni dei nomi che potrebbero succedere al criminale arrestato in Sud America: «Qualche Nirta, qualche Strangio, ma anche i Mancuso di Limbadi».

L’autore de “I killer della ‘ndrangheta”(edizioni Piemme, 2020), saggio che è «una narrazione più antropologica, più culturale (perché è una cultura, non è una sottocultura)», ha proseguito l’intervista su mowmag, spaziando: dall’impegno politico in Calabria, «consigliere a San Luca, mi sono dimesso per candidarmi a Reggio Calabria», alle inchieste giornalistiche sul campo e l’aggressione subita quattro anni fa, fino ad arrivare alle principali differenze tra le associazioni criminali della Penisola: «la ’Ndrangheta è molto fredda e razionale. Non è la Camorra che fa la sceneggiata napoletana. Non è Cosa Nostra che scatena le stragi di Stato», dettagliando che è: «una mafia molto aristotelica. Loro si concepiscono come un’istituzione del territorio». 

E circa gli aspetti più privati e nascosti della criminalità organizzata, Klaus Davi ha risposto a MOW, che: «la reputazione privata è parte integrante della reputazione criminale. Tanta gente è stata uccisa perché c’erano storie di corna, tradimenti, faide, figlie che rifiutavano un matrimonio, omosessualità», perché nella ‘ndrangheta: «come in tutte le società ipermaschiliste l’altra faccia della medaglia è appunto l’omosessualità nascosta».

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