lunedì,Aprile 29 2024

Reggio, rubati beni destinati alla popolazione ucraina: «Siamo mortificati ma non ci fermiamo»

Indaga la polizia per accertare la responsabilità di quanto avvenuto nel centro di smistamento allestito al Centro direzionale reggino»

Reggio, rubati beni destinati alla popolazione ucraina: «Siamo mortificati ma non ci fermiamo»

«Hanno portato via medicinali, generi alimentari, pannolini, vestiti. Un gesto che ci mortifica. Speriamo che la Polizia faccia luce sulle responsabilità. Noi continuiamo a lavorare perché c’è tanto bisogno». Commenta così Irina Dubka, dopo la mattina trascorsa in questura per sporgere denuncia contro ignoti per l’irruzione nel centro di smistamento beni di prima necessità destinati all’Ucraina, allestito al Cedir a Reggio Calabria, di cui è responsabile.

«Ignoti hanno forzato la porta e strappato l’involucro delle pedane già pronte per essere inviate nel prossimo carico diretto a Leopoli. Siamo impegnati dall’inizio del conflitto per raccogliere e inviare, con carichi settimanali, beni di prima necessità a chi è in Ucraina sotto le bombe. Inoltre, da alcune settimane, qui riceviamo ogni giorno, anche famiglie ucraine rifugiate che spesso hanno bisogno di tutto. Dunque continuiamo ad inviare lì ma prestiamo anche assistenza a connazionali che adesso sono rifugiati qui», continua Irina Dubka, responsabile del punto di raccolta trasferito al Centro direzionale, in stretta collaborazione con l’amministrazione comunale reggina, e che prima era allestito presso la chiesa ortodossa San Paolo dei Greci. 

«Sono venuti nell’unico lasso di tempo in cui il centro è rimasto chiuso. Siamo sempre qui dal lunedì alla domenica dalle 8 alle 20. Ci eravamo concessi una pausa per partecipare alla tappa reggina della staffetta di solidarietà promossa dal Coni ed eravamo andati alla manifestazione a piazza Italia, nel pomeriggio di sabato scorso. Mentre ci trovavamo lì, è arrivata una segnalazione di movimenti strani, con persone che caricavano due macchine in tutta fretta. Abbiamo lasciato la piazza e ci siamo precipitati al centro ma era già tardi. Abbiamo chiamato la polizia per i rilievi e adesso attendiamo gli esiti delle indagini. Intanto abbiamo già rimesso in ordine, perché la guerra non è finita e il bisogno aumenta», ha concluso Irina Dubka.

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