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Violenza sulle donne, Magistratura Indipendente: «Necessario fare rete a tutela delle vittime»

Grazie all’ intervento di vari esperti sul tema, l’incontro si è focalizzato sui condizionamenti culturali presenti e sui modelli virtuosi per combattere il fenomeno, proteggere la donna e prevenire ogni forma di violenza

Violenza sulle donne, Magistratura Indipendente: «Necessario fare rete a tutela delle vittime»

Di Piero Corigliano – Si è svolto venerdì 25 Marzo presso l’ Auditorium della Fondazione Lucianum l’ incontro di studi «Stereotipi di genere e decisione giurisprudenziale: uno sguardo all’oggi, tra modelli virtuosi e condizionamenti culturali» organizzato da Magistratura Indipendente in collaborazione con l’ Osservatorio Violenza sulle donne dell’Università di Milano.  Sotto la sapiente regia della Dottoressa Giselda Stella, Giudice del Tribunale di Reggio Calabria e Segretaria Distrettuale di Magistratura Indipendente.

L’ apertura dei lavori, dopo i saluti istituzionali del Presidente del Tribunale Dottoressa Mariagrazia Arena, della Professoressa Marilisa D’Amico e del Rappresentante del Consiglio dell’ Ordine degli Avvocati di R. Calabria, è stata affidata alla Prof. ssa Eva Cantarella, Ordinaria di Diritto Greco e Romano all’ Università di Milano, che ha evidenziato come le origini delle discriminazioni di genere siano antiche, tanto che vi sono diversi cenni anche nella mitologia greca. 

Inquadrando la tematica in una prospettiva sociologica, fornita dalla Prof.ssa Turnaturi, Ordinaria di Sociologia all’ Università, è stata data particolare attenzione all’ importanza del linguaggio giudiziario, cioè alle parole usate nelle sentenze, sottolineando che il linguaggio non è mai neutro ed ha un potere “performativo”, cioè può influenzare i comportamenti, poiché le parole usate dai giudici fanno cultura e creano cultura. In altri termini, il linguaggio non è solo un momento di espressione, ma è un mezzo importante per tramandare esperienze, è il deposito della tradizione comune, condizionando anche il tessuto relazionale della nostra società. Interessante la conclusione di questo intervento: il linguaggio non descrive solo la realtà, ma la produce e la riproduce.

Da un punto di vista tecnico, la prof.ssa Pellizzone, Associata in diritto costituzionale all’ Università di Milano, ha cercato di guardare alla Costituzione da una particolare angolazione, se la nostra Carta fondamentale contiene stereotipi di genere. In questa ottica ha segnalato l’art. 37 laddove parla di “funzione familiare della donna”; l’ art. 29 laddove parla di “unità familiare” che spesso è stato un limite alla parità di genere. Stereotipi di genere si colgono anche in qualche pronuncia della Corte costituzionale, ad esempio la sentenza n. 64 del 1961 secondo cui “la relazione extraconiugale della donna era più grave di quella dell’uomo”. Con uno sguardo al sistema penale, il Dr. Bisarro ha osservato l’uso nelle sentenze dei giudici penali di un linguaggio emozionale. E al riguardo, ha richiamato una storica sentenza della CEDU nella quale la Corte di Strasburgo puntualizza che il linguaggio usato dai giudici “è espressione dell’ autonomia e indipendenza del potere giudiziario, ma i giudici hanno l’ obbligo di tutelare e rispettare la privacy e la riservatezza delle persone”. 

La Dr. ssa Ceroni, Sostituta Procuratrice Generale presso la Corte di Cassazione, dopo un accenno alla recentissima sentenza n. 9691/2022 della I Sez. Civile della Corte di Cassazione relativa alla “sindrome da alienazione parentale”, ha toccato il nocciolo del problema evidenziando come la diseguaglianza tra uomini e donne sia la causa della violenza di genere. Si è poi soffermata sull’assetto organizzativo della Cassazione, rilevando che l’ampia e complessa materia dello stalking, dei maltrattamenti, delle violenze morali, fisiche e psicologiche vengono assegnate alla competenza di diverse sezioni. Nell’ incontro non è mancato il necessario contributo della giurisdizione minorile, grazie all’ intervento del Dr. Micela, Presidente del Tribunale per i minorenni di Palermo. Richiamando solo due passaggi di questa relazione: il Tribunale per i minorenni è luogo di tutela dell’infanzia e dell’ adolescenza; la violenza assistita determina impotenza nel bambino, infelicità, solitudine, senso di colpa, frustrazione per non essere in grado di proteggere la madre, in aggiunta al fatto che si propone al bambino un modello comportamentale del tutto negativo. 

La perfetta organizzazione dell’incontro ha affidato le conclusioni al Dr. Fabio Roia, Presidente Vicario del Tribunale di Milano, magistrato molto competente sul tema, che ha evidenziato l’ importanza della specializzazione non solo dei Magistrati, P.M. e Giudice, ma di tutti coloro che sono chiamati ad intervenire dinanzi ad una vicenda di violenza sulle donne. Quindi la necessità che ci sia concretamente un’adeguata formazione del medico del Pronto soccorso, della Polizia giudiziaria, degli avvocati, dei responsabili e collaboratori dei Centri antiviolenza, dello psicologo. Insomma di tutti i componenti della “rete”. Con il messaggio finale che, se non c’è un sistema di rete che opera in sinergia, non viene fuori il sommerso delle violenze, che resta coperto dalle mancate denunce.    

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